25 anni di passione, intraprendenza ed entusiasmo. La carpigiana Giada Pullin, una laurea in tasca in Ingegneria chimica e dei materiali conseguita all’Università di Padova, ha deciso di rincorrere un sogno. “Dopo la triennale – racconta – ho voluto assecondare una passione che coltivavo da tempo per il fotoreportage, frequentando la Jack London, una scuola di letteratura e fotografia a Fermo, nelle Marche. Poi, lezione dopo lezione, mi sono resa conto che era il mondo della regia quello che avrei voluto approfondire maggiormente e mi sono lanciata in una nuova avventura partecipando a Cinemadamare”, ovvero il più grande raduno di giovani filmmaker del mondo. Un campus di cinema itinerante internazionale nonché un importante centro di produzione che inizia a Roma per poi attraversare il Paese. “Un’esperienza straordinaria che ti consente di conoscere compagni di viaggio provenienti da ogni parte del mondo e di lavorare con loro durante ogni fase della produzione di un film: dall’ideazione degli script alla location scouting, dalle riprese al montaggio”.
Dopo aver trascorso tre mesi in provincia di Viterbo, immersa nella Tuscia, ora Giada è ad Arese, nel milanese, ospite del Centro Salesiano intitolato a San Domenico Savio che da carcere minorile è diventato un centro di formazione professionale e umana. Ed è lì, tra quelle mura testimoni di tanto dolore che Giada, oltre a interrogarsi sul significato di punizione e rieducazione, sta perfezionando La quarta uscita, il suo primo cortometraggio: dodici minuti davvero potenti. “Ho voluto lavorare su una tematica che mi sta molto a cuore, ovvero quella dei disturbi psichiatrici. Il mio protagonista è un bipolare in piena fase up, quella maniacale. Lui è a mille e cerca di interagire con le persone, di socializzare, di trasferire all’esterno tutta la sua felicità. Il suo amore per il mondo ma, considerato un elemento di disturbo, viene rifiutato. Cacciato e abbandonato a se stesso fino a quando incontrerà le persone sbagliate che decideranno di farlo fuori definitivamente”. Una morte che, in una società incapace di essere inclusiva e di accettare il diverso da sé, diventa simbolo della separatezza in cui sono troppo spesso costretti a vivere coloro che soffrono di malattie psichiatriche”. Alla fine di maggio terminerà l’esperienza di Cinemadamare dopodiché Giada tornerà a casa, a Carpi, ma per poco, perchè per dar forma e colore al suo sogno di diventare regista la strada da compiere è ancora lunga. Dall’ingegneria al cinema, il cambio di passo sembra enorme ma, sorride Giada Pullin, in realtà non è così: “ nel mio piccolo vorrei contribuire a cambiare le cose. Avevo scelto Ingegneria dei materiali perchè l’ambiente mi sta a cuore e desideravo trovare soluzioni innovative in tale ambito ma il cinema può essere oltremodo potente portando all’attenzione del pubblico temi sociali o ambientali che ritengo importanti”.
Jessica Bianchi