Una vita tra Carpi e il mondo

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Outlook, il bimestrale di Confindustria Modena ha dedicato la copertina dell’ultimo numero della rivista, al carpigiano Andrea Guerzoni, top manager per l’area Europa, Medio Oriente, India e Africa del colosso della consulenza EY, fino a qualche tempo fa conosciuto come Ernst&Young. Attenzione alla rivoluzione digitale è il titolo del servizio realizzato da Ilaria Vesentini. Nell’intervista, infatti, Guerzoni individua i due fattori con cui oggi l’impresa si deve misurare per reggere la competitività globale: organizzazione e digitalizzazione.  “L’organizzazione è l’equipaggiamento che permette a una struttura di crescere in modo sostenibile e di rispondere ai cambiamenti oggi sempre più repentini, ma la sua importanza è nettamente sottostimata in azienda” afferma Guerzoni che sottolinea poi come si investa ancora poco in digitalizzazione “perché l’imprenditore deve trovare il coraggio di distogliere investimenti dal core business, necessari però a mantenere i flussi di cassa correnti, per puntarli su frontiere che non conosce e non capisce. La risposta che ne scaturisce è l’inerzia, che rende le aziende facili prede, in balia di competitor esteri, che invece sono saliti subito sul treno della digitalizzazione”. Oggi Andrea Guerzoni, classe 1970, è socio e consigliere di amministrazione di EY, si occupa di Corporate finance ed è alla guida di una squadra di oltre seimila persone.
E’ partito da Carpi, dove i genitori gestivano un’azienda di confezioni femminili, e dopo uno stage in Ernst&Youg a Modena, la sua carriera è stata fulminea. Un’avventura iniziata quasi per caso ha portato Guerzoni a girare per l’Europa fino a quando, nel 2014, la casa madre gli ha affidato il ruolo di leader dei servizi  di Transaction Advisory dell’area Emeia  (Europe, Middle Est, India and Africa). “Nel bagaglio che ha sempre in mano – si legge su Outlook – sono finiti anche il Dna imprenditoriale del distretto carpigiano e l’attaccamento atavico per il modus vivendi della sua Emilia, dove ha sposato la compagna di scuola, madre dei suoi due figli di 6 e 9 anni, tutti rigorosamente carpigiani per nascita e per residenza, ma con una tata inglese.
Alla domanda “cosa direbbe a giovani aspiranti consulenti o imprenditori?”, il manager risponde “di avere radici salde ma di dotarsi di un paio d’ali per scoprire il mondo e capire le nuove tecnologie (il che non significa passare la giornata sui social media). E di imparare a ragionare sempre per progetto, in qualsiasi sfera della vita e del lavoro. Nella scuola italiana è un’abilità che non viene insegnata, ma riuscire a risolvere un problema sulla base di un progetto significa dotarsi di una vera e propria metodologia che consente di individuarne gli aspetti critici, valutare le opzioni disponibili, condividere con chiarezza le possibili soluzioni, recuperare le competenze necessarie e muoversi poi in squadra per risolverlo: sono questi tutti soft skill che possono e dovrebbero costituire insegnamenti di base, come l’inglese o la matematica, e che contraddistinguono i migliori profili di cui il mercato di domani ha più bisogno. Servono queste competenze, più che titoli di studio altisonanti, di fronte alla crescente complessità della globalizzazione”. L’intervista integrale è disponibile sul sito di Confindstria Modena www.confindustriamodena.it

Outlook, il bimestrale di Confindustria Modena ha dedicato la copertina dell’ultimo numero della rivista, al carpigiano Andrea Guerzoni, top manager per l’area Europa, Medio Oriente, India e Africa del colosso della consulenza EY, fino a qualche tempo fa conosciuto come Ernst&Young. Attenzione alla rivoluzione digitale è il titolo del servizio realizzato da Ilaria Vesentini. Nell’intervista, infatti, Guerzoni individua i due fattori con cui oggi l’impresa si deve misurare per reggere la competitività globale: organizzazione e digitalizzazione.  “L’organizzazione è l’equipaggiamento che permette a una struttura di crescere in modo sostenibile e di rispondere ai cambiamenti oggi sempre più repentini, ma la sua importanza è nettamente sottostimata in azienda” afferma Guerzoni che sottolinea poi come si investa ancora poco in digitalizzazione “perché l’imprenditore deve trovare il coraggio di distogliere investimenti dal core business, necessari però a mantenere i flussi di cassa correnti, per puntarli su frontiere che non conosce e non capisce. La risposta che ne scaturisce è l’inerzia, che rende le aziende facili prede, in balia di competitor esteri, che invece sono saliti subito sul treno della digitalizzazione”. Oggi Andrea Guerzoni, classe 1970, è socio e consigliere di amministrazione di EY, si occupa di Corporate finance ed è alla guida di una squadra di oltre seimila persone.
E’ partito da Carpi, dove i genitori gestivano un’azienda di confezioni femminili, e dopo uno stage in Ernst&Youg a Modena, la sua carriera è stata fulminea. Un’avventura iniziata quasi per caso ha portato Guerzoni a girare per l’Europa fino a quando, nel 2014, la casa madre gli ha affidato il ruolo di leader dei servizi  di Transaction Advisory dell’area Emeia  (Europe, Middle Est, India and Africa). “Nel bagaglio che ha sempre in mano – si legge su Outlook – sono finiti anche il Dna imprenditoriale del distretto carpigiano e l’attaccamento atavico per il modus vivendi della sua Emilia, dove ha sposato la compagna di scuola, madre dei suoi due figli di 6 e 9 anni, tutti rigorosamente carpigiani per nascita e per residenza, ma con una tata inglese.
Alla domanda “cosa direbbe a giovani aspiranti consulenti o imprenditori?”, il manager risponde “di avere radici salde ma di dotarsi di un paio d’ali per scoprire il mondo e capire le nuove tecnologie (il che non significa passare la giornata sui social media). E di imparare a ragionare sempre per progetto, in qualsiasi sfera della vita e del lavoro. Nella scuola italiana è un’abilità che non viene insegnata, ma riuscire a risolvere un problema sulla base di un progetto significa dotarsi di una vera e propria metodologia che consente di individuarne gli aspetti critici, valutare le opzioni disponibili, condividere con chiarezza le possibili soluzioni, recuperare le competenze necessarie e muoversi poi in squadra per risolverlo: sono questi tutti soft skill che possono e dovrebbero costituire insegnamenti di base, come l’inglese o la matematica, e che contraddistinguono i migliori profili di cui il mercato di domani ha più bisogno. Servono queste competenze, più che titoli di studio altisonanti, di fronte alla crescente complessità della globalizzazione”. L’intervista integrale è disponibile sul sito di Confindstria Modena www.confindustriamodena.it

 

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