Julio Velasco: “La palla si passa per vincere”

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Straordinaria icona della pallavolo maschile, l’ex allenatore della Panini Modena, Julio Velasco, è stato uno degli ospiti più acclamati di questo festival. Di fronte a una Piazza Grande gremita, Velasco ha condiviso col pubblico la sua esperienza nel mondo dello sport e il suo concetto di agonismo. “Spesso la gente pensa che la lotta sia qualcosa di negativo, di malvagio e, al contrario, vede nella perfezione e nella pace, un ideale a cui aspirare, come se la mancanza di conflitto fosse sinonimo di Bene. Il problema però non è la lotta in sé, condizione intrinseca alla nostra stessa vita, bensì i valori che la animano. L’uomo è nato lottando e continuerà a farlo: contro i propri limiti, per sconfiggere la fame, l’animosità dei popoli…”. Educare i più giovani alla lotta per i giusti motivi, per Velasco è dunque fondamentale per migliorare la società stessa: “molti vorrebbero che i loro figli non soffrissero, ma è solo insegnando loro a perdere che possiamo renderli persone migliori”. Lo sport, per certi versi “molto simile alla guerra”, con le sue regole, è, secondo l’allenatore, un ottimo strumento per educare i ragazzi alla lotta in modo costruttivo. “I bimbi, anche quelli piccolissimi, giocano con grandissima serietà perché ogni gioco richiede un successo. Se non si vince non si gioca! Lo sport ne è la naturale evoluzione”. Una vita, quella di Velasco, spesa nel nome di uno degli sport più amati, la pallavolo: “ogni squadra è fatta di individui, ciascuno con le proprie peculiarità e convinzioni”. La sfida per superare ogni forma di agonismo tra i vari componenti è quella di “rendere unito il gruppo”. Ma qual è il segreto per riuscirvi? “Attraverso il senso di giustizia. Quando i vari giocatori vedono che il loro leader non è equo, riversano, per rabbia o gelosia, un eccessivo agonismo nel gruppo. E’ dunque indispensabile che tutti sappiano, vedano e comprendano l’equità di chi li dirige. E’ impossibile non commettere degli errori ma dev’essere chiaro che questi sono commessi in buona fede”. Per essere una squadra è poi fondamentale avere un obiettivo chiaro, il quale dev’essere conseguito attraverso un fare comune, una strategia condivisa: “non si passa la palla perché siamo buoni, etici e solidali. La palla si passa per vincere”, sottolinea a più riprese Velasco. Dietro al linguaggio sportivo si celano numerosi riferimenti al mondo del lavoro, perlopiù croce – e poca – delizia, di tutti noi. “In una squadra devono essere esaltati i pregi e nascosti i difetti. La squadra, infatti, si differenzia da un generico gruppo perché al suo interno ciascuno ricopre un ruolo preciso: essere complementari e collaborativi è dunque essenziale per il raggiungimento di un obiettivo. La diversità rende una squadra forte ma è necessario instillare in tutti la consapevolezza che aiutare l’altro conviene. La cooperazione fa sì che tutto funzioni meglio”. Per Velasco è poi imprescindibile creare una mentalità vincente. “Dobbiamo credere che ogni limite può essere superato e che tutto è possibile. Ogni leader dev’essere ottimista, capace di vedere nel limite una possibilità di miglioramento. Le difficoltà ci allenano a crescere. Ecco perché non dovremmo rifuggirle. Mai ricorrere a scorciatoie! Mai scaricare la colpa sull’altro! Mai lamentarsi! Cercare alibi non conduce da nessuna parte, mentre l’assunzione di responsabilità ci migliora, giorno dopo giorno”. Una bella lectio. Sarebbe bello poter collaborare con imprenditori, amministratori delegati e leader tanto illuminati da assumersi le proprie responsabilità, con coraggio, umiltà e ottimismo.
Jessica Bianchi

 

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