Chiara Gilioli, segni particolari: viaggiatrice indomita

La 25enne carpigiana Chiara Gilioli, ferma non riesce proprio a stare. Uno spirito avventuroso, il suo, che da sempre la spinge a scoprire nuove mete, alla ricerca di stimoli ed emozioni. Esperienze che diventano occasioni di crescita e conoscenza perché rapportarsi con altre culture allarga la mente e dischiude orizzonti decisamente inaspettati. Diplomata al Liceo Fanti e con una laurea in tasca in Interior Design, Chiara pare essere nata con la valigia in mano. E, come dice sua madre, con tanta “fame di vita”.

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Segni particolari, viaggiatrice indomita. Sì perché la 25enne carpigiana Chiara Gilioli, ferma non riesce proprio a stare. Uno spirito avventuroso, il suo, che da sempre la spinge a scoprire nuove mete, alla ricerca di stimoli ed emozioni. Esperienze che diventano occasioni di crescita e conoscenza perché rapportarsi con altre culture allarga la mente e dischiude orizzonti decisamente inaspettati. Diplomata al Liceo Fanti e con una laurea in tasca in Interior Design, Chiara pare essere nata con la valigia in mano. E, come dice sua madre, con tanta “fame di vita”.

“Al termine degli studi superiori – racconta Chiara – come la maggior parte dei miei coetanei non avevo le idee chiare su cosa avrei voluto fare da grande e su quale percorso di studi intraprendere. I miei genitori, durante le vacanze estive, mi hanno sempre spinta a trascorrere del tempo all’estero per imparare l’inglese e in quelle prime esperienze mi sono resa conto di quanto mi piacesse viaggiare e avere la mia indipendenza. Il binomio che mi ha spinta a partire subito dopo il diploma per vivere negli Stati Uniti”.

Dopo gli States sei tornata in Europa, alla volta di Formentera. Com’era la tua vita lì?

“Sono andata a Formentera con un curriculum in mano e senza sapere nemmeno una parola di spagnolo. Ho lavorato lì come bartender per cinque stagioni estive, risparmiando il più possibile per poter viaggiare durante l’inverno. Formentera è la mia seconda casa, un luogo che mi ha profondamente cambiata; mi ha fatta crescere umanamente e professionalmente. La cosa bella è che ogni stagione è diversa: cambi lavoro, cambi casa e cambi tu”.

L’anno del Covid ha rappresentato una svolta per la tua vita?

“Quando è scoppiata la pandemia ero a Barcellona, dove vivevo e lavoravo. Sono riuscita a tornare in Italia e a passare il periodo del lockdown a casa, a Carpi. E’ stata un’occasione per trascorrere del tempo con la mia famiglia, alla quale sono molto legata, e che non vedevo da tanto. Impossibilitata a viaggiare a causa delle restrizioni legate al Covid ho poi deciso di intraprendere un percorso universitario, a Verona. Il tempismo è stato perfetto: essendo più matura infatti ero maggiormente consapevole di ciò che volessi realmente studiare”.

Per mesi hai girovagato alla scoperta del Sud-Est asiatico in completa solitudine…

“Viaggiare da soli è a dir poco meraviglioso: credo che tutti dovrebbero provarci almeno una volta nel corso della vita. E’ un’esperienza che ti cambia profondamente, ti rafforza, ti rende consapevole di ciò che sei, di cosa desideri veramente e di quali sono i tuoi limiti. Impagabile la sensazione di libertà che sperimenti, non dover scendere a compromessi con nessuno è un privilegio. Inoltre mettersi in viaggio da soli ti mette nella condizione di conoscere tante persone, di stringere relazioni ed è questo per me il vero scopo di ogni viaggio. L’incontro con l’altro ti apre la mente a nuovi orizzonti e prospettive, rappresenta uno stimolo enorme. Non nego che il fatto di dover contare solo su se stessi, anche per fronteggiare eventuali imprevisti, a volte non è facile: si devono superare momenti di difficoltà e accanto non c’è nessuno a sostenerti. Col tempo però scopri di avere risorse inaspettate e impari a farti forza da sola”.

Di questo lungo viaggio in Asia cosa serbi nel cuore?

“Ho viaggiato attraverso Thailadia, Laos, Vietnam, Indonesia, Giappone e Singapore. Impossibile dire cosa mi sia piaciuto di più: ogni posto è diverso e speciale. Di certo ho amato profondamente il Vietnam e l’Indonesia, per la cultura e le persone che ti accolgono e ti fanno sempre sentire a casa”.

Quando finirà questo viaggio dove vedi il tuo futuro?

“Non amo fare piani a lungo termine perché credo sia una cosa che ci limita dal prendere decisioni veramente sentite e spontanee. La mia intenzione era quella di trasferirmi in Australia al termine di questo viaggio straordinario; un viaggio che sarebbe dovuto durare tre mesi e alla fine si è protratto per sei. Invece ora sento il desiderio di tornare a casa, di rivedere la mia famiglia e i miei amici, e di trascorrere il Natale con loro e quindi è ciò che farò. Tornerò a Carpi per un po’. Nutro il desiderio di traferirmi in Australia con il Working holiday visa da oltre cinque anni perché viaggiando ho conosciuto tantissime persone che l’hanno fatto. Sarei felice di andare ora perché mi sento più matura e pronta, soprattutto a livello lavorativo, avendo una laurea in mano. Considero l’Australia un trampolino di lancio poiché credo offra molte più possibilità rispetto all’Italia. Il mio obiettivo è quello di essere padrona del mio tempo e per farlo vorrei riuscire a lavorare online e vedo nell’Australia un paese più aperto a posizioni lavorative di questo tipo. Sicuramente a gennaio ripartirò, vediamo cosa mi suggerirà il mio istinto e se l’Australia continuerà a essere la meta giusta per me…”.

Cosa ti spinge ad andare sempre oltre?

“Partire per me rappresenta una sfida. Mi offre la possibilità di espormi all’altro da me, di guardare il mondo da un’altra prospettiva, meno privilegiata della mia. O, come direbbe mia mamma, ho semplicemente fame di vita”.

Della Carpi che hai lasciato ti manca qualcosa?

“Non sono legata alla città in sé, solo alle persone che ho lì. Sono molto affezionata alla mia famiglia e ai miei amici, quindi inevitabilmente torno sempre, seppure per periodi relativamente brevi. Di solito cerco di essere a casa per Natale, il momento in cui tutti desideriamo assaporare il calore famigliare”.

Jessica Bianchi