Ci siamo. Il nuovissimo polo dedicato alle attività radioterapiche dell’ospedale Ramazzini di Carpi, intitolato al dottor Carlo Carapezzi, (costo complessivo 5 milioni e mezzo di euro) destinato a diventare un centro di riferimento per le patologie oncologiche nell’ambito della Rete Oncologica Provinciale è pronto per essere presentato alla cittadinanza. L’inaugurazione – prevista sabato 10 settembre, a partire dalle ore 11 – segna una tappa importate per la sanità locale: un risultato straordinario conseguito grazie all’efficace collaborazione tra Azienda Usl di Modena, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Associazione Malati Oncologici di Carpi e Comune di Carpi. L’acceleratore lineare installato in città presenta caratteristiche tecniche in grado di garantire prestazioni altamente qualificate: “il massimo grado di efficacia terapeutica su ogni tipo di neoplasia e, allo stesso tempo – ha commentato il primario dell’Unità oncologica del Ramazzini, nonché presidente di Amo, Fabrizio Artioli – il massimo grado di tutela dei tessuti sani circostanti. Stimiamo di erogare 40-45 trattamenti al giorno e, complessivamente, nella vita media dell’apparecchiatura di circa dieci anni, di curare dalle 4mila alle 4.500 persone”. Un polo tecnologico importante, soprattutto se si pensa ai numeri in continua crescita delle neoplasie: “solo nel 2010 – ha continuato Artioli – nell’Area Nord, Carpi e Mirandola, ci sono stati 1.155 nuovi pazienti oncologici”. Da settembre in città si potranno effettuare trattamenti chemioterapici e radioterapici concomitanti, possibilità che, finalmente, renderà la vita di questi pazienti molto più semplice. A rendere del tutto speciale il nuovo reparto di radioterapia però, è il percorso di umanizzazione che lo contraddistingue. Un progetto, quest’ultimo, curato dalla psiconcologa Maria Grazia Russomanno, con la supervisione costante delle pazienti di Amo e Angolo e la collaborazione del fotografo Roberto Pagliani, nato dal desiderio di far sentire meno soli i pazienti, di prendersi cura anche delle loro anime. Ad accompagnarli nel percorso di cura sarà l’acqua, simbolo di vita per antonomasia, reinterpretata da numerosi artisti italiani che hanno creato – e donato – un’opera. Una preziosa galleria d’arte, unica nel suo genere, disseminata di “gocce” di vita. Pareti vestite d’acqua che, ne siamo convinti, contribuiranno a rendere la permanenza nel bunker e nel reparto meno dolorosa, donando una ventata di speranza ai pazienti oncologici già fortemente provati, nel corpo e nell’anima, dalla malattia.
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