Il digiuno intermittente è una pratica di salute, ecco come funziona

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di digiuno intermittente! Da tempo questo approccio alimentare basato sulla restrizione temporale dell’assunzione di cibo spopola sui social media e sta suscitando l’interesse di molti ma, in realtà, non è certo l’ultima moda in fatto di alimentazione, al contrario è una pratica antichissima che se attuata con la giusta consapevolezza può comportare numerosi benefici e non solo in termini di perdita di peso. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Elisa Semeghini, biologa nutrizionista.

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Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di digiuno intermittente! Da tempo questo approccio alimentare basato sulla restrizione temporale dell’assunzione di cibo spopola sui social media e sta suscitando l’interesse di molti ma, in realtà, non è certo l’ultima moda in fatto di alimentazione, al contrario è una pratica antichissima che se attuata con la giusta consapevolezza può comportare numerosi benefici e non solo in termini di perdita di peso. In una società a dir poco ossessionata dal cibo e dall’immagine, digiunare significa infatti riprendere contatto con se stessi, imparando ad ascoltarsi e a comprendere davvero quali siano i propri bisogni.

“Quello del digiuno – spiega la dottoressa Elisa Semeghini, biologa nutrizionista – è un tema a me molto caro e che ho studiato con attenzione. Oggi è una moda certo ma, quando si parla di nutrizione, è necessario ricordare che in gioco non c’è solo il corpo ma anche mente e spirito. Occorre dunque essere coscienti di ciò che si fa. Ogni pratica alimentare presenta pro e contro e pertanto dev’essere tarata su ciascuno di noi. Chi decide di sperimentare il digiuno intermittente deve prima di tutto capire, aldilà del consiglio del professionista, che è lui l’artefice della propria salute. Non esistono ricette facili o miracolose, non dimentichiamolo”.

Dottoressa che cos’è il digiuno intermittente e come funziona?

“Il principio è sostanzialmente quello di restringere il periodo della giornata in cui si mangia e di allungare quello in cui si beve soltanto dell’acqua. Il digiuno più semplice prevede di assumere cibo nell’arco di 8 ore e di digiunare per le restanti 16. Un esempio? Chi fa colazione alle 7 del mattino potrà mangiare fino alle 15 per poi astenersi dal cibo fino al mattino successivo. L’esperienza del digiuno intermittente ci mette di fronte anche a un fenomeno che oggi ci coinvolge tutti, quello della fame emotiva. Cibo, spesso spazzatura, a cui ricorriamo per riempire un vuoto, una ferita… ma che non lenisce alcun dolore. Ecco chi pratica il digiuno impara a mangiare in un modo più adatto alla propria salute, senza ricorrere a scorciatoie”.

Quali sono i benefici?

“Il digiuno comporta numerosi benefici: mette a risposo l’apparato gastrointestinale e permette di fare una buona pulizia; abbassa la glicemia, ovvero la concentrazione di  zucchero nel sangue, così come il livello di insulina che se si alza contribuisce e far prendere peso e a sviluppare malattie infiammatorie. Pensiamo sempre al colesterolo ma siamo quasi tutti malati di iperinsulinemia poiché abituati ad assumere troppi carboidrati e zuccheri in più momenti della giornata. Il digiuno intermittente abbassa progressivamente il livello basale di insulina ed è l’ideale per chi è in forte sovrappeso o per chi soffre di diabete del tipo 2 o di resistenza insulinica. Non dimentichiamo poi che il digiuno favorisce la rigenerazione cellulare, fa pulizia delle cellule non sane, rigenera i mitocondri… Insomma è un’opportunità preziosa, una pratica millenaria che oggi, in Occidente, abbiamo studiato e rivisto con un metodo scientifico”.

Vi sono potenziali rischi per la salute?

“Il digiuno intermittente non è una bacchetta magica, ha delle linee guida e non è raccomandata, ad esempio, per coloro che si trovano in condizioni di sottopeso, mal nutrizione o denutrizione causati da patologie di varia natura. Lo sconsiglio anche a chi soffre di disturbi del comportamento alimentari poiché il digiuno richiede una certa disciplina e potrebbe scatenare l’effetto opposto. E’ uno strumento positivo ma va usato con criterio, a seconda della persona e del contesto”.

Vi sono varie tipologie di digiuno intermittente, 12:12, 14:10, 16:8 fino al 24:48-72, quale pensa sia la più efficace?

“Certamente il digiuno prolungato fino a 5 giorni, sotto la guida di un medico. Io però tendenzialmente propongo digiuni intermittenti 8:16 per far sperimentare cosa significhi tale pratica e fare in modo che il paziente, una volta appresa, la applichi in autonomia. Nell’immaginario collettivo è ancora forte la paura del morire di fame. L’ultimo film della Comencini, Il treno dei bambini, ci ha ricordato come nel dopoguerra, in particolare al Sud, si soffrisse la fame. Digiunare però non significa affamarsi… è una pratica medica. E, inoltre, se la fame si facesse insostenibile, si può mangiare. Non è una costrizione. Non deve generare sensi di colpa l’interruzione del digiuno. Digiunare una sera alla settimana è solo un assaggio ma si possono scoprire vari benefici, come un sonno ristoratore e un risveglio energico. D’altronde chi di noi non ha saltato una cena dopo un pranzo luculliano? E’ fattibile”.

Insomma il digiuno intermittente è “una pratica di salute” conclude la dottoressa Elisa Semeghini, nonché un ottimo strumento “per riflettere su cosa mangiamo quotidianamente”.

Jessica Bianchi

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