Verdi in festa

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Sbocciato tra le mura della Scuola primaria Verdi di Carpi, il progetto Parole e musica per una ballata di pace ha commosso ed emozionato grandi e piccini in occasione della Festa della scuola di sabato 28 maggio. Nato per celebrare il centenario della prima guerra mondiale, il progetto ha coinvolto tutti i bambini dell’istituto. 250 piccoli che, con entusiasmo e partecipazione, hanno dato il massimo, come raccontano le insegnanti Giada Munno, Maria Elento, Antonella Beltrami e Daniela Bonini. “Tutte le classi hanno lavorato dedicandosi al tema, secondo declinazioni diverse. Un lavoro complesso, interdisciplinare e impegnativo, dalla forte connotazione musicale e artistica, che ogni docente ha tarato sulla base dell’età e delle inclinazioni dei propri alunni”. Prendendo le mosse dallo studio della Grande Guerra, i bimbi, con l’aiuto dei propri insegnanti, hanno riflettuto sulla “drammaticità del periodo e, allo stesso tempo, sul bisogno di vita e di divertimento che animava allora adulti e bambini. Dalla guerra alla pace, dalle bombe alla musica, alle danze… insomma alla vita”, proseguono le docenti.

A guidare simbolicamente il cammino, lo scrittore per l’infanzia Roberto Piumini e la sua intensa Ballata della grande guerra: “Così scoppia la guerra, la maggiore  che, fino allora, il mondo abbia veduto,  la più piena di morti e di dolore,  la più orrenda in cui il mondo è caduto… Ogni nazione è convinta di gloria,  e partono gli eserciti, cantando. Le madri e le mogli e le sorelle,  salutano i soldati alla partenza,  e quelli le salutano: “Ciao, belle!”  auguri, fiori, baci, non violenza… E dopo i canti e i baci, c’è la guerra,  fatta di corpi umani e di animali,  e spari, scoppi, sangue, fango, terra,  di qua o di là dal fronte, tutti uguali”. Una lingua, quella di Piumini, che è la lingua dei bambini. Semplice. Diretta. Sincera e, per questo, potente. E dalla poetica dello scrittore, alunni e insegnanti hanno mosso i loro primi passi. Come raccontare la guerra? Le partenze, le assenze, il dolore della perdita ma anche i sogni, il desiderio acceso di vita che albergava nei cuori? Ogni classe ha scelto un modo per interpretare – e raccontare – al meglio quel tempo ormai passato. E lo ha fatto attraverso la forza dei canti, delle danze, delle poesie… Un viaggio intenso attraverso la potenza evocatrice dell’arte che i bambini hanno poi condiviso con le proprie famiglie in occasione della festa della scuola.

Gli alunni hanno realizzato bellissimi giochi antichi, gli stessi con cui si dilettavano i piccoli di inizio Novecento: dalle trottole alle fionde, dai carri armati fatti con i rocchetti di filo al calcio balilla, alle bambole di pezza…

“Le classi prime – spiegano Giada, Maria, Antonella e Daniela – si sono concentrate sullo studio della poetica di Ungaretti e, in occasione dello spettacolo di fine anno, oltre a decantare i versi davanti a genitori, nonni e insegnanti, hanno cantato Quel mazzolin di fiori. Le seconde dopo aver lavorato sulle fonti della prima guerra mondiale hanno intonato Come porti i capelli bella bionda. Le terze prendendo spunto dalla poesia di Piumini hanno scritto la loro Ballata in chiave rap. Le quarte dopo le opportune ricerche sulla storia del costume hanno realizzato, grazie al prezioso contributo della famiglie, alcuni abiti in stile Charleston e hanno cantato Maramao perché sei morto. Le quinte si sono invece cimentate in Mamma mia dammi cento lire sia nella versione originale che in quella di Max Pezzali e Arisa: un modo accattivante per riflettere sul tema dell’immigrazione di ieri e di oggi, poiché cambiano i protagonisti ma non certo la complessità e la drammaticità del fenomeno migratorio”.

La musica è da tempo nelle corde delle Verdi. Fa parte del dna dell’istituto: da anni viene selezionato per i suoi meritori progetti, totalmente gratuiti per i bimbi, rientrando nel progetto regionale Buone pratiche musicali. “Quest’anno ben 150 bambini hanno eseguito col flauto dolce Sing Sing Sing e cantato in modo corale La legge del Piave, La bandiera dei tre colori mentre per Girotondo e Volta la Carta di Fabrizio De Andrè si sono uniti anche tutti gli altri alunni. Davvero una grande emozione”, continuano le insegnanti.

Spesso considerata una scuola di frontiera, le Verdi vantano numerosi fiori all’occhiello, a partire dal gruppo storico delle docenti: “l’unità di intenti che ci accomuna fa sì che le diverse competenze e attitudini circolino, vengano messe a disposizioni gli uni degli altri. Questo modo di lavorare produce frutti, risultati importanti. Il nostro desiderio continuo è quello di fare di tutto per arricchire l’offerta formativa dei nostri bambini. Tutti, compresi quelli con difficoltà comportamentali o con handicap”. L’inclusione è un imperativo: “ogni studente deve poter trovare la giusta modalità con la quale esprimersi. Ritagliarsi uno spazio per manifestare il proprio talento. Per sentirsi protetto e parte di un gruppo inclusivo”. I bimbi passano ogni giorno otto ore tra i banchi di scuola e, di conseguenza, sono numerose le attività alle quali si dedicano: “le Verdi sono l’unica scuola in Italia dotata di un campo di baseball nel quale ogni anno si disputa un vero e proprio campionato. E, ancora, grazie ai consigli dei nonni dei vicini orti, (ogni anni ci fanno dono di una merenda a base di gioco fritto) ogni classe coltiva un piccolo pezzo di terra: un’attività particolarmente preziosa poiché capace di insegnare ai bambini l’importanza del prendersi cura con costanza delle cose. Senza contare i corsi di improvvisazione teatrale e i progetti artistici realizzati in collaborazione con l’Associazione Guggenheim di Venezia”. La complessità sociale che ci circonda si rispecchia anche a scuola: nuovi bisogni emergono, così come la necessità crescente da parte delle famiglie di essere sostenute e aiutate nell’accudimento di figli troppo spesso lasciati soli. Nessuno però deve rimanere indietro: “il nostro compito di insegnanti è quello di prenderci cura dei nostri bambini – concludono Giada Munno, Maria Elento, Antonella Beltrami e Daniela Bonini – facendoli appassionare alle cose”.

Jessica Bianchi