Nel ricostruire la vita del padre si è imbattuta nel settimanale Tempo su cui era stata pubblicata l’intervista a Maria Malpighi in occasione dei suoi 90 anni: è stato il riferimento di Maria alla giovinezza vissuta a Villa Boccolari in strada Villanova a Modena ad accendere la speranza di poter recuperare notizie in merito a quel periodo trascorso da Adelmo Bulgarelli in una delle abitazioni al servizio della villa stessa. La redazione di Tempo ha messo in contatto Patrizia Bulgarelli con Maria e, dopo una lunga serie di telefonate, venerdì 11 ottobre si sono incontrate a Carpi.
Maria racconta di quando aveva 16 anni e di quell’avventura in bicicletta. “Me la ricordo benissimo, insieme ad Adelmo, per andare a vedere Gino Bartali al velodromo di Cavezzo” dice sorridendo a Patrizia che è venuta da Torino, dove oggi vive, con fotografie e scritti che documentano le origini della sua famiglia a partire dal nonno paterno Ettore Bulgarelli, caduto il 3 aprile 1945 insieme ad altri civili durante il bombardamento di Ponte Alto, ferito mortalmente da una scheggia mentre col suo corpo faceva scudo al suo bambino più piccolo Dino.
La ricerca storica ha un titolo, “A sam scampé in quater”, che si riferisce al nonno Ettore e ai suoi tre fratelli, Antonio, Alma e Beatrice, scampati alla guerra e alla spagnola, che costarono la vita agli altri cinque fratelli.
Quando Ettore muore, lascia sola la moglie coi tre figli Ermanno, Adelmo e Dino ancora bambini di 9, 7 e 3 anni; nel novembre del 1948 muore anche la mamma cardiopatica mentre dorme col più piccolo Dino e i tre rimasti orfani si devono arrangiare: Ermanno e Adelmo iniziano a fare i contadini mezzadri, come riporta il foglio dell’esonero, lavorando la terra di Villa Boccolari mentre Dino finisce in collegio a Tabina di Magreta, poi a Fano, dove vivrà anni terribili, lontano da tutti, irraggiungibile per i mezzi di allora e lo stato delle strade.
E’ in questo periodo che Adelmo Bulgarelli, nato a Gargallo nel 1932, si avvicina alla lotta greco romana appassionandosi alla disciplina e vincendo sette campionati italiani, e non solo. “Sono riuscita a recuperare gli articoli di giornale e i documenti che riportano la carriera sportiva di mio padre prima nella società sportiva Panaro di Modena e poi al C.S. Fiat di Torino dove si trasferì perché la Fonderia Valdevit, dove lavorava a Modena, non gli dava i permessi per allenarsi. Il suo più prestigioso piazzamento è il terzo posto che gli vale la medaglia di bronzo nei pesi massimi all’Olimpiade di Melbourne nel 1956 a 24 anni. Cesserà l’attività agonistica nel 1967 ma rimarrà nel giro in qualità di istruttore”.
Adelmo, dunque, si trasferisce a Torino nel 1954 per potersi allenare e lavora alla Fiat che organizza le scuole serali e gli consente di conseguire il diploma di terza media. Di lì a un anno i fratelli Ermanno e Dino lo seguiranno e si stabiliranno a Torino. Adelmo poi si sposerà nel 1958, a 26 anni, e avrà due figli. Non ha mai dimenticato l’amore per la terra e quegli anni da mezzadro a Villa Boccolari quando era poco più che un ragazzino: negli anni Settanta affitta il retro di una cascina per dedicarsi alla sua passione nel tempo libero coltivando l’appezzamento. “Purtroppo non si è potuto godere nulla perché a 52 anni ci ha lasciato. Era il 1984 e non si sapeva ancora granché dei tumori ma è possibile che gli anni in Fonderia siano all’origine della malattia che è iniziata con un mal di schiena e si è rivelata fatale in pochi mesi. Ermanno, Adelmo e Dino hanno avuto una vita di sofferenze e ricostruire la storia familiare mi ha permesso di capire meglio tante cose” conclude Patrizia che tornerà per cercare nell’archivio parrocchiale di Gargallo documenti che possano contribuire a fare chiarezza sulle sue origini.
Sara Gelli