Il circuito dei tre Monti

Sentieri minimi: Questa volta andiamo su è giù per le dolci colline tra Guiglia e Zocca, stando però sul lato meno frequentato, nella valle parallela a est dove scorre il Rio Ghiaie.

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Questa volta andiamo su e giù per le dolci colline tra Guiglia e Zocca, stando però sul lato meno frequentato. Il versante verso il Panaro, quello dove, per intenderci, ci sono i Sassi di Rocca Malatina e Castellino delle Formiche, è molto più battuto e ricco di percorsi e sentieri e lo abbiamo già in parte conosciuto. Con questo itinerario staremo invece nella valle parallela a est dove scorre il Rio Ghiaie.

Partiamo da Monteorsello, il primo “monte” del nostro itinerario: possiamo lasciare l’auto nel parcheggio della chiesa Madonna della Strada, che si trova appunto di fianco alla strada che da Guiglia va a Zocca, oppure, se volete evitare alcune centinaia di metri di percorso a piedi sulla Provinciale SP623 potete superare il borgo e lasciare la macchina al parcheggio a destra: sul lato opposto in corrispondenza vedrete i segnalini bianco/rossi del sentiero 406. Se parcheggerete alla chiesa proseguite sulla Provinciale in direzione Zocca e iniziare a scendere da via Selva. Se vi fermerete al parcheggio a lato strada scendete dalla carrareccia di fronte. I due percorsi si incrociano dopo alcune centinaia di metri.

A questo punto continuate a scendere lungo la strada (Via Selva) e dopo alcuni tornanti vi troverete a un incrocio a T dove c’è una fontana dove fare il rabbocco delle borracce. Lasciate la strada asfaltata e prendete per la sterrata via Buzzeda. La strada fiancheggia il torrente e poco dopo si raggiunge l’agriturismo Nonna Nella. Abbiamo appena iniziato la camminata ed è presto per mangiare ma un caffè e una buona fetta di torta … io se fossi in voi li perderei.

Proseguiamo senza possibilità di sbagliarci lungo la sterrata con alcune sorgenti e una serie di strade bianche che salgono verso sinistra. E’ una zona di sorgenti di acqua solforosa e un paio le incrociamo lungo il nostro percorso. Non vi so dire come sono perché non le ho mai provate: già l’odore mi fa cambiare idea.

Giunti a un’ultima abitazione la stradina diviene sentiero, sale leggermente in corrispondenza di una sbarra e poi riprende a mezza costa verso destra (non andate diritti alla sbarra). In questo punto, nel giusto periodo è facilissimo vedere due specie di orchidee, una delle quali davvero frequentissima: il primo fiore che si vede ti fa esclamare per la sorpresa ma poco dopo occorre quasi stare attenti a non calpestarle.

Il torrente ci fa sempre compagnia sulla destra fino a quando, dopo che sono ripresi i prati sulla nostra sinistra ed essere passati sotto a un borgo con una bella casa-torre pendente che vediamo in alto sulla collina, si arriva in corrispondenza di una fattoria. La sua particolarità è che vi sono vari cani che escono abbaiando sino al ponticello che segna la loro proprietà. Fate come si deve fare in questi casi: tenete la vostra andatura, non agitatevi, non urlate e tanto meno lanciate materiali o mostrate o agitate bastoni e bastoncini. Loro capiscono che non volete entrare in fattoria a rubare le galline e voi vi allontanerete con il loro abbaiare in sottofondo. Ritorniamo a vedere l’asfalto incrociando via Fernè che scende da Rocca per risalire verso Ciano di Zocca: la teniamo per alcune centinaia di metri. Se non amate l’avventura e, soprattutto, se vi piace camminare all’asciutto, salite in corrispondenza della strada al civico 1530 verso Monteombraro (il nostro secondo “monte”), andate verso la casa diroccata, poi prendete per la carrareccia usata dai trattori e avanti in salita fino a incrociare la strada. Noi invece preferiamo avventurarci in un sentiero di recente realizzazione che parte, alcune centinaia di metri dopo, sulla sinistra, subito dopo che la strada ha ripassato il ruscello. Vedrete delle indicazioni in giallo di un percorso per MTB. Il compito sarà, seguendo la traccia del sentiero che, se non altro, si sta facendo sempre più evidente nel tempo, di restare paralleli al fiume. Ci sono un paio di punti in cui il sentiero sale e poi si riavvicina al ruscello in questo tratto è incantevole in ogni stagione. Il nostro obiettivo intermedio è quel che resta (ed è davvero poco) del Mulino Livia. In questo punto che riconoscerete per i tanti cartelli più che per il rudere, occorre attraversare il torrente e salire, rapidamente, verso il piccolo borgo di Cà di Toti. Questo sentiero è un tratto spettacolare: volgendovi indietro vedrete il bellissimo borgo di Montecorone (il nostro terzo “monte”, ed ecco svelato il titolo del percorso), sulla destra si vede il particolarissimo Sasso di Sant’Andrea e il sentiero in salita a un certo punto è fiancheggiato da siepi di ginestre e caprifoglio che nel giusto periodo crea una profumatissima zona. Tutt’intorno una seconda garantita esplosione di orchidee selvatiche. Se avete fatto un po’ fatica a orientarvi nel tratto di bosco prima dell’ex mulino, adesso capirete che ne è valsa la pena.

Si giunge al gruppo di case (per chi vuole a tutti i costi usare il GPS la strada che arriva qui è Via Lamizze) e si prosegue tenendo leggermente la destra. Per andare verso il Sasso di Sant’Andrea e Montecorone il sentiero gira, dopo duecento metri, sulla destra con numerosi cartelli e indicazioni. Noi vi suggeriamo una piccola deviazione fino all’Agriturismo Tizzano. Purtroppo è chiuso da tempo e il vulcanico proprietario, Stefano Fogacci, sta effettuando dei lavori di ristrutturazione che speriamo gli consentano di riaprire presto. Tra le tante particolarità del posto una strepitosa zuppa di castagne con altre delizie che bisognerebbe davvero provare. Ammirate in ogni caso gli edifici dell’agriturismo del ‘500, ‘600 e ‘800, il meraviglioso enorme sambuco e il fantastico ceraseto secolare. Lì vicino, sempre di Fogacci, c’è un castagneto con piante che hanno centinaia di anni, per non parlare poi delle vacche bianche di razza modenese che Fogacci ha contribuito a salvare dalla estinzione. Tanta ammirazione per la passione e le conoscenze di questo “cuoco-contadino” di montagna che ne avrebbe da raccontarvi per giorni.

A questo punto se non avete potuto deliziarvi a Tizzano (imploratelo di riaprire presto!) tenete conto che la tappa successiva a Montecorone non presenta punti sosta se non allungandovi un po’ fuori sino al Ristorante Acqua solforosa. Pertanto, se non avete niente da mangiare, valutate la possibilità di arrivare sino in centro a Monteombraro o di provare in qualche altro agriturismo in zona.

Prendiamo dopo la pausa pranzo la strada del ritorno: facciamo rotta verso il Sasso di Sant’Andrea ritornando da Tizzano verso il borgo di Cà di Toti dove troveremo le segnaletiche del sentiero n. 9 per raggiungerlo. Il sasso ha una forma particolare, un panettone con le onde e con delle rocce che sembrano pinne di squalo tra i flutti. I bordi sono pericolosi in quanto molto ripidi: tenetene conto se avete con voi dei bambini. Dopo aver ammirato la vallata dal Sasso proseguiamo verso Montecorone. Il sentiero nel bosco sbuca su una sterrata dove terremo la sinistra (anche perché a destra ci sono segnaletiche esplicite di divieto di accesso) e superato un gruppetto di case di cui una molto “artistica” che ci farà fermare per ammirare le decorazioni e le scritte, tra cui un matitone gigante ricavato da un tronco caduto, arriviamo a incrociare via Livia dove dovremmo svoltare a destra (sentiero n. 9/a del Parco dei Sassi). Vi raccomandiamo tuttavia di fare alcune centinaia di metri in più per visitare l’antico borgo di Montecorone.

Dopo la visita all’antico e glorioso borgo torniamo verso via Livia e scendiamo, passando tra due edifici, verso un ruscelletto. Attenzione alle segnaletiche e al sentiero, ora ripristinato dopo alcuni danni dello scorso inverno, per non smarrire la via dopo l’abitazione. Dopo il guado il sentiero risale sino a una casa isolata dove abbiamo due opzioni. Nel primo caso scendiamo a destra verso il mulino Livia e riprendiamo il sentiero dell’andata. In alternativa possiamo proseguire diritti, restando sulla sterrata sino ad arrivare a Rocca Malatina in località Tintoria, al margine superiore del paese. Questo secondo percorso ha il vantaggio di non scendere sino al torrente per poi risalire fino a Monteorsello, risparmiandoci una bella fatica, ma come svantaggio il dover fare poi circa 3/4 km di SP623, pur cercando di fare tutte le stradine e stradelle laterali di Rocca. Ad oggi, infatti, il sentiero n. 6 di collegamento tra Rocca Malatina e Guiglia è chiuso per una controversia sui diritti di passaggio. Speriamo che possa essere risolto questo problema e che il giro che vi abbiamo proposto possa essere fatto sui sentieri fino almeno alla curva di Tagliata, limitando il tratto sulla strada a 500 /1000 metri in base a dove abbiamo parcheggiato.

Bruno Pullin

INFORMAZIONI

Località: Comune di Guiglia / Comune di Zocca (MO)

Partenza da: Monteorsello

Percorso: da Monteorsello verso Monteombraro, poi Montecorone e ritorno a Monteorsello.

Circa 16 / 18 km con dislivello +550/800 m / -550/800; 70-80% su sterrato e 30-20 % su strada, in base alle varianti di percorso.

Durata: circa 5 ore, oltre alle eventuali pause

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