Ripartiamo da qui

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“Non sono nè di Destra nè di Sinistra nè, tantomeno, di Centro”. Parola del pensionato Rinaldo Cometti, creatore insieme ad alcuni “leghisti delusi” della sezione carpigiana Pro Emilia Indipendenza. “Il nostro è un movimento indipendentista per l’autodeterminazione del popolo emiliano che sta muovendo i suoi primi passi. Siamo ancora pochi – ammette Cometti – ma scenderemo in piazza per farci conoscere e accrescere il consenso tra la cittadinanza”. Fortemente collegata alla Pro Lombardia  Indipendenza, la sezione cittadina è animata da uno scopo preciso: “rendere l’Emilia autonoma, autogestita e quindi staccata dal corrotto stato centrale. Cosa torna al nostro territorio delle tasse che versiamo a Roma? Soltanto briciole. I comuni poi, col patto di stabilità hanno le mani legate, per non parlare degli incerti trasferimenti statali e, a rimetterci, ancora una volta, sono i cittadini. E’ ora di dire basta”. Il neonato gruppo ha le idee chiare ma l’indipendenza alla quale anela non ha forse lo stesso sapore utopico del concetto leghista di Padania libera? “Non è la stessa cosa. Noi siamo interessati alla nostra città, alla nostra regione, l’Emilia. Vogliamo fare qualcosa per il nostro territorio.
La Padania racchiude, idealmente, un’area vastissima che da Novara scende fino all’Appennino, dove convivono realtà eterogenee. Non ha un’identità unitaria. I comuni sono la chiave per cambiare qualcosa. Ogni comune rappresenta gli interessi dei suoi cittadini. E’ il primo referente per le persone ed è lì che occorre tornare per il bene di tutti. Per salvaguardare la cosa pubblica dobbiamo dare un taglio alle sovrastrutture create solo per offrire posti di lavoro agli amici degli amici. Ogni regione deve poter operare in modo autonomo e, qualora facesse delle scelte sbagliate, pagarne lo scotto”. Presto li vedremo sotto i portici di Piazza Martiri per raccogliere firme: “poche parole e molti fatti. E’ questo il nostro obiettivo. Sarà una lotta difficile, molti ci reputeranno degli alieni a parlare di indipendenza al giorno d’oggi, ma il federalismo è l’unica strada percorribile per affrancarci da uno Stato inefficiente e incapace di tutelare gli interessi dei cittadini”, continua Cometti. Unire le forze è il leit motiv della sezione: “crediamo in una democrazia partecipata e diretta, chiunque converga con noi è il benvenuto. Abbiamo bisogno di una classe politica dirigente che vada oltre il proprio naso e abbia una prospettiva. Noi ci proponiamo come movimento esterno di opposizione. Vogliamo fungere da pungolo, in modo educato e rispettoso, per la futura amministrazione locale”.  Ma in  un contesto storico dove i vari paesi membri si eclissano nell’interesse di quell’ancor fuligginoso progetto chiamato Comunità europea, che posto potrebbero mai avere Carpi e l’Emilia? “L’Europa dev’esserci – chiosa convinto Cometti – ma deve diventare l’Europa dei popoli. Una conferazione di identità, ciascuna con la propria autorevolezza e dignità”. E anche se l’operosa Emilia non disconoscerà mai la sorella Romagna nè, tantomeno, diventerà uno stato a sé stante, una cosa è certa: ripartire dai bisogni del proprio territorio, guardando alle idee e ai progetti virtuosi che popolano il mondo,  è l’unico modo per ridare smalto a una città sempre più impoverita. “Occorre rispolverare i valori genuini di un tempo, affinché muti la cultura consumista imperante, si lavori meglio e meno per avere così più tempo per sè e per le proprie famiglie. Sembro comunista vero?”.
Jessica Bianchi
 

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