“Grazie al personale dell’Ospedale di Carpi per essersi preso cura di mia moglie Mara”

La lettera del nostro concittadino Omer Caffagni che ha recentemente perduto la moglie. “Quello che più abbiamo apprezzato è stato il lavoro di squadra che sono riusciti a costruire, una vera e propria rete di servizi e assistenza attorno a Mara e alla nostra famiglia, che non ci ha mai fatto sentire soli. Oltre alla professionalità e competenza dimostrata, tutte e tutti si sono distinti per grande dedicazione ed empatia, instaurando con noi una relazione di profonda umanità e vicinanza”.

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“Gentile Redazione, mi chiamo Omer Caffagni, e sono un cittadino di Carpi di 77 anni. Scrivo questa lettera, anche a nome delle mie figlie Elga ed Erika, perché voglio condividere con voi – e se vorrete, con tutte e tutti i vostri lettori – una storia di umanità, di professionalità e di dedizione. Faccio riferimento a quanto mi è accaduto personalmente, ma ritengo importante sottolineare che la mia intenzione principale è quella di valorizzare le eccellenze e dare il giusto risalto allo straordinario lavoro e valore dei professionisti della nostra sanità locale. Dopo anni di cure, ho recentemente perduto mia moglie, Mara Mai, affetta da malattia oncologica e deceduta il giorno 27 luglio. In questo momento di dolore, per me, per le mie figlie a e per i nostri cari, voglio dedicare però unʼattenzione particolare a quanto, negli ultimi due anni, è stato fatto per mia moglie e per noi, suoi famigliari, che abbiamo seguito questo intenso percorso di cura e di sostegno alla sua malattia. Mia moglie è stata seguita da diversi professionisti, dellʼazienda sanitaria, che hanno dimostrato professionalità e disponibilità straordinaria, aiutandoci a superare le difficoltà e sciogliendo quei nodi che spesso siamo chiamati ad affrontare quando ci troviamo davanti a situazioni complesse. Credo che senza di loro, tutto questo sarebbe stato unʼulteriore difficoltà e aggravamento, per Mara e per noi famigliari, per questo dunque desidero ringraziarli per nome, come è doveroso che sia: il reparto oncologico dellʼOspedale di Carpi, con la dottoressa Giardina; il reparto di anestesia e rianimazione del Ramazzini, con il dottor Pignatti; il reparto di cure palliative, sempre a Carpi, con il dottor Ferrari. Accanto a loro, il gruppo di infermieri ed infermiere dedicato allʼassistenza domiciliare, con lʼequipe del dottor Vacondio e in particolare le infermiere Nancy e Laura in collaborazione con il medico di famiglia dottor Lo Conte; le operatrici e gli operatori della Casa della Comunità di Carpi per il servizio di fornitura degli ausili sanitari e del Centro Assistenza-Urgenza; gli indispensabili operatori socio-sanitari che ci hanno assistito. Tutte e tutti questi sanitari, dottori, infermieri ed operatori, hanno dato il loro fondamentale supporto professionale e umano in ogni circostanza, agendo con tempestività ed efficacia, dando risposte chiare a noi famigliari, con disponibilità e spirito propositivo. Quello che più abbiamo apprezzato è stato il lavoro di squadra che sono riusciti a costruire, una vera e propria rete di servizi e assistenza attorno a Mara e alla nostra famiglia, che non ci ha mai fatto sentire soli. Oltre alla professionalità e competenza dimostrata, tutte e tutti si sono distinti per grande dedicazione ed empatia, instaurando con noi una relazione di profonda umanità e vicinanza. Come famigliari di Mara dunque, non possiamo che dare merito e riconoscenza pubblica per questo straordinario supporto, che per oltre due anni è stato portato avanti delle strutture pubbliche dellʼAusl di Modena. Ogni giorno, sui mezzi di comunicazione, riceviamo notizie di malasanità, di situazioni critiche nelle strutture sanitarie e di mancanza di cure, anche per i malati più gravi. Sebbene queste situazioni esistano, siano serie e necessitino di immediati provvedimenti, crediamo sia doveroso raccontare a quante più persone possibile quanto a Carpi, in Emilia-Romagna, esistano situazioni virtuose che, a prescindere dallʼesito delle cure, riescono a sollevare dalle difficoltà non solo il malato ma anche la sua famiglia, e la rete di persone che lo curano e accudiscono nei momenti più fragili della vita”.

Omer Caffagni

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