“Quanto sta accadendo in questi giorni con i contagi verificatisi nelle scuole di Carpi, alla Primaria Don Milani e alla Secondaria di primo grado Margherita Hack, ci obbliga a riflettere su quali siano stati i punti deboli e le criticità che hanno portato a uno scenario che non si sarebbe dovuto verificare e al quale non abbiamo assistito nemmeno lo scorso anno, in assenza di vaccinazione e con tassi di positività più elevati”, scrive la Cgil di Modena in una nota stampa.
Ad oggi, lo ricordiamo, è stato disposto l’isolamento per due classi della secondaria di primo grado, per altre cinque classi della stessa scuola è stato programmato lo screening con l’esecuzione di tamponi molecolari a operatori scolastici e alunni. Per quanto riguarda invece la scuola primaria, una sola classe ha potuto riprendere la didattica in presenza, mentre tutte le altre sono ritornate alla DaD con evidenti difficoltà delle famiglie nel poter gestire i figli a casa.
Se il tracciamento ha come obiettivo quello di individuare e isolare rapidamente gli eventuali casi secondari e interrompere così la catena di trasmissione, prosegue la Cgil “qualcosa senza dubbio non ha funzionato. E proprio qui bisogna intervenire per rimediare alle falle di un protocollo che secondo noi non può andare bene così com’è adesso. La distinzione tra contatti stretti ad alto rischio e a basso rischio prevista dagli attuali protocolli è inadeguata e quasi totalmente incompatibile con il modo di vivere la classe e la vita scolastica, soprattutto nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado”.
Un altro elemento che contribuisce a complicare una situazione già molto difficile è la “non sospensione della frequenza scolastica dei fratelli/sorelle, dei bambini che sono rientrati nel percorso di contact tracing che frequentano altri istituti, per cui ci si affida al buon senso delle famiglie per evitare che nel giro di pochi giorni il tracciamento debba coinvolgere più scuole. Per questi ragazzi, che si trovano a casa in via precauzionale, per cercare di contenere il focolaio, in molti casi non è stata attivata la DDI e i genitori devono occuparsi dei figli a fronte di disposizioni che consentono loro di continuare l’attività lavorativa e scolastica.
Il ritardo nell’individuare i primi casi di positività e un tracciamento che all’inizio è stato solo parziale e limitato a pochi casi, hanno quindi lasciato spazio alla diffusione dei casi di contagio, con conseguenze che oggi ricadono sulla scuola, sulle famiglie e sugli studenti”.
Infine, il sindacato rilancia la “necessità di investire sulla prevenzione attraverso campagne di test a tappeto da ripetersi ciclicamente e con assiduità.
E’ evidente che il sistema di monitoraggio della diffusione del virus attraverso le scuole sentinella così com’è non serve a nulla”.
Il personale della scuola, con quasi il 95% di vaccinati, rappresenta senza ombra di dubbio la categoria di lavoratori che, dopo quella dei sanitari, ha risposto con un altissimo senso di responsabilità alla necessità di proteggere se stessi e la collettività tutta, e contribuire a creare le condizioni decisive per lo svolgimento della scuola in presenza e in sicurezza.
“Questo sforzo – conclude la Cgil – non può essere vanificato da protocolli inadeguati o peggio ancora da ritardi e tentennamenti di vario genere: il vaccino è importante ma, in un ambiente come la scuola dove gli studenti sotto i 12 anni non possono essere vaccinati e tra quelli più grandi le situazioni sono molto diversificate, da solo non basta”.