“Fra pochi giorni saranno 11 anni che sono fuori casa per il terremoto, ci siamo quasi, ma si sa, la burocrazia ci mette lo zampino fino alla fine. Lunedì 29 maggio è vicino, mi piacerebbe chiudere il cerchio quel giorno, avere quel permesso che ti permette di rientrare definitivamente, aspetto quel giorno” è il messaggio che Patrizia Fiori ha affidato a un post su Facebook. Non rientrerà nella sua casa entro il 29 di maggio anche se ci sperava, ormai però manca pochissimo. “Stiamo aspettando le verifiche per il certificato di agibilità e il collaudo dell’impianto idraulico ma ormai ci siamo” racconta Patrizia che, a distanza di undici anni dal terremoto vive in affitto in attesa di rientrare nell’abitazione di Cortile, il tetto sotto il quale ha vissuto dal giorno del suo matrimonio nel 1987. “In occasione dei 25 anni di matrimonio nel 2012 avevo cominciato a organizzare qualcosa per festeggiare ma il terremoto ha stravolto tutti i piani e ci ritroviamo a vivere la ricorrenza dei 36 anni di matrimonio nella speranza di rientrare”.
Per chi è rimasto fuori casa per ormai più di dieci anni la situazione è stata molto pesante da sopportare: coincidenze sfortunate hanno determinato ritardi che si sono sommati ai tempi lenti della burocrazia e così i lavori di ricostruzione, in stradello Rossi 8/A a Cortile, sono iniziati solo nel mese di settembre del 2020.
Subito dopo il terremoto hanno vissuto nel modulo abitativo nel cortile di casa poi la decisione di affittare un appartamento dove Patrizia e Roberto vivono tuttora.
Il pensiero inevitabilmente va a chi oggi è sfollato, fuori casa dopo l’alluvione che ha travolto la Romagna. “Se è vero che sono stati già stanziati due miliardi di aiuti, per esperienza so quanto sia complicato accedervi a causa della burocrazia” afferma Patrizia che ha pagato un conto molto salato per quei venti spaventosi secondi che le hanno cambiato la vita. La sua vicenda è stata raccontata sulle pagine di Tempo, anno dopo anno… speriamo che sia l’ultimo.
Sara Gelli