L’immagine di Charlotte Rampling con il cappello della divisa nazista, il torso nudo e le bretelle a coprire-scoprire il seno, mentre canta per gli aguzzini fece letteralmente il giro del mondo. La pellicola più controversa e scandalosa della regista carpigiana Liliana Cavani, Il portiere di notte (1974), compie 50 anni e in occasione di questo importante anniversario, Adolfo Conti e Amalia Carandini della società Doc Art di Roma hanno deciso di realizzare un documentario (in coproduzione con la parigina Goyaves e in collaborazione con Rai Documentari e Arte). Un film di 53 minuti che andrà in onda sulla Rai entro la fine dell’anno dedicato non solo al rapporto autodistruttivo tra Max, già ufficiale delle SS addetto ai campi di sterminio, e Lucia una ex deportata ebrea ma anche alla genesi di questo film, a come venne accolto dalla critica, allo scandalo che generò… Un progetto che vede il patrocinio del Comune di Carpi poiché, come sottolinea il sindaco Alberto Bellelli, “l’affetto che la nostra città nutre per Liliana Cavani è grande ed è cresciuto nel corso del tempo nonostante la distanza fisica che ci separa da lei. Noi siamo i custodi del suo prezioso archivio e ora siamo davvero curiosi di comprendere come, l’infanzia e l’adolescenza trascorse qui abbiano in qualche modo contribuito alla nascita di un film che ha fatto la storia del cinema”.
Il documentario probabilmente si intitolerà “Il portiere della notte, come venne definita in una recensione la pellicola della Cavani all’indomani della sua uscita nelle sale francesi. D’altronde – spiega il regista Adolfo Conti – Liliana è sempre stata una guardiana delle notti dell’uomo, così come delle sue albe. Il mistero del bene e del male connota, seppur in forme differenti, tutta la sua filmografia. A 50 anni dall’uscita de Il portiere di notte vogliamo ripercorrere il dibattito che scatenò in tutto il mondo. Un porno-nazi o un atto coraggioso di scandaglio della guerra, della violenza e dell’Olocausto? In Italia il film venne dapprima bloccato dalla censura e poi sequestrato per ben due mesi. Un momento drammatico per il cinema italiano che racconteremo con immagini di repertorio dell’epoca”. Il documentario, prosegue il regista, indagherà anche le ragioni del film, “e per farlo non possiamo far altro che ripercorrere le tappe biografiche della Cavani. Dove è cresciuta, come si è formata, cosa hanno visto i suoi occhi… Gireremo tra Carpi (a partire dalla fine di maggio), Roma e Parigi con un troupe composta da professionisti emiliani: il direttore della fotografia Gabriele Alessandrini, Alessandra Guidetti (organizzatrice), Roberto Gozzi e Valerio Barbati (operatori di ripresa), Corrado Juvara (montatore), Filippo Campani (elettricista) e Demis Bertani (fonico)”. Liliana Cavani farà tappa nella sua città natale e verrà intervistata all’interno del Torrione degli Spagnoli mentre in Francia, Conti incontrerà in esclusiva la Rampling.
“In questo documentario – conclude Adolfo Conti – Carpi ci sarà eccome. Entreremo nell’archivio storico dove è custodito il Fondo di Liliana Cavani per studiare documenti e sceneggiature e poi ci saranno i luoghi dove è cresciuta. La piazza, i portici, il Museo Monumento al Deportato…”. La regista di casa nostra dal canto suo si è detta “grata” per questo progetto, il cui obiettivo principale è quello di “ragionare ancora una volta su un tema importante: quello della guerra”.
Jessica Bianchi