La meccanica della crisi

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Continua la nostra inchiesta sul perdurare della crisi economica in città. Dopo il vox populi della scorsa settimana, abbiamo scelto di intervistare un uomo che, pur essendo milanese, vive e lavora a Carpi da 23 anni e, di meccanica, ne “mastica” da una vita, per tentare così di comprendere dall’interno, quanto il settore sia in sofferenza e, di conseguenza, quante famiglie siano oggi a rischio. La Angelo Po Grandi Cucine Spa, specializzata in cucine professionali e impianti completi per la ristorazione professionale è stata fondata nel 1922 a Carpi come officina per la riparazione di cucine a legna e carbone. Oggi è la punta di diamante di un gruppo industriale composto di 3 unità produttive (Carpi, Ascoli Piceno e Bergamo) e due filiali commerciali all’estero (Shanghai e Lione) e 370 dipendenti, a capo del quale sono tre azionisti: i nipoti del fondatore, la dottoressa Rossella Po (presidente) e il geometra Alessandro Po, insieme all’ingegner Livio Gialdini (direttore generale del gruppo dal 1988, ha poi ricoperto la carica di amministratore delegato dal 1996 all’aprile 2011).
*b*Ingegner Gialdini, come descriverebbe il tessuto imprenditoriale locale?+b+
“A fare la parte del leone, dal punto di vista imprenditoriale, è sicuramente il settore del Tessile – Abbigliamento, tra l’altro connotato da un elevato numero di imprese al femminile di eccellenza, fenomeno cui ho sempre guardato con grande interesse e rispetto. Negli anni terribili del Dopoguerra, grazie al tessile, la città è cresciuta, si è arricchita. Le crisi che hanno ciclicamente scosso questo comparto hanno risparmiato chi ha puntato alla qualità; chi, per abbassare i costi, ha delocalizzato la produzione o, ancora, chi ha puntato sul proprio brand, investendo in marketing e comunicazione. Carpi viene identificata, fuori porta e oltre i confini nazionali, attraverso alcuni marchi di prestigio che qui sono nati. Nella meccanica le cose vanno diversamente. In città le aziende con oltre 100 dipendenti sono realtà limitatissime e le piccole e medie imprese stanno vivendo, per la prima volta, un periodo di grande difficoltà”.
*b*Il settore della meccanica è in gravissima sofferenza. Molte le imprese che hanno chiuso o hanno subito un forte ridimensionamento. Quali sono stati, a suo avviso, gli errori degli imprenditori?+b+
“La crisi del mercato è molto forte e ciò di certo non aiuta le imprese. Le aziende vanno in crisi quando non si controlla con attenzione la liquidità. Si rischia la chiusura quando non si presta la dovuta attenzione al bilanciamento tra entrate e uscite. Non bisogna mai fare il passo più lungo della gamba, credo che questo adagio, apparentemente banale, debba costituire la linea guida per ciascun imprenditore o manager. Oggi è molto difficile gestire attività che richiedono strutture importanti con un elevato numero di dipendenti. Troppi gli investimenti da fare che, a fronte di un calo di commesse come quello odierno, mettono a serio rischio il proseguimento dell’attività. E’ encomiabile tuttavia che molti imprenditori carpigiani, pur di resistere e non chiudere, stiano mettendo mano al loro portafoglio, mettendo in gioco i propri capitali ma occorre imparare a tirare il freno al momento giusto.
Nella situazione attuale e forse in futuro, il modello vincente è quello dell’azienda snella ovvero (anche se non mi piace) di chi fa trading con l’estero, pur mantenendo la testa pensante in Italia”.
*b*Quali gli errori della politica?+b+
“Da tanto tempo seguo con una certa attenzione gli avvenimenti politico-economici e posso affermare di non aver mai visto in tutti questi anni l’attuazione di una vera e propria politica industriale nazionale. L’unico elemento veramente efficace e apprezzabile si riduce agli ammortizzatori sociali, che costituiscono però uno strumento di difesa, non certo di attacco. L’Italia, oggi, con l’avvento dei paesi emergenti rischia il declino industriale. Il Gruppo Angelo Po però resiste e non prevediamo di aprire nessuna fabbrica all’estero”.
*b*Nonostante la manovra rimaneggiata quattro volte per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, sono settimane nere per la borsa, gli investitori europei non hanno più fiducia nel sistema paese italiano. “Questa manovra non risolve i problemi dell’Italia: è tutta tasse, è depressiva e non c’è niente per la crescita”. Sono le prime parole della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, all’indomani dell’approvazione alla Camera della manovra. Quali sono a suo parere i limiti della manovra e come questi ricadranno sull’impresa?+b+
“La manovra al momento prevede blande riforme strutturali e non si vede un piano per la crescita del Paese. Senza riforme incisive, dove andremo a finire? Se la pressione fiscale resta invariata o peggio aumenta, non potremo più competere sui mercati. Credo che nessun imprenditore degno di questo nome richieda favori, bensì una burocrazia più snella e un fisco meno invasivo. Forse qualcuno ancora non se ne è accorto, ma ci stanno arrivando addosso dei treni in corsa: i cosiddetti paesi emergenti – Cina, India… – nei prossimi anni, porteranno qui prodotti molto competitivi e di buona qualità. Se in Italia non verrà ridotto ad esempio il costo del lavoro, (non i salari) come potremo rimanere competitivi? Un dipendente, all’azienda, costa oltre due volte il suo stipendio netto in busta paga: capisco gli oneri derivanti dalla previdenza sociale, ma gli altri? Come potremo sopravvivere e crescere se, ad aumentare è solo il debito pubblico italiano? Va tagliata la spesa pubblica, deve essere perseguita una politica infrastrutturale all’insegna delle grandi opere pubbliche e, non ultimo, ridotta la tassazione sulle aziende, affinchè gli utili possano essere usati per finanziare nuovi investimenti ed essere così competitivi su un mercato sempre più globale e complesso. Non è accettabile che la tassazione complessiva applicata sull’utile lordo superi ormai ampiamente il 50% (all’Irpeg infatti si sommano Irap, costi indeducibili e quant’altro). Stiamo scaricando sulle giovani generazioni un deficit mostruoso e questo è inaccettabile, così come è preoccupante la perdita di credibilità del nostro Paese come è dimostrato dall’andamento degli spread sui rendimenti che, se arriveranno ad avvicinare i 400 punti, rischieranno di mettere in seria crisi la nostra economia. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia, è la seconda potenza industriale d’Europa, eppure la Spagna, che non può certo vantare un tessuto imprenditoriale come il nostro, è più credibile di noi e quindi ha uno spread inferiore. Purtroppo allo stereotipo negativo all’estero di cui soffriamo si sovrappone l’immagine di una classe politica incerta e in perenne conflitto e tutto ciò non aiuta. Tutto questo mi amareggia molto: noi valiamo dal punto di vista dell’economia, senza offesa, molto di più degli spagnoli. Sfortunatamente però la speculazione non guarda in faccia a nessuno e si indirizza dove scorge debolezze”.
*b*Per le aziende non quotate in borsa invece, come il Gruppo Angelo Po, si scorge un barlume di ripresa nel mercato italiano ed estero oppure la stagnazione permane?+b+
“Quotati o no, la situazione è dura per tutti. Il mercato estero, quello europeo in particolare, sta rallentando; una frenata che si aggiunge alla persistente stagnazione dell’Italia. Da parte nostra nel 2008 abbiamo aperto una filiale commerciale a Shanghai che rifornisce in particolare le grandi catene alberghiere in un mercato in forte espansione e che incomincia a darci delle soddisfazioni. Il futuro è là. La nostra rete distributiva in Europa, che rappresenta una quota rilevante del nostro export, invece soffre. Non è assolutamente una caduta libera ma certamente cresce poco”.
*b*Nonostante la frenata dei mercati, state crescendo?+b+
“Innanzitutto occorre premettere che nel 2010 un socio (Amerigo Po) ha concordato di cedere tutte le sue quote in cambio del 100% di un azienda (Enofrigo) che faceva parte del gruppo, per cui il confronto delle cifre è ovviamente disomogeneo essendo quest’ultima uscita dal consolidato nel 2010. Ciò detto il fatturato consolidato del gruppo ha chiuso l’esercizio 2008 a 107 milioni di euro, nel 2009 è sceso a 85, nel 2010 è cresciuto a 87 e, nel 2011, prevediamo un fatturato in crescita del 4%”.
*b*Il Gruppo sta ricorrendo a forme di ammortizzazione sociale?+b+
“Sì, nel 2010 e anche quest’anno ma limitatamente a 120 dipendenti cosidetti “indiretti “(cioè impiegati e addetti alla logistica) a rotazione”.
*b*Crede che icarpigiani in mobilità o disoccupati potranno essere riassorbiti dal mercato del lavoro?+b+
“E’ inutile illudersi: le aziende hanno ridotto gli sprechi e hanno aumentato l’efficienza anche attraverso la dismissione del personale, temo quindi non vi sarà un riassorbimento almeno nel medio periodo. Le aziende in futuro saranno sempre più selettive nella scelta dei collaboratori per cui è altamente auspicabile una intensificazione dei corsi di riqualificazione professionale”.
*b*Cosa occorrere quindi per far ripartire l’impresa?+b+
“Parafrasando una frase di JFK servono fantasia, coraggio e perseveranza. Occorre avere una vision di dove si vuole andare, coniugata a un’organizzazione snella, controllo dei costi con investimenti industriali e commerciali oculati. E, infine, prestare la massima attenzione alla liquidità”.
*b*Guardando al futuro è ottimista?+b+
“Nei primi mesi del 2009, il fatturato di Angelo Po era in caduta libera e abbiamo seriamente temuto di chiudere l’anno in perdita. Ci siamo tutti rimboccati le maniche, insieme al ricorso agli ammortizzatori sociali abbiamo iniziato a rivedere i processi aziendali, riducendo i costi e gli investimenti a eccezione di quelli sui prodotti e promozione. Il risultato? Alla fine dell’anno, malgrado un calo di fatturato di oltre 20 milioni di euro, siamo riusciti a chiudere il bilancio in utile e con una riduzione dell’indebitamento. Nel 2010 la redditività è ancora migliorata . Ma ci tengo soprattutto a sottolineare che non abbiamo licenziato nessuno dei 250 dipendenti di Carpi, una bella vittoria per l’azienda perché le risorse umane sono l’asset più prezioso. Abbiamo infine lanciato sul mercato un nuovo forno che, oggi, è considerato, senza smentite, il migliore. Non so quando ci sarà una ripresa, oggi la situazione è difficile. Resto però ottimista sia perchè i cicli economici si susseguono in alternanza ma soprattutto perché ritengo che anche in questa situazione critica esistano delle opportunità. Questo perchè i paesi emergenti non sono solo sinonimo di concorrenza, bensì di opportunità. Infatti in questi paesi vi sono ormai milioni di nuovi consumatori (con un potere d’acquisto simile a quello degli europei) da conquistare. I nostri padri hanno superato il dramma di una dittatura e di una guerra. Hanno saputo ricostruire un paese, a quel tempo senza prospettive, e senza risorse e ce l’hanno fatta. Prendiamo esempio da loro: non si deve mai disperare”.

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