Il fabbricato di via Tre Ponti della storica Lugli Imballaggi è stato venduto: al suo posto sorgeranno delle nuove villette a schiera. Una storia lunga quattro generazioni, che si è snodata nell’arco di ben 150 anni, verrà demolita per far spazio ad abitazioni di pregio ma resterà nella memoria di tanti.
Una storia di famiglia che parla carpigiano sin dal 1866 e iniziò col capostipite Gaetano Lugli. “Il mio bisnonno – racconta Giorgio Lugli – cominciò la sua attività di falegname in via Bellentanina poi nonno Enrico si trasferì in viale Carducci e comprò anche l’edificio posto all’angolo tra via Menotti e via Berengario, l’ex Chiesa di San Giuseppe, chiusa al culto nei primi anni del Regno Italiano e demolita sulla fine del XIX secolo, per farci il suo magazzino di legname.
All’inizio degli Anni Sessanta, mio padre Arrigo e mio zio Gaetano, che avevano preso in mano le redini dell’attività di imballaggi in legno, comprarono dalla Curia il terreno di 6mila metri quadri di via Tre Ponti per potersi ingrandire ulteriormente. Una posizione ideale poiché, malgrado la scomodità del passaggio a livello, era vicina al centro storico da dove giungeva la maggior parte dei falegnami che al tempo si muoveva ancora in bicicletta con tanto di carriolino al seguito”. La fabbrica inaugurò nel maggio del 1963 per poi essere allargata più volte fino alla fine degli Anni ’60: “col passare del tempo Carpi aveva cambiato volto, i maglifici si moltiplicavano e dunque mio padre e mio zio decisero di dismettere progressivamente la produzione di imballaggi in legno per dedicarsi alla lavorazione di scatole di cartone. Diventammo a tutti gli effetti il pronto moda della scatola”, prosegue Giorgio Lugli che subentrò in fabbrica, insieme al fratello Guido, nel settembre del 1969.
Una storia di famiglia che è proseguita fino al 2003, quando l’attività venne ceduta a uno scatolificio di Bologna: “li abbiamo affiancati fino al 2007 prima di uscirne definitivamente. Tra quelle mura ho trascorso 42 anni della mia vita. Lì dentro c’è un pezzo del mio cuore. La fabbrica eravamo noi, era la nostra seconda casa. Lo scutmàai della nostra famiglia, ovvero quella sorta di soprannome che veniva tramandato di padre in figlio, era Risèina. Io e mio fratello, anche da piccoli, eravamo conosciuti come i Fiol di Risèina. Quelli del legno insomma…”.
Al fabbricato venne posto definitivamente il lucchetto nel 2013 quando i bolognesi, a fronte della scomparsa pressoché totale dei maglifici in città, decisero di trasferirsi a Modena, e da allora è vuoto. Ora il fabbricato abbandonato, progettato da Enrico Lugli, verrà abbattuto e al suo posto svetteranno nuove abitazioni perlomeno senza consumare ulteriore suolo. Una cosa però è certa, la storia della Lugli Imballaggi, intrecciata indissolubilmente a quella di Carpi, non scomparirà, così lo scutmàai Risèina continuerà a raccontare le radici di questa famiglia.
Jessica Bianchi