Nel cuore di Carpi, a pochi metri da Piazza Martiri, esiste un luogo dove non fa che crescere un degrado che si trascina da anni. Si tratta della zona compresa tra le vie Giuseppe Rocca, Berengario e i giardini di San Nicolò. Appena alle spalle del centro storico, insomma. A denunciare e descrivere una situazione per molti versi inaccettabile sono gli stessi residenti. I quali, pur riportando una lunga teoria di episodi spiacevoli, nella stragrande maggioranza chiedono – impauriti ed esasperati – di poter restare anonimi. “Esco di casa alle otto di sera – racconta Emanuela F. – e trovo gente che fa i suoi bisogni per strada, sotto il portico. Lascio la bici davanti al portone la mattina e il cestino è pieno di bottiglie. A volte, quando litigano, si picchiano addirittura con dei pezzi di bottiglia”. Ma il lungo elenco di avvenimenti non finisce, purtroppo, qui. “Vedo persino chi si droga, perché passando se ne percepisce l’odore, inconfondibile. Se poi sei una ragazza che passeggia da sola, ti importunano facendo apprezzamenti volgari”. Che non ci si debba per forza arrendere a questo stato di cose è reso evidente dal fatto che, secondo tutte le persone intervistate, una volta questi erano spazi vivibilissimi. “Prima la zona era bellissima, portavo sempre mio figlio nei giardinetti a giocare con gli altri bambini. Ora non esco più”. Razzismo? Pensarlo sarebbe una maniera troppo semplice di liquidare il problema: “Non dico che siano tutti uguali, ci sono anche immigrati educati, gentili e rispettosi. Ma la maggior parte di quelli che si riuniscono qui sono dei veri cafoni”. Sono in molti a dichiarare che i problemi nascono dagli assembramenti che si formano presso una rivendita di alimentari situata proprio all’inizio di via Rocca, davanti alla quale bivacca sempre un gruppo di stranieri che presto inizia a essere ottenebrato dai fumi dell’alcol. “Stanno lì davanti e fanno di tutto – commenta un’altra residente – sporcando, insultando. Inizia a sostare gente dalle quattro del pomeriggio fino alle 22, quando si trasferiscono nei giardinetti qui di fronte”. Qualcuno è ancor più categorico: “spacciano sotto gli occhi di tutti, ho visto bottiglie di metadone e siringhe. Ma non ci sono solo stranieri: anche un gruppo di giovanissimi ragazzini di origini meridionali, che hanno legato con questi extracomunitari”. I cittadini hanno già inviato quattro esposti, raccogliendo circa trecento firme e richiedendo almeno l’installazione di una telecamera come deterrente, dato che le Forze dell’Ordine – chiamate, nel tempo, parecchie volte – sembrano poter fare ben poco. “Sono anni che la domandiamo. Ci hanno ripetutamente assicurato che sarebbe stata messa, ma nulla”. Chi vive qui parla di un disagio talmente evidente che qualcuno si è persino trasferito in altre zone della città. Eppure siamo nel centro di una cittadina di provincia, non tra i megacondomini della disagiata periferia di una grande città. In attesa di una telecamera che non arriva mai c’è chi, come Diana Beltrami, titolare del negozio La Farfalla, l’ha installata a sue spese. Singh Balwinder, titolare del negozio di generi alimentari di via Rocca, in Italia con la famiglia dagli anni ’90, dichiara di non avere nulla da nascondere. “La Polizia non ha mai rincontrato irregolarità nella mia attività. Non è mia la responsabilità per chi beve sotto il portico”. Difficile dargli torto, dato che ha tutte le autorizzazioni necessarie. Resta il fatto che, persino passando alle 10 del mattino, si possono vedere sfaccendati – anche italiani – agli angoli, con in mano quella che probabilmente è la prima delle tante birre della giornata. Non si tratta di sconosciuti, come precisa un’altra abitante. “Sono sempre delle stesse persone. Saranno una trentina in tutto. Noi conosciamo loro e loro conoscono noi. Per questo a volte si ha timore a farsi avanti, perché dato il senso di impunità e la sfrontatezza di questi personaggi, si teme di avere la vita ancora più difficile”. La situazione non è certo delle migliori. Può essere risolta in tempi brevi? Lo speriamo vivamente. Di tempo, pare, se ne è già perso abbastanza.
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