L’appello del Centro studi Paolo e Rita Borsellino: “Ci serve l’aiuto di tutti”

Per problemi di carattere economico il rischio per il Centro studi Paolo e Rita Borsellino è “di chiudere la biblioteca che ha ormai accumulato oltre 4000 volumi ed è, finalmente, aperta al pubblico, di sospendere ogni attività in corso, di porre nel nulla quel presidio di legalità democratica, di confronto, di visite e di dibattiti che in questi anni è stato utilizzato da centinaia di scolaresche e di visitatori da tutto il Paese e anche dall'estero”. Il rischio insomma è quello di silenziare una voce libera.

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“Ci serve l’aiuto di tutti”: è questo l’appello lanciato dal Centro studi Paolo e Rita Borsellino il cui legame col nostro territorio è assai forte e non solo perchè Rita Borsellino era solita venire qui per promuovere la cultura della legalità in particolar modo tra i giovani ma anche perchè Giuseppe Schena, già sindaco di Soliera e presidente della Fondazione CR di Carpi, è il responsabile dell’ente per quanto attiene i rapporti cols territorio e le istituzioni. 

Ispirata agli insegnamenti del giudice Paolo Borsellino, che aveva chiaramente individuato nella cura educativa la condizione necessaria per una crescita civica e culturale della società, il Centro Studi “ha potuto operare grazie alla partecipazione a bandi pubblici, ma principalmente grazie ai contributi del privato come enti e persone che hanno condiviso il nostro percorso culturale e formativo. A causa delle attuali difficoltà ci vediamo limitati nell’esercitare la nostra azione sul territorio e costretti ad assumere decisioni importanti, come licenziare il nostro personale dipendente, espressione per noi riduttiva perché queste persone hanno fatto parte fin dal principio del percorso di Rita Borsellino, dalle carovane antimafia, all’esperienza più politica dentro le istituzioni e infine senza soluzione di continuità, con Centro Studi, incarnando il motore propulsore, irrinunciabile per la vita stessa della nostra associazione”. Per problemi di carattere economico si rischia “di chiudere la biblioteca che ha ormai accumulato oltre 4000 volumi ed è, finalmente, aperta al pubblico, di sospendere ogni attività in corso, di porre nel nulla quel presidio di legalità democratica, di confronto, di visite e di dibattiti che in questi anni è stato utilizzato da centinaia di scolaresche e di visitatori da tutto il Paese e anche dall’estero”. Il rischio insomma è quello di silenziare una voce libera.