Tempo pieno a Carpi: dopo mezzo secolo cosa rimane del modello Bollitora?

A parlare è Renzo Gherardi, autore del libro Parole di gesso, la scuola elementare a Carpi dall’Unità d’Italia a oggi, maestro, psicopedagogista e direttore didattico a Carpi

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Scuola Bollitora: lezione all'aperto anno scolastico 1972/73. Le immagini sono tratte dal libro Parole di Gesso, la scuola elementare a Carpi dall'Unità d'Italia a oggi di Renzo Gherardi
Scuola Bollitora: l’uscita degli alunni, anno 1972

Il contesto socio politico degli anni Settanta è oggi inimmaginabile. “C’era un grande fermento, un intenso scambio di stimoli positivi tra la società e la scuola, entrambe in trasformazione. Sono gli anni di don Milani, dello sciopero generale dei sindacati confederali a sostegno dei decreti delegati con cui si apre, nella scuola, un periodo di grande partecipazione di genitori, studenti e insegnanti, sono gli anni in cui anche il Parlamento è attento come mai più dopo introducendo, per esempio, la didattica individualizzata e consentendo l’ingresso degli alunni disabili nella scuola di tutti. In particolare, la grande sperimentazione interessa la scuola elementare, e il fatto che sia stata limitata a quell’ordine rappresenterà di lì a poco un problema. Anche a livello locale, negli anni Settanta, l’attenzione alla scuola era alta e motivava investimenti fin troppo ingenti perché non sostenibili nel tempo, come vedremo. A Carpi il Tempo pieno del modello Bollitora, inaugurato nel 1972/73, rappresentò davvero un’esperienza innovativa ma di breve durata perché poi non entrò a regime e le 40 ore a scuola si affermarono non con il modello Bollitora. Che cosa varrebbe la pena recuperare oggi di quel progetto? Questo dovremmo chiederci”. A parlare è Renzo Gherardi, autore del libro Parole di gesso, la scuola elementare a Carpi dall’Unità d’Italia a oggi, maestro, psicopedagogista e direttore didattico a Carpi. Oggi è in pensione ma è stato testimone diretto di quel periodo.
“Si voleva rinnovare la scuola dal basso e il Tempo pieno divenne il centro permanente di ricerca educativa. A Carpi fu istituito con delibera del Consiglio Comunale, era Sindaco Onorio Campedelli e assessore all’Istruzione Mario Ballabeni. Le scuole individuate furono Bollitora in via Lanfranco, dove il direttore didattico Lelio Stentarelli sostenne convintamente l’iniziativa, e quella di Budrione.

Scuole Bollitora (ora Pertini), la classe 2B con le maestre Imperia Allegretti e Bruna Lodi, anno scolastico 1987/88

Per far fronte all’orario dalle 8.30 alle 16.30 venne istituito il doppio organico costituito da insegnanti statali a cui si affiancarono maestri comunali (10). Agli insegnanti si aggiunsero gli ‘animatori’ (9), esperti incaricati delle attività musicali, teatrali, scientifiche e un coordinatore pedagogista, tutti assunti dal Comune. La spesa non fu sostenibile nel tempo e alla fine degli anni Settanta lo Stato riassorbì le insegnanti comunali mentre gli animatori rientrarono all’interno dei servizi comunali rimanendo consulenti per la scuola. Erano anni di forti contrapposizioni ideologiche tra insegnanti, le riunioni si chiamavano collettivi, l’apprendimento antinozionistico della Bollitora fece scuola per come riuscì ad animare la didattica grazie a una modalità giocosa. C’è una generazione a Carpi che non sa le poesie a memoria, che ha fatto ricerche sul territorio durate per mesi, che ha imparato la storia al contrario partendo da quella dei propri genitori e nonni, una generazione di alunni cresciuti nella convinzione che tutte le discipline avessero pari dignità. Erano bambini entusiasti. La scuola media intanto non si era spostata di una virgola e, al momento dell’ingresso, i più fragili rischiavano spesso di non farcela”.

Il modello Bollitora non si è tradotto in un’innovazione permanente. Oggi non c’è più la compresenza, prevale anche al Tempo pieno una didattica per competenze, il programma ha ripreso il sopravvento sull’animazione e la scuola è concentrata sulle tecnologie per stare al passo con i tempi ma la domanda resta sempre la stessa degli anni Settanta: quali sono i bisogni fondamentali dei bambini? “Schiacciati dai tempi e dalle competenze, non sanno più leggere i sentimenti, come dimostrano tanti episodi di cronaca di cui sono protagonisti i ragazzi”. È questo aspetto che varrebbe la pena recuperare oggi del modello Bollitora?

Sara Gelli

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