Le dimensioni del disagio abitativo sono direttamente proporzionali a quelle della crisi economica. Sono infatti sempre più numerosi coloro che, a causa della perdita del lavoro o della contrazione del proprio reddito, faticano ad arrivare a fine mese e a onorare le scadenze delle rate del mutuo o dell’affitto. Alla schiera di disoccupati e cassaintegrati si aggiungono anche quegli anziani che, a causa di miserevoli pensioni, proprio non ce la fanno a tirare avanti. Alla drammaticità del quadro sociale cittadino, l’Ente Pubblico tenta di rispondere mettendo in atto azioni tese a ridurre il disagio ma, a fronte di tagli e incerti trasferimenti statali, la coperta si fa sempre più corta. Ad allungarsi invece in modo preoccupante è la lista dei bisogni. Così come la schiera dei nuovi poveri, la cosiddetta fascia grigia.
All’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Carpi, Alberto Bellelli, chiediamo:
Il taglio del Fondo dell’affitto quanto ha inciso sul disagio abitativo in città?
“Il Fondo sociale per l’affitto, soppresso nel 2011, ha progressivamente perso di efficacia, arrivando negli ultimi anni di erogazione a sostenere a fatica il pagamento di una sola mensilità del canone, per le fasce più indigenti”.
Cos’è la Casa nella rete e quali bisogni intercetta?
“La Casa nella rete è un progetto innovativo elaborato dall’Unione dei comuni con le risorse messe a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi. L’obiettivo è quello di dare risposta al bisogno di alloggi a canone calmierato per quei cittadini che non riescono a sostenere un affitto a prezzo di mercato e, al contempo, non sono in grado di accedere alle graduatorie della residenza popolare. Si parte quindi dal disagio abitativo per mettere in campo strumenti diversi che spaziano dalla residenza sociale all’affitto casa garantito, soluzione quest’ultima che consente al proprietario di avere garanzie su eventuali morosità”.
Al dramma della crisi economica si aggiunge poi, nel nostro territorio, la mazzata inferta dal sisma. Come ci confermano dall’Ufficio Casa del Comune di Carpi. “Il terremoto del maggio 2012 ha acuito il bisogno di alloggi. Basti pensare che vi sono ancora 343 persone che a Carpi usufruiscono del Cas (Contributo di autonoma sistemazione) poiché non ancora tornati nelle proprie abitazioni (dati al 31 dicembre 2013). Sono complessivamente 1.136 nell’Unione delle Terre d’Argine (38 a Soliera, 8 a Campogalliano e gli altri a Novi di Modena).
A quanto ammonta il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (Erp) in città?
“Il patrimonio consta di 619 alloggi a Carpi”.
Quanti nuclei famigliari vi sono ospitati?
“Circa 600 famiglie: gli altri alloggi sono in manutenzione o in attesa di essere assegnati”.
Quali sono mediamente le caratteristiche di queste famiglie?
“Sono perlopiù anziani. Il 30% delle famiglie invece è di origine straniera”.
Quante persone sono attualmente in lista di attesa per accedere a a un alloggio popolare?
“Sono più di 500”.
Qualora una famiglia non fosse più in grado di far fronte al pagamento di mutui, affitti, spese condominiali e utenze, il Comune riesce a offrire un contributo?
“Il Comune agisce attraverso le assistenti sociali o tramite il Bando Anticrisi e quello Antisfratto”, finanziati dalla Fondazione.
Ma cosa accade qualora in una famiglia sfrattata vi siano minori?
Lo abbiamo chiesto alla coordinatrice del Centro per le Famiglie, Liana Balluga.
“Solitamente il servizio sociale cerca di intervenire preventivamente per “evitare” gli sfratti di famiglie con o senza minori. I tempi che intercorrono tra l’intimazione e l’effettiva esecuzione del provvedimento possono infatti permettere al cittadino di rivolgersi al Servizio sociale prima di arrivare alla sua esecuzione. In questi casi l’assistente sociale cerca di conoscere la situazione, verifica a che punto è la procedura di sfratto, può dare indicazioni sulle procedure per fare domanda di alloggio Erp o affitto garantito e può concedere contributi economici dando, ad esempio, indicazioni sul bando Antisfratto. Qualora ci si trovi di fronte a una situazione di sfratto già eseguito è invece molto difficile per il Servizio sociale affrontare la situazione se non in via del tutto contingente e provvisoria per quelle famiglie rese particolarmente fragili dalla presenza di minori, anziani non autosufficienti e disabili. Nel caso di famiglie con bambini a carico che si presentano in emergenza al servizio a seguito di sfratto, l’eventuale e possibile risposta può essere la concessione di un aiuto economico per far fronte a una o due giornate di accoglienza in attesa che il nucleo possa reperire risorse parentali o amicali per un progetto abitativo o altre soluzioni autonome”.
Una cosa è certa: il Comune da solo non è più in grado di gestire l’emergenza. Senza i contributi di fondazioni bancarie o privati infatti, il sistema che sinora ha “tenuto” rischierebbe di saltare a gambe all’aria. Gli equilibri sono molto fragili e il futuro che ci attende, non certo roseo, obbligherà i nostri amministratori a scelte difficili e coraggiose.
Jessica Bianchi