Ridurre del 60% le emissioni procapite di anidride carbonica a Carpi entro il 2030 è l’obiettivo del Paesc

Nemmeno il Paesc - Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima 2030 ha incassato la fiducia unanime del Consiglio Comunale di Carpi. Pioggia di critiche da parte delle opposizioni sulle mancate azioni dell’Amministrazione: dalle carenze del trasporto locale e del sistema ciclabile all’inconsistenza delle iniziative volte a tutelare il verde, preservando la città da ulteriori colate di cemento nonostante gli annunci fatti e ora messi nero su bianco sull’ambizioso documento.

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Nemmeno il Paesc – Piano d’azione  per l’energia sostenibile e il clima 2030 ha incassato la fiducia unanime del Consiglio Comunale di Carpi. Approvato nella seduta del 28 aprile con i voti favorevoli di Pd, Carpi Futura e Movimento 5 Stelle (astenuti Lega e Fratelli d’Italia), il documento rilancia l’importanza “dell’ambiente come bene condiviso da proteggere” e individua una articolata serie di azioni di mitigazione e adattamento da adottare per “ridurre l’impronta ecologica della nostra città”. Frutto di un percorso condiviso tra Amministrazione ed enti terzi che operano sul territorio, il Paesc è stato giudicato da tutto il Civico Consesso come “condivisibile nei contenuti” ma, aggiungono compatte le forze di Opposizione, “difficilmente applicabile anche in considerazione dell’immobilismo sinora dimostrato dall’Amministrazione”.  L’obiettivo primario del documento, ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Riccardo Righi è quello di “ridurre entro il 2030 le emissioni procapite di Co2 del 60%” rispetto ai valori del 1998, passando così da 6,66 emissioni di anidride carbonica procapite a 2,65. “Questo strumento – prosegue – non è scolpito nella pietra, bensì flessibile e dinamico e prevede un monitoraggio biennale per verificarne l’andamento. Attraverso l’analisi dei dati infatti potremo misurare l’efficacia di quanto messo in campo riuscendo al contempo a raddrizzare il tiro o a integrare ulteriormente gli interventi. La crisi climatica è una delle emergenze più significative che ci troviamo ad affrontare e ciascuno deve fare la propria parte”. 

Sono 35 le azioni di mitigazione individuate e 18 quelle di adattamento tese ad aumentare la resilienza del nostro territorio: un pacchetto di interventi che, come ha sottolineato anche Francesca Gaburro, dell’Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile, “non riguarda solo l’amministrazione pubblica ma l’intera città”. Senza il contributo dei settori principali (terziario, residenziale, industria e trasporti) e dei singoli, infatti, il documento non ha alcuna efficacia. Dal 1998, anno di riferimento, al 2019, le emissioni procapite di C02 in città sono calate del 40%, complici gli efficientamenti energetici messi a punto soprattutto dal tessuto imprenditoriale ma il 29% delle unità residenziali cittadine sono ancora in Classe G. E se i veicoli in circolazione sono paurosamente aumentati (a Carpi nel 2019 si contavano 630 auto ogni 1000 abitanti, valore tra i più alti in Europa) è pur vero che essendo di nuova generazione inquinano meno. Anche l’energia prodotta da pannelli fotovoltaici è in incremento ma c’è ancora molto da fare. Non ci aspettano certo dei sereni chiari di luna: il caro energia sta mettendo a dura prova famiglie sempre più impoverite mentre le imprese devono fare i conti non solo con le bollette schizzate alle stelle ma con i fortissimi rincari sulle materie prime. Riqualificare il patrimonio immobiliare per ridurne i consumi (che insieme al trasporto privato è il settore che incide maggiormente sull’ambiente in termini di emissioni) costa e, anche a fronte di un corposo sistema di detrazioni, chi fatica ad arrivare a fine mese ha certamente delle altre priorità. 

Le Opposizioni però nei loro interventi si sono concentrate, com’era prevedibile, sulle mancate azioni dell’Amministrazione, evidenziando le carenze del trasporto locale e del sistema ciclabile e ribadendo più volte l’inconsistenza delle iniziative volte a tutelare il verde, preservando la città da ulteriori colate di cemento nonostante gli annunci fatti e ora messi nero su bianco sul Paesc (su tutti vedi alla voce adozione di un Piano Urbano del Verde, di un Regolamento del verde pubblico – privato e del PUG – Piano urbano generale, così come il rafforzamento della rete ciclabile con la realizzazione della ciclovia Carpi – Guastalla e di una bretella est-ovest che colleghi le frazioni al capoluogo di provincia, il raggiungimento  della sfidante quota di 1 albero di dotazione pubblica per ogni abitante nel 2030 a fronte di un patrimonio arboreo pubblico attuale di 29.320 alberi, arbusti compresi, contro i 101.820 privati e, infine, la deimpermeabilizzazione di viale Carducci e via Roosevelt). “Su cura del verde e consumo di suolo – commenta Anna Colli di Carpi Futura –  non si fa mai abbastanza: abbiamo bisogno di essere sempre più incisivi e radicali. Va bene desigillare un tratto di via Roosevelt e viale Carducci o pensare di mettere alberi in un rinnovato Corso Roma, ma perché non si è ancora approvato un regolamento del verde urbano, pubblico e privato, che impedisca il massacro degli alberi capitozzati a ogni primavera se non abbattuti per consentire la costruzione di nuovi condomini o supermercati? E, infine, resta insoluto il nodo fondamentale delle emissioni derivanti dai trasporti privati legati ai trasferimenti da Carpi verso Modena, a fronte di una tratta ferroviaria che deve assolutamente essere rilanciata”.

Duro l’intervento di Monica Medici del Movimento 5 Stelle: “parole green come tetti e pareti verdi ci fanno sorridere: se non si limitano col nuovo PUG (che peraltro elimina gli indici edificatori e introduce la contrattazione diretta coi privati proponenti) il consumo di suolo e la saturazione urbanistica… tutto il resto sono palliativi e non compensazioni. A parte qualche striscia disegnata per strada qual è l’impegno sul fronte ciclabile? A noi serve la bici per muoverci in città in modo comodo e sicuro e non per andare fino a Guastalla…”. 

“Aldilà delle belle parole – rilancia Federica Boccaletti di Fratelli d’Italia – il consumo di suolo a cui stiamo assistendo stride con gli intenti del documento. Il progetto dell’Oltreferrovia con le sue case e palazzi ne è la dimostrazione. Per non parlare dell’annoso problema legato al passaggio a livello di via Roosevelt e del traffico congestionato dopo l’introduzione del senso unico in via Nicolò Biondo. Gli intenti del Paesc sono grandiosi ma a cose servono se la politica non è coerente?”. E se Giulio Bonzanini della Lega ha ribadito “perplessità sull’applicabilità del documento”, il collega Antonio Russo ha affondato: “dite di aver fatto parchi nuovi ma erano già zone verdi o agricole… Nessun’area dismessa ed edificata ritorna a essere verde a Carpi”. Anche Annalisa Arletti, capogruppo di Fratelli d’Italia, non ha nascosto il suo disappunto, “il Paesc non deve essere un cartello elettorale, bensì una base per azioni concrete”.

Appunti sul “libro dei sogni” e inviti all’azione respinti dai consiglieri di maggioranza: “spesso quando abbiamo preso impegni forti e coraggiosi le minoranze ci hanno lasciati soli”, ha dichiarato il consigliere Pd, Maurizio Maio. 

Gli scenari futuri ipotizzati da Arpae fanno venire i brividi: le proiezioni al 2050 vedono un innalzamento della temperatura media annuale di 1,7°C e di 2,5 °C per quella estiva, con ondate di calore sempre più frequenti e lunghe. “Il cambiamento – ha dichiarato nel suo intervento la consigliera Pd, Stefania Campioli – ci riguarda tutti. L’azione deve essere collettiva affinché si possa raggiungere lo sfidante e coraggioso obiettivo del -60% di emissioni di anidride carbonica pro capite”. Se non lo faremo a perderci non sarà solo la politica ma la città tutta. Una città che ieri sera ha optato per altri canali, non certo quello YouTube del Comune: a seguire la diretta della seduta eravamo in nove. La premessa non è delle migliori.

Jessica Bianchi 

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