Kombolela corre in aiuto dei “ragazzi difficili”

Sono 41. Hanno tra i 13 e i 17 e sono prevalentemente maschi. Italiani e stranieri, in egual misura, questi minori hanno un tratto che li accumuna: vivono in famiglie fragili, incapaci di accompagnarli nel loro percorso di crescita. Molti di loro hanno già messo in atto comportamenti antisociali e violenti, hanno abbandonato la scuola, abusato di sostanze… condotte illecite che rischiano di segnarli a vita, marginalizzandoli sempre più. I ragazzi coinvolti nel progetto dell’Unione delle terre d’Argine Kombolela,“segnalati dalle scuole, dall’autorità giudiziaria minorile, dalle associazioni sportive, dai Servizi Sociali o dalle stesse famiglie, vengono affiancati da un educatore professionale e inseriti in percorsi ad hoc che vanno dal recupero scolastico all’inserimento in laboratori socio-occupazionali. Coinvolgerli però è davvero molto complesso e non sempre si riesce ad agganciarli o a tenerseli stretti”, ammette Riccardo Salami di Eortè.

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Sono 41. Hanno tra i 13 e i 17 e sono prevalentemente maschi. Italiani e stranieri, in egual misura, questi minori hanno un tratto che li accumuna: vivono in famiglie fragili, incapaci di accompagnarli nel loro percorso di crescita. Molti di loro hanno già messo in atto comportamenti antisociali e violenti, hanno abbandonato la scuola, abusato di sostanze… condotte illecite che rischiano di “segnarli” a vita, marginalizzandoli sempre più. 

L’obiettivo di Kombolela (parola malgascia che significa tana nel gioco del nascondino) è proprio quello di “stanarli. Acchiapparli e, possibilmente non farseli più scappare affinché possano diventare attori positivi all’interno della collettività”, spiega l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Carpi, Tamara Calzolari. Il progetto socio-educativo nato in punta di piedi nell’ottobre del 2021 in piena emergenza Covid è frutto di una co-progettazione tra l’Unione delle Terre d’Argine e numerosi soggetti del Terzo Settore (Eortè, ente capofila, Effatà, Porta Aperta, Il mantello, Aneser e Anspi di zona, Cooperativa sociale Giravolta, Centro servizi per il volontariato Terre Estensi, Rugby Carpi e il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari). “E’ inutile limitarsi a indignarsi qualora si verificano episodi di cronaca che riguardano i giovanissimi, è necessario mettere in campo delle azioni concrete. Mirate. Capaci di intercettare i loro interessi e di sviluppare e valorizzare le loro capacità. Per farlo è necessaria una presa in carico di rete, perché solo attraverso il coinvolgimento del mondo della scuola, dell’associazionismo e dei Servizi sociali si può fare prevenzione, laddove è possibile, e cercare di rimediare quando le situazioni sono già divenute critiche”, prosegue l’assessore.

I ragazzi coinvolti in Kombolela, “segnalati dalle scuole, dall’autorità giudiziaria minorile, dalle associazioni sportive, dai Servizi Sociali o dalle stesse famiglie, vengono affiancati da un educatore professionale e inseriti in percorsi ad hoc che vanno dal recupero scolastico all’inserimento in laboratori socio-occupazionali. Coinvolgerli però è davvero molto complesso e non sempre si riesce ad agganciarli o a tenerseli stretti”, ammette Riccardo Salami di Eortè. 

“Nel corso del 2023 – aggiunge Valeria Lodi del Csv – a fronte delle 41 segnalazioni pervenute sono stati attivati progetti educativi per 26 ragazzi”.

L’obiettivo è quello di “non farli sentire degli scarti bensì trovare qualcosa che li aiuti a far emergere il loro potenziale”, le fa eco Calzolari. “Ora che li abbiamo trovati – aggiunge Valentina Pepe, presidente di Eortè – non possiamo abbandonarli e quindi il nostro auspicio è quello di far crescere ulteriormente il progetto, cercando di lavorare maggiormente sulle famiglie di provenienza di questi ragazzi e coinvolgendo anche il mondo del profit per offrire ai più grandi ulteriori opportunità di inserimento nel mercato del lavoro”. 

La forza di Kombolela? “La flessibilità. Il modello della co-progettazione è quello giusto poiché ci consente di rivedere il progetto in corso d’opera e di ritarare le azioni messe in campo sulla base dei bisogni che via via emergono” sottolinea Anna Maria Vecchi, referente per i progetti sull’adolescenza dell’Unione. Azioni, chiosa l’assistente sociale Giorgia Rossi, “capaci di operare un cambiamento reale nei ragazzi ed evitarne la stigmatizzazione”.

Jessica Bianchi

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