L’Azienda Usl di Modena dà il via alla definizione del raggruppamento temporaneo di progettisti che dovranno produrre tutti i documenti necessari per poter dichiarare, in base alla normativa vigente, il vincolo di pubblica utilità sui terreni che saranno interessati dal cantiere del nuovo ospedale di Carpi. La struttura avrà una superficie totale di 47.050 mq, per quattro piani di altezza in una posizione facilmente raggiungibile. Il quadro economico complessivo prevede 126 milioni di euro di investimenti, di cui 57 da fondi statali e regionali e 69 da fondi del privato, secondo la formula del partenariato pubblico privato, cui si aggiungeranno altri 14 milioni per gli arredi e le attrezzature biomediche e informatiche.
E mentre nella nostra città, il Pug (Piano urbanistico generale) viene “aggirato” poichè a fronte della pubblica utilità il terreno vergine può essere ancora consumato, a Bologna la scelta fatta è stata di tutt’altro tipo. E quella sì che è sostenibile.
Ha infatti iniziato a prendere forma il nuovo Ospedale Maggiore di Bologna che, si legge in una nota stampa, “attraverso una serie di demolizioni, nuove costruzioni e riconversioni delle funzioni di alcuni edifici, nei prossimi anni sarà completamente rigenerato e trasformato grazie a un investimento complessivo di circa mezzo miliardo di euro da parte della regione Emilia-Romagna”. Vi ricorda qualcosa?
Un intervento per step era stato avanzato anche nella nostra città da Carpi bene comune nel 2020, riprendendo in parte una proposta del Politecnico di Milano (nel 2018 aveva lanciato l’ipotesi di ricostruire il sistema ospedaliero nello stesso luogo, il che avrebbe comportato l’onere di individuare in maniera meticolosa le fasi di costruzione e demolizione per parti del polo esistente affinché rimanga sempre utilizzabile). Insomma, anziché impermeabilizzare altri ettari di suolo e salvaguardare così un territorio già pesantemente compromesso da vent’anni di cementificazione selvaggia, il nuovo ospedale sarebbe dovuto sorgere in parte sulle ceneri del vecchio, utilizzando però anche spazi adiacenti, ovvero realizzando una struttura nuova, su 4 piani, nell’area di Piazzale Donatori di Sangue (i posti auto potevano essere recuperati installando un parcheggio multilivello come quello di via dei Cipressi), dopodiché, una volta trasferite le degenze e le sale operatorie, si sarebbe potuto procedere in modo progressivo e modulare, senza interrompere le attività, salvaguardando il recuperabile, demolendo e ricostruendo gli spazi non sfruttati in modo razionale dell’attuale Ramazzini. (Per approfondire:https://temponews.it/2020/10/16/un-nuovo-ospedale-a-km-0/ e, ancora, https://temponews.it/2020/03/13/nuovo-ospedale-di-carpi-il-politecnico-di-milano-ce/).
Un’ipotesi cassata dai nostri amministratori poichè ritenuta “troppo complessa e costosa”.
Insomma un nulla di fatto su cui venne posta la definitiva pietra tombale nel dicembre 2021 quando il consiglio comunale approvò la variante urbanistica per il nuovo ospedale: l’area posta a sud di via Quattro Pilastri e ricompresa tra la tangenziale Losi, la via Guastalla e la bretella ora ai nastri di partenza e che collegherà via dell’Industria con il quartiere artigianale di Fossoli, da zona agricola periurbana diventa zona per attrezzature di interesse generale ospedaliere. La superficie territoriale interessata dalla modifica di destinazione d’uso è pari a 142mila metri quadrati. 14 ettari. Quasi 14 campi da calcio. Vietato gridare al consumo di suolo: sull’altare della pubblica utilità tutto è sacrificabile…
Jessica Bianchi