Per evitare le classi ghetto è fondamentale il ruolo delle famiglie

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“Possiamo sicuramente fare di più” afferma l’assessore all’Istruzione del Comune di Carpi Stefania Gasparini “ma occorre considerare alcuni elementi imprescindibili. Per noi, infatti, i bambini rimangono tali senza distinzione di provenienza, quindi bene evitare le classi ghetto ma comunque la scuola deve rimanere il principale motore della conoscenza reciproca e dell’integrazione”. Dopo la firma nel 2017 dell’accordo di rete sull’accoglienza e integrazione degli alunni stranieri, non è stato pienamente centrato nell’anno scolastico 2018/2019 l’obiettivo di garantire una distribuzione degli alunni con cittadinanza non italiana e una ridotta conoscenza della lingua in modo da evitare la formazione di ‘classi ghetto’: sono tre su quattordici le scuole elementari in cui la percentuale di stranieri supera il 30% (in un caso sale al 51%) mentre per quel che riguarda le scuole dell’infanzia sono nove su diciotto (in quattro casi è superata la percentuale del 50%). L’assessore Gasparini parte dal drastico calo delle nascite per ribadire che c’è una sproporzione di partenza nei numeri da cui partire per il fatto che la denatalità incide più pesantemente sulla progressiva diminuzione dei bambini con cittadinanza italiana: in base ai dati del 2017 la percentuale di nati con cittadinanza italiana rimane comunque intorno al 70%. “Per quel che riguarda le scuole primarie dell’Unione Terre d’Argine si registra una presenza media del 21% di alunni stranieri in classe ma è evidente che la situazione è diversa se si considerano le singole scuole perché quelle dislocate in quartieri dove si concentrano le comunità di stranieri registrano una percentuale più alta di alunni che non hanno la cittadinanza italiana”. Le iscrizioni vincolate allo ‘stradario’ non agevolano il compito dei dirigenti scolastici, ma l’assessore Gasparini cita l’esempio della primaria Giotto per dire che il lavoro fatto ha consentito di evitare di aggravare il problema. Nell’anno scolastico 2018/2019 la percentuale di alunni con cittadinanza non italiana si è attestata al 51% mentre nell’anno precedente era al 52% e aveva registrato un trend in costante crescita. “Hanno deciso di iscriversi alle elementari Giotto anche bambini che non risiedono in zona in base allo stradario perché grazie all’accordo di rete sull’accoglienza e integrazione sono state destinate risorse a una serie di progetti tra cui il corso propedeutico di musica in collaborazione con l’Istituto musicale Vecchi Tonelli”.

Sul fronte delle scuole d’infanzia, rappresenta una criticità il fatto che le statali siano caricate del peso dell’accoglienza: qui i bambini di cittadinanza non italiana sono il 43,7% mentre nelle comunali il 16,4%. “Il prolungamento orario fino alle 18 all’Arca di Noè è stato particolarmente apprezzato ma resta tanto da fare” è il commento dell’assessore. Nella graduatoria che regola l’accesso alle scuole d’infanzia, le famiglie italiane ottengono un punteggio più alto rispetto a quelle straniere in cui la madre spesso non lavora: potendo ‘opzionare’ la scuola d’infanzia, le famiglie italiane prediligono quelle comunali concentrandosi in quelle. Poi ci sono altri fattori. Nonostante sia stata estesa alle scuole d’infanzia comunali la possibilità di frequentare al mattino evitando di rimanere a pranzo, molti stranieri continuano a scegliere le statali per questo motivo. Poi c’è il tema della diversa organizzazione delle statali dove la compresenza è garantita per un numero minore di ore in base alle disposizioni ministeriale ma “come Comune abbiamo cercato di fare di tutto per equiparare statali e comunali istituendo un centro unico di iscrizione e parificando le rette”. Insomma, superare lo stradario diventa difficile quando per le famiglie il primo criterio di scelta è la vicinanza della scuola mentre chi non ha problemi di spostamento o economici tende a scegliere con altri parametri privilegiando aspetti differenti: è anche con le legittime pretese delle famiglie che si scontra la volontà di garantire una distribuzione degli alunni che possa evitare la formazione di ‘classi ghetto’.

Sara Gelli

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