Paolo Nori a Carpi ospite di Ne Vale la Pena

Lunedì 3 aprile, alle 20.45, all’Auditorium Loria, ospite della rassegna Ne Vale la Pena sarà lo scrittore Paolo Nori che presenterà il suo libro Vi avverto che vivo per l'ultima volta. Noi e Anna Achmatova, dialogando col giornalista Pierluigi Senatore.

0
870

Lunedì 3 aprile, alle 20.45, all’Auditorium Loria, ospite della rassegna Ne Vale la Pena sarà lo scrittore Paolo Nori che presenterà il suo libro Vi avverto che vivo per l’ultima volta. Noi e Anna Achmatova, dialogando col giornalista Pierluigi Senatore.

“E noi, che cosa stiamo diventando? E io, cosa sono diventato?”. si chiede Paolo Nori. E la risposta viene da una lontananza che in verità brucia distanze e porta con sé, come fosse turbine di visioni, di fatti, di sentimenti, e naturalmente di poesia, la vita di Anna Achmatova.

“Voglio raccontare – dice Nori – la storia di Anna Achmatova, una poetessa russa nata nei pressi di Odessa nel 1889 e morta a Mosca nel 1966. Anche se Anna voleva essere chiamata poeta, non poetessa, e non si chiamava, in realtà, Achmatova, si chiamava Gorenko; quando suo padre, un ufficiale della Marina russa, seppe che la figlia scriveva delle poesie, le disse Non mischiare il nostro cognome con queste faccende disonorevoli. Allora lei, invece di smettere di scrivere versi, pensò bene di cambiar cognome. E prese il cognome di una sua antenata da parte di madre, una principessa tartara: Achmatova”.

 Anna era una donna forte, una donna che, “con la sola inclinazione del capo – come ebbe a dire Iosif Brodskij, suo amico e futuro premio Nobel – ti trasformava in homo sapiens”.

Suora e prostituta per i critici sovietici, esclusa dall’Unione degli scrittori, privata degli affetti più cari, diventata, durante la Seconda guerra mondiale, la voce più popolare della Russia sotto l’assedio nazista, indi rimessa al bando, sorvegliata, senza mezzi. Ha profuso ostinazione e fermezza. Ha patito come patiscono le anime che, anche quando cedono, non cedono. Non ha smesso di scrivere, anche quando la sua poesia si poteva soltanto passare di bocca in bocca. Ha saputo, alla fine della sua vita, essere quel che voleva diventare: la più grande poetessa, anzi, il più grande poeta russo dei suoi tempi.

Dopo essere entrato in quella di Dostoevskij, Nori entra in un’altra vita incredibile, ma questa volta ci rendiamo conto che, nell’avvicinare Anna a noi come siamo diventati, e noi alla Russia come è diventata, ci troviamo di fronte a un’urgenza crudele, a una figura che ci guarda, ci riguarda, e ci tocca più forte dove siamo ancora umane creature.

L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.