Opas, no a lavoratori di Serie A e altri di Serie B sotto allo stesso tetto

Al tavolo mancano solo loro, i Sì Cobas, ma il sindacato autonomo che più volte ha bloccato l’ingresso dei maiali nello stabilimento di Opas a Migliarina, alla trattativa o, per dirla in sindacalese, “a una logica di dialogo costruttivo” non ha partecipato. E probabilmente è proprio per la loro assenza e il timore di eventuali dimostrazioni che la Prefettura ha messo le mani avanti chiedendo che la sottoscrizione del protocollo di intesa tra parti sociali, azienda e società a cui sono appaltate alcune fasi di lavorazione, venisse fatta all’interno di una sede istituzionale.

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Foto di Fabrizio Bizzarri

Al tavolo mancano solo loro, i Sì Cobas, ma il sindacato autonomo che più volte ha bloccato l’ingresso dei maiali nello stabilimento di Opas a Migliarina, alla trattativa o, per dirla in sindacalese, “a una logica di dialogo costruttivo” non ha partecipato. E probabilmente è proprio per la loro assenza e il timore di eventuali dimostrazioni che la Prefettura ha messo le mani avanti chiedendo che la sottoscrizione del protocollo di intesa tra parti sociali, azienda e società a cui sono appaltate alcune fasi di lavorazione, venisse fatta all’interno di una sede istituzionale.

La firma, avvenuta questa mattina, 10 dicembre, a Palazzo Scacchetti, suggella un documento, spiega il sindaco Riccardo Righi, “frutto di un lungo percorso e capace di tenere insieme equilibrio aziendale e qualità del lavoro”.

Un protocollo, aggiunge il direttore generale di Opas, Valerio Pozzi, che giunge in un momento “assai critico. La peste suina africana infatti sottrae materia prima da macellare e pertanto garantire la continuità aziendale è una sfida. Il nostro obiettivo è quello di salvaguardare i nostri allevatori così come tutti coloro che lavorano in azienda. Opas è fatta di persone, oltre 500, e noi abbiamo un dovere sociale verso di loro e la città. Questo documento rappresenta solo l’inizio, abbiamo l’ambizione di diventare, anche col sostegno delle istituzioni, un modello virtuoso”.

Un risultato, quello raggiunto, aggiunge Daniele Donnaruma di Cisl Emilia Romagna, “che prescinde dalle manifestazioni portate avanti davanti allo stabilimento, peraltro da lavoratori estranei al sito, e che al contrario è il frutto di un confronto avviato da tempo”. Un percorso teso a garantire, prosegue, “maggiore sicurezza e una giusta contrattualizzazione. La competitività aziendale non confligge con la dignità del lavoratore”.

Un primo passo a cui seguirà un secondo livello di contrattazione con le singole realtà operanti all’interno dello stabilimento di Migliarina, “per rendere i contratti dei lavoratori che convivono sotto lo stesso tetto maggiormente omogenei. Stessi diritti e stessi trattamenti economici, sono questi gli obiettivi a cui tendere. Il lavoro nei macelli è gravoso e usurante, salvaguardare la salute dei lavoratori è fondamentale”, chiarisce Monia Auricchio della Cgil. Un obiettivo, “quello di non avere tante realtà differenti in un unico sito bensì una sola, che condividiamo con forza”, ha concluso l’assessore alle Politiche Sociali, Tamara Calzolari. Insomma un protocollo condiviso importante, necessario ma probabilmente non ancora sufficiente a evitare che vi siano lavoratori di Serie A e altri di Serie B sotto al medesimo tetto.

Jessica Bianchi

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