festivalfilosofia, la giustizia scende in piazza

Nelle piazze e nei cortili del festival si discuterà di diseguaglianza e merito, pace e guerra, pena e riparazione, giustizia intergenerazionale.

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L’edizione 2022 di festivalfilosofia è imperniata sulla parola chiave Giustizia. In oltre 50 lezioni magistrali tra Carpi, Modena e Sassuolo. saranno affrontate le varie declinazioni di questo tema, per mostrarne le trasformazioni nelle sue diverse sfere. 

Giustizia, merito, diseguaglianza 

In una lezione architettonica, Salvatore Natoli (La virtù e il merito – sabato 17 settembre, alle 11,30, in Piazza Martiri) traccerà i campi differenti della virtù e del merito, entrambi agonistici (perché anche la prima è in concorrenza, specificamente col vizio), ed entrambi performativi, con il secondo però da non ridurre a puro principio concorrenziale. Ai dilemmi della distribuzione del merito si rivolgerà Roberto Brigati (A chi va il giusto? Merito e distribuzione – venerdì 26 settembre, alle 15, in Piazzale Re Astolfo), sottolineando la necessità di stabilire principi univoci tanto per l’accertamento, quanto per la ricompensa. 

Presentando uno dei modelli più influenti nell’analisi dei fattori socio-economici della crisi del tardo capitalismo, Wolfgang Streeck (Diseguaglianze – Debito, ingiustizie, decrescite – Domenica 18 settembre, alle 16,30, Piazza Martiri) mostrerà come bassi livelli di crescita, innalzamento del debito e aumento delle diseguaglianze costituiscano un circolo vizioso che rischia di diventare il destino storico delle nostre società avanzate. 

Colpa e pena 

In una seconda pista si tracceranno alcuni grandi modelli nel rapporto tra colpa e pena, giustizia e legge, per ponderarne il portato culturale.

Massimo Recalcati (Il trauma della Legge – venerdì 16 settembre, alle 18, in Piazza Martiri) esplorerà il dissidio traumatico che la Legge istituisce nei confronti del desiderio. 

Oltre la logica del corrispettivo, Enrico Cerasi (Grazia – L’eccedenza nella giustizia – sabato 17 settembre, alle 10, in Piazzale Re Astolfo) mostrerà come la giustizia non possa rinunciare a un carattere eccedente, tipico della grazia, che indica come la remissione abbia sempre implicazioni di gratuità e dono. 

Il diritto e le sue forme 

Un terzo gruppo di lezioni fa il punto sulla dimensione legale e istituzionale e su come la giustizia possa trovare il proprio fondamento nel diritto. Gabrio Forti (Giudizio penale. Tra illusioni punitive e finalità rieducative – sabato 17 settembre, alle 15, in Piazzale Re Astolfo) sosterrà come il giudizio penale, senza finalità riabilitativa, rappresenti solo un’illusione di punizione. Nessun diritto sarebbe efficace senza l’aspirazione di giustizia dei singoli. Massimo Cacciari (Passione per la giustizia – Sabato 17 settembre, alle 18, Piazza Martiri) discuterà in un duetto un caso letterario – il “Michael Koolhaas” di Heinrich von Kleist – che ne rappresenta un modello: nella novella la domanda di giustizia e la ricerca di un giudice a Berlino si tramutano in tragedia. 

Pace e guerra 

Il più estremo dei casi di riparazione è quello nel quale occorre sanare il più radicale dei conflitti, là dove la stessa politica ha ceduto la strada alla guerra. È un caso estremo che comporta rimedi estremamente impegnativi, perché mentre non esiste riparazione se non nel segno della verità e della giustizia, dunque del riconoscimento dei torti, è altrettanto vero che fare la pace significa trovare un qualche terreno comune. Mai come in queste settimane ci accorgiamo della sfida morale di questa questione. Avishai Margalit (Una pace giusta o giusto una pace? Venerdì 16 settembre, alle 16,30, in Piazza Martiri) distinguerà una pace giusta da una semplice pace presentando una prospettiva moralmente esigente, nella quale le istanze della pace e della giustizia possono apparire anche modicamente incompatibili, il che pone la questione di trovare forme di mediazione plausibili ed eticamente sostenibili.  Joanna Bourke (Crudeltà – Come abbiamo reso ordinaria la violenza – Domenica 18 settembre, alle 11,30, Piazza Martiri) discuterà la pervasività sociale di modelli di crudeltà che alimentano la seduzione della violenza, Carlo Galli si rivolgerà alla classica questione delle relazioni tra politica e guerra, mettendo a fuoco i dilemmi legati all’idea stessa di guerra giusta.

Passioni di giustizia 

L’empatia indica un contatto emotivo non sempre e non necessariamente altruistico e pacifico, come mostrerà Anna Donise (Empatia – Tra crudeltà e umanità – Domenica 18 settembre, alle 10, Piazzale Re Astolfo). Passione fremente e turbinosa, la giustizia è sempre una contesa, che scaturisce da sentimenti reattivi e potenti come quelli dell’indignazione: al motore della rabbia è dedicato l’intervento di Paola Giacomoni (Rabbia – Tra espressione dell’offesa e genesi del risentimento – sabato 17 settembre, alle 16,30, in Piazza Martiri). 

Muovendo dalla vulnerabilità che caratterizza la condizione umana, Gianfrancesco Zanetti (Vulnerabilità – Tra percezione e riconoscimento – Sabato 17 settembre, alle 20,30, Piazzale Re Astolfo) segnalerà l’esigenza di una disposizione verso le persone che da compassione morale si faccia riconoscimento giuridico. A questo stesso gesto, ma dal punto di vista dell’autorità e del potere che talvolta si chinano verso i singoli, è dedicata la lezione di Francesca Rigotti (Clemenza – Il potere che si china – Domenica 18 settembre, alle 15, Piazzale Re Astolfo), che ricostruirà il significato morale e giuridico della clemenza. 

Giustizia intergenerazionale 

Se le passioni di giustizia attivano il cambiamento, la prospettiva del futuro ne è il principale campo di realizzazione. In una dimensione che connette la salvaguardia del pianeta e il futuro delle generazioni, la discussione filosofica e costituzionale si pone il tema degli obblighi e delle reciprocità che occorre stipulare nei confronti della nostra specie e della stessa biodiversità. Ferdinando Menga (Responsività – Giustizia per le generazioni future – venerdì 16 settembre, alle 20,30, in Piazzale Re Astolfo) mostrerà che il rapporto con il futuro e le generazioni che verranno deve essere orientato al principio di “responsività”, ossia una forma trascendentale di responsabilità che vincola al di là di ogni prossimità o legame diretto tra le persone.  Ispirato dall’orizzonte concettuale fissato da Hans Jonas, Pier Paolo Portinaro (Giustizia e Futuro – Le nuove frontiere – Domenica 18 settembre, alle 18, Piazza Martiri) mapperà le sfide della giustizia del futuro. 

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