In Emilia-Romagna, a Modena, si scrive una nuova pagina della trapiantologia, italiana e non solo. Per la prima volta in Italia e tra i primi tre casi al mondo è stato eseguito un trapianto di fegato con tecnica robotica mini-invasiva. Dopo l’America, con la Washington University St. Louis, e il Portogallo, a Lisbona, l’esperienza di Modena si colloca dunque ai vertici internazionali: a ricevere il nuovo fegato un uomo di 66 anni, affetto da un tumore, dimesso dall’ospedale dopo quattro giorni dall’intervento e che ora sta bene.
L’intervento è avvenuto lo scorso 20 febbraio presso il reparto di Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato del Policlinico diretto da Fabrizio Di Benedetto, professore ordinario dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che lo ha eseguito con la sua équipe chirurgica.
La tecnica utilizzata, spiegata da Di Benedetto, permette di eseguire l’epatectomia ad addome chiuso, garantendo la stessa sicurezza e il controllo vascolare; una volta completata la rimozione del fegato malato, si esegue una piccola incisione di 10 centimetri attorno all’ombelico per rimuoverlo e alloggiare il nuovo fegato donato. Una tecnica da cui è atteso il raggiungimento degli stessi standard di efficacia di quella tradizionale a cielo aperto, con un miglioramento della ripresa post-chirurgica e una diminuzione generale delle complicanze, dimostrata dalla chirurgia del fegato mini-invasiva, e una riduzione della degenza ospedaliera. Un’importante innovazione nella cura per i pazienti che hanno bisogno di un trapianto al fegato e un significativo traguardo per la comunità trapiantologica italiana.
“Il trapianto di fegato – spiega il professor Di Benedetto – è uno degli interventi più complessi della chirurgia addominale, poiché unisce una tecnica avanzata nel contesto della gravità clinica del paziente. Si tratta infatti spesso di pazienti affetti da malattie del fegato come la cirrosi, che ne condizionano la normale qualità di vita, con scompensi frequenti e ricoveri ospedalieri ripetuti, e a volte complicate da tumore del fegato. L’approccio mini-invasivo è maturato all’interno di un programma di attività chirurgica robotica oncologica decennale, con all’attivo oltre cinquecento interventi per patologia del fegato, vie biliari e pancreas. A differenza del trapianto di rene robotico – aggiunge il professore – per il quale esiste già un’esperienza validata a livello internazionale che dimostra un beneficio della tecnica mini-invasiva nei pazienti obesi, la pagina del trapianto di fegato mini-invasivo è ancora tutta da scrivere. Tuttavia, il consolidamento della tecnica e la sua diffusione permetteranno nel tempo di incrementarne la fattibilità e l’indicazione”.
La Regione Emilia-Romagna ha sostenuto il sodalizio tra chirurgia dei trapianti e tecnologia robotica, finanziando i programmi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena come il prelievo di fegato e rene da donatore vivente con tecnologia robotica e il trapianto di rene robotico. Questa importante innovazione si inserisce in un contesto di grande crescita della comunità trapiantologia regionale e italiana.