Una serie di coincidenze ha ispirato un’intuizione che è all’origine del progetto pilota attivato tre anni fa presso la Scuola Pertini nel Comprensivo Carpi 2. “Il fatto che – spiega la dottoressa Emma Avanzi, dal 2012 responsabile della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Carpi – più bambini con Disabilità Multiple Complesse abitassero in quella zona di Carpi e procedessero all’iscrizione proprio in quella scuola primaria ci ha indotto a valutare, attraverso uno studio approfondito, la possibilità di sperimentare un nuovo modello del servizio incentivando gli interventi presso la scuola per favorire soprattutto le famiglie. Si tratta di bambini portatori di diverse disabilità: cognitiva, neurologica, motoria, sensoriale, associate tra loro in un quadro particolarmente complicato”. Bambini in cui un ritardo mentale può sommarsi alla cecità, all’incapacità di controllare i movimenti, all’epilessia, un problema neurologico, alla difficoltà di deglutizione: oggi sono quattro gli alunni con Disabilità Multiple Complesse che frequentano le Pertini insieme ad altri sette bambini disabili.
“E’ un cammino che parte da lontano – racconta l’insegnante Antonella Stentarelli – perché le Pertini si sono distinte negli ultimi trent’anni per l’accoglienza di bambini che avevano necessità particolari. Tutti gli alunni frequentano il tempo pieno di 40 ore settimanali dalle 8.30 alle 16.30 e possono accedere alla mensa che, per i disabili, predispone un pasto personalizzato in base alle esigenze”. In servizio presso la scuola ci sono sei insegnanti di sostegno e sette educatrici Pea (Personale educativo/assistenziale) affiancate da personale della Neuropsichiatria, “inizialmente molto presente poi progressivamente sempre meno”. L’acquaticità per tutti i bambini disabili, ma in particolare per quelli con Disabilità Multiple Complesse, diventa un momento benefico perché, “pur essendo il fisico molto compromesso, nell’acqua calda della piscina comunale i bambini si rilassano e allungano le gambe galleggiando. Poi ci sono le attività di Pet Therapy con il cane, l’avvicinamento al cavallo con un iniziale lavoro di cura del pony con il quale prendono confidenza fino a cavalcarlo, il laboratorio creativo. Condividono sempre il momento della ricreazione con i compagni di scuola e si concorda con l’insegnante la partecipazione a piccoli gruppi di lavoro perché la relazione è fondamentale. Naturalmente non possono mancare alla gita scolastica”. In caso di assenza prolungata da scuola le insegnanti si attivano con l’home school per proseguire le attività al domicilio del bambino disabile garantendo la continuità del percorso.
Quando tre anni fa l’Asl scelse le Pertini come scuola pilota del progetto unico in Provincia di Modena, il Comune di Carpi non si tirò indietro provvedendo a garantire la presenza di sette educatrici Pea a integrazione delle insegnanti di sostegno e disponendo i lavori per adattare la struttura della scuola ricavando spazi personalizzati per l’accoglienza degli alunni con Disabilità Multiple Complesse.
“A differenza di altri comuni a noi vicini – sottolinea l’assessore all’Istruzione del Comune di Carpi Stefania Gasparini – non abbiamo mai inserito tetti di spesa garantendo a tutti il medesimo servizio: la spesa per le disabilità è una delle più importanti a bilancio e anche una di quelle meno gestibili. Oggi nell’Unione Terre d’Argine (Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano) sono 418 gli alunni disabili che frequentano i servizi educativi e le istituzioni scolastiche di tutti gli ordini e gradi. Nel Comune di Carpi sono complessivamente 168 gli alunni con disabilità frequentanti i 4 Istituti comprensivi di Carpi (di cui la metà con personale educativo assistenziale), infine 84 frequentano le scuole secondarie di secondo grado di Carpi”.
“Grazie al lavoro di rete tra ente locale, Asl/NPIA e scuola – prosegue l’assessore Gasparini – riusciamo a tutelare tutti gli studenti disabili che scelgono di frequentare la scuola e il progetto pilota delle Pertini è uno dei tanti esempi di questo lavoro corale grazie al quale nessuno è escluso da niente, nemmeno dai centri estivi perché è previsto un percorso di sostegno qualora vengano loro affidati bambini disabili”.
I risultati del progetto pilota sono sotto gli occhi di tutti. “Non dal punto di vista riabilitativo – sottolinea la dottoressa Avanzi – perché non si tratta di sviluppi attinenti il superamento del deficit, ma ci sono senza dubbio risultati ‘abilitativi’ perché i bambini sviluppano funzioni adattative migliori attraverso un processo di inclusione sociale”. I loro genitori si sentono meno soli perché coinvolti nel processo di inserimento: Antonella Stentarelli racconta della loro partecipazione alle assemblee di classe per interrogare gli altri genitori su ciò che i compagni di classe riferiscono a casa; dei rapporti di amicizia per i quali ci si frequenta anche al di fuori della scuola; del momento dell’uscita in cui vengono coinvolti nelle chiacchiere durante l’attesa. Piccole cose che possono fare la differenza. I compagni di classe normodotati traggono beneficio in termini di atteggiamento e maturità dalla relazione con i coetanei disabili. “Ci sono famiglie – ammette l’assessore Gasparini – provenienti da altri comuni che, dopo aver sperimentato il livello dei servizi offerti dal nostro territorio, decidono di stabilirsi definitivamente qui”.
Sara Gelli