Non c’è trucco…

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“Sono andato in banca e mi han chiesto di firmare un mutuo. Secondo me, invece di risarcirci e di darci i soldi, ci stanno prendendo in giro. Vuoi vedere che adesso dobbiamo pagare di tasca nostra?”. Queste le parole di denuncia di un roveretano terremotato, preoccupato di dover mettere mano ai propri risparmi per sistemare la casa che il sisma del maggio scorso ha fortemente lesionato. Ma come verranno “liquidati” i cittadini i cui immobili hanno subito danni? Come si accede ai fondi messi a disposizione da Cassa Depositi e Prestiti? Qual è il ruolo delle banche? Andiamo con ordine. Non avendo i soldi per elargire un indennizzo diretto, lo Stato si è inventato forme di finanziamento che spalmano il debito sul lungo periodo. Come? A sfoderare l’asso vincente, ovvero Cassa Depositi e Prestiti, ci ha pensato il Ministro Tremonti col terremoto abruzzese. Modello ora esportato anche nel nostro territorio. Nessun denaro liquido è stato iniettato nel sistema bancario emiliano: dal 10 gennaio scorso, 6 miliardi destinati alla ricostruzione – pochi – sono disponibili presso la Cassa Depositi e Prestiti, ciò significa che le banche possono fare richieste sulla base delle disposizioni di pagamento che riceveranno da parte dei Comuni (per le abitazioni) e dalla Regione (per le imprese).  I cittadini con un immobile inagibile devono presentare una domanda di contributo al proprio Comune di residenza. L’accettazione della domanda implica la produzione della Cambiale Errani, la quale stabilisce che al tal cittadino debba essere corrisposto un determinato contributo. Gli istituti di credito poi, inizieranno a elargire denaro, pagando direttamente le imprese, sulla base di una seconda disposizione comunale (o regionale) rilasciata quando il cittadino presenterà le prime fatture di pagamento. Insomma un meccanismo lento e farraginoso non ancora – d’altronde ci stupiremmo del contrario – pienamente compreso dalla cittadinanza. Quel che è certo è che saranno le banche a dover rimborsare la Cassa Depositi in rate semestrali in 25 anni. Le banche, a loro volta, saranno risarcite dallo Stato attraverso degli sconti sulle imposte, pari alle somme rimborsate semestralmente alla Cassa Depositi e Prestiti, sempre nell’arco di un venticinquennale. Praticamente lo Stato riceverà dalle banche 6 miliardi in meno di imposte per i prossimi 25 anni, sempre che in questo lungo lasso di tempo gli istituti abbiano imposte da pagare per quell’importo, altrimenti i tempi di recupero del credito vantato verso lo Stato dalle banche si allungheranno. Insomma i 6 miliardi per i cittadini ci sono, il rimborso dei 6 miliardi a CDP spetta alle banche, il resto sono problemi fiscali e contabili degli istituti di credito. Il mutuo che i cittadini firmano con gli istituti di credito per accedere ai contributi per la ricostruzione, è del tutto particolare: il debitore infatti non è il cittadino (che non viene nemmeno segnalato alla Centrale Rischi), bensì lo Stato, in particolare il Ministero delle Finanze. La firma del singolo è necessaria poiché nel caso in cui l’amministrazione pubblica rilevasse traffici illeciti o truffe, lo Stato smetterebbe di risarcire la banca, la quale a sua volta si rivarrebbe sul cittadino.
Jessica Bianchi