Pronto soccorso in affanno, mancano personale e mezzi adeguati

Le tre ambulanze di stanza al Pronto Soccorso dell’ospedale di Carpi sono tutte in manutenzione. Per garantire il servizio sono al momento state sostituite da “tre obsoleti muletti provenienti da Modena Soccorso”, spiega la sindacalista Giuseppina Parente, responsabile modenese di Fials. “Anziché tagliare nastri - prosegue - sarebbe doveroso far sì che il Ps, che deve garantire prestazioni urgenti, essenziali e non differibili, funzionasse davvero. Mancano infermieri, operatori sociosanitari, autisti… le ambulanze sono vecchie e, in alcune occasioni, hanno persino lasciato a piedi gli operatori durante le emergenze”. Mentre continua la discussione sul nuovo ospedale è indispensabile non trascurare il vecchio, l’unico che abbiamo.

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Le tre ambulanze di stanza al Pronto Soccorso dell’ospedale di Carpi sono tutte in manutenzione. Per garantire il servizio sono al momento state sostituite da “tre vecchi muletti provenienti da Modena Soccorso”, spiega la sindacalista Giuseppina Parente, responsabile modenese di Fials – Federazione italiana autonomie locali e sanità. Mezzi obsoleti che, peraltro, obbligano gli operatori a un maggior sforzo fisico dal momento che “le barelle sono ancora quelle auto caricanti e sui quali non può essere trasportata nemmeno la termoculla in caso un neonato debba essere traferito” alla Neonatologia del Policlinico di Modena.

“Mentre il presidente Bonaccini e le varie istituzioni locali si vantano per aver inaugurato l’ennesima struttura – prosegue Parente – il Pronto Soccorso del Ramazzini casca a pezzi. Perché il denaro non viene investito nei servizi essenziali? Anziché tagliare nastri e far campagna elettorale sarebbe doveroso far sì che il Pronto Soccorso, che deve garantire prestazioni urgenti, essenziali e non differibili, funzionasse davvero.  Mancano infermieri, operatori sociosanitari, autisti… le ambulanze sono vecchie e, in alcune occasioni, hanno lasciato a piedi gli operatori durante le emergenze. Così non si può più andare avanti”.

Il parco mezzi a disposizione del Servizio di emergenza territoriale SET-118 di Modena, chiarisce l’Ausl di Modena, “è organizzato e gestito in un’ottica di rete, e non a compartimenti stagni localizzati nelle singole aree del territorio provinciale. Questa modalità di gestione consente, come avvenuto in questi giorni a Carpi, di provvedere agevolmente a guasti e necessità di manutenzione ordinaria e straordinaria. È improprio, dunque, parlare di mezzi sostitutivi, in quanto sono tutti parte integrante del parco a disposizione del 118. Tutti i mezzi impiegati nei trasporti in emergenza sono in possesso di dotazioni adeguate al trasporto in emergenza in sicurezza, e rispettano i canoni di chilometraggio indicati dalle normative di accreditamento. Riguardo ai trasporti neonatali, in particolare, si precisa che questi ultimi avvengono utilizzando specifiche ambulanze, anche in ottica di centralizzazione dei percorsi (in quanto l’équipe neonatale parte sempre dal Policlinico di Modena), mentre i trasporti non in emergenza possono beneficiare dei mezzi presenti nei vari distretti”.

E mentre il sistema dell’Emergenza – Urgenza è in forte sofferenza per mancanza di professionisti e mezzi performanti, il gotha della politica riunitosi a Carpi in occasione dell’inaugurazione della Casa della Comunità di Piazzale Allende ammette che sì, “la sanità pubblica è in grande affanno”, ma il nuovo Ospedale di Carpi, promesso da oltre 15 anni, si farà.

“L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, il Forum Ambrosetti, la Fondazione Gimbe e il Ministero della Salute del Governo Meloni – ha sottolineato il presidente della Regione Stefano Bonaccini – hanno eletto la regione Emilia Romagna la migliore in Italia in termini di qualità di cura e livelli di assistenza. Potremmo metterci il fiore all’occhiello ma dobbiamo dirci la verità: siamo in grande difficoltà. Se ogni anno ci sono meno risorse finanziarie e umane a disposizione è difficile fare meglio dell’anno precedente. E’ vero, le risorse aumentano in valore assoluto ma il rapporto tra spesa pubblica sanitaria e Pil è stato ridotto al 6,1 per cento, una delle percentuali più basse d’Europa”. Inflazione e caro energia si sono abbattuti come accette sui bilanci, per non parlare dei “giganteschi sforzi in termini economici affrontati durante la pandemia: 12 miliardi in tre anni. E in cambio cosa abbiamo ricevuto? Briciole”, prosegue Bonaccini. Servono denaro e personale, “occhi, mani e umanità non potranno mai essere soppiantati dalla tecnologia per quanto questa sia fondamentale. Ci batteremo con le unghie e coi denti per salvaguardare un diritto inviolabile, quello alla salute. Il nostro rapporto con la sanità privata e accreditata è ottimo ma la nostra idea è che il diritto alla salute vada garantito in via prioritaria dal pubblico”.

Una fotografia a tinte fosche quella tratteggiata dal governatore che però a suo dire non inficerà la realizzazione del nuovo ospedale cittadino: “si farà perché le risorse ci sono tutte anche se i costi sono pressoché raddoppiati. I nuovi nosocomi di Carpi, Cesena e Piacenza (ndr – per i quali la Regione stanzia 700 milioni di euro, di cui 120 per quello carpigiano) saranno di ultimissima generazione. Realizzati dopo il Covid, terranno conto della lezione che la pandemia ci ha lasciato”. Ora è tutto nelle mani del Ministero della Salute e, conclude Bonaccini, “siamo in attesa dell’approvazione del piano di investimento per poi poter completare la progettazione e infine indire il bando di gara”.  Un progetto, quello del nuovo ospedale, su cui, ha chiosato il sindaco Alberto Bellelli, “abbiamo messo il razzo”. Una cosa è certa, in attesa di vedere se alle parole seguiranno i fatti, il nostro grande vecchio, il Ramazzini, non può essere abbandonato a se stesso a partire da un servizio strategico per trattare le acuzie: il Pronto Soccorso.

Jessica Bianchi 

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