A rettifica di quanto precedentemente scritto, si è tenuta nella giornata di giovedì 7 settembre a Bologna l’udienza in camera di consiglio del Tar dell’Emilia Romagna relativa al ricorso presentato da undici Comuni della Bassa modenese e mantovani rappresentati dallo Studio Legale Carullo di Bologna. In vista della discussione del merito già fissata al 25 gennaio, a nemmeno sei mesi di distanza dalla proposizione del ricorso, sono state calendarizzate le prossime scadenze per il deposito dei documenti, della memoria e della replica. Non è stata richiesta istanza di sospensiva da parte dei ricorrenti che, pur avendola essi stessi proposta, hanno rinunciato e la domanda cautelare è stata riunita alla discussione del merito in modo da garantire operatività ad Aimag in attesa del provvedimento definitivo. In pratica, pur avendo la possibilità di “congelare” l’attività del Consiglio di Amministrazione, si è deciso di attendere la decisione definitiva del procedimento a tutela dell’azienda e dei suoi lavoratori.
L’obiettivo del ricorso è quello di annullare l’atto di delibera con il quale lo scorso 29 giugno è stato eletto il nuovo consiglio d’amministrazione della multiutility non essendo espressione dell’intera componente pubblica dei ventuno comuni soci costituiti nel patto di sindacato a garanzia del controllo pubblico dell’azienda. Dei 21 comuni soci, quelli appartenenti all’Unione delle Terre d’Argine insieme a Bomporto e Bastiglia hanno appoggiato l’ingresso dei soci privati Hera e Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi dando vita a una nuova maggioranza di cui il nuovo Cda è espressione. Per i ricorrenti, è il Patto di sindacato tra i comuni soci ad avere la funzione di governare l’azienda ed è stato tradito allo scopo di estromettere Mirandola, i comuni dell’Area nord e dell’Area Mantovana.
Conseguenza immediata di tutta la vicenda rischia di essere la paralisi delle scelte strategiche, di sviluppo futuro e di espansione di Aimag, un’azienda viva con i suoi 600 dipendenti e 500 milioni di fatturato. In attesa della sentenza del Tar, il ricorso pesa come una spada di Damocle sul nuovo Consiglio di Amministrazione che potrebbe arrivare ad assumersi la responsabilità di dimettersi dagli incarichi per consentire di tornare a un patto di sindacato coerente con la natura di Aimag. Non sarà certo il Tar a riallacciare i fili del dialogo e del confronto tra i Comuni, necessario se non si vogliono tagliare le radici di un’azienda del territorio.
S.G.