Il momento è cruciale per il futuro di Aimag

Della questione del futuro di Aimag si è tanto parlato, discusso e scritto da sfinire chiunque ma è arrivato il momento cruciale, in gioco c’è il controllo dell’azienda (maggior presenza e peso del pubblico rispetto al soggetto privato), e se non ci si interesserà oggi della questione quando toccherà farci i conti in futuro sarà troppo tardi.

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Della questione del futuro di Aimag si è tanto parlato, discusso e scritto da sfinire chiunque ma è arrivato il momento cruciale, in gioco c’è il controllo dell’azienda (maggior presenza e peso del pubblico rispetto al soggetto privato), e se non ci si interesserà oggi della questione quando toccherà farci i conti in futuro sarà troppo tardi. Ciò premesso, dopo quattordici anni, è lecito pensare che il tergiversare (fino a quando durerà lo stallo della politica non è dato sapere) sia stato intenzionale e funzionale al raggiungimento di un obiettivo. Questa è ormai una lunghissima partita a scacchi e l’ultima mossa è quella di sei comuni su ventuno soci di maggioranza: hanno firmato un documento per dichiararsi “non contrari” a costruire un nuovo Patto di Sindacato. Considerando che tra i sei c’è il Comune di Carpi che detiene il 20% del capitale (i ventuno comuni soci insieme sono al 65%) e c’è il Comune di Bastiglia a cui è affidata la Presidenza del Patto di Sindacato, cosa aspettano? Non sarà certo il Comune di San Possidonio, con tutto il rispetto, a tirare le fila per consentire alla proprietà pubblica di mantenere il ruolo di socio di maggioranza. Se il Comune di Carpi non muoverà un dito per andare al rinnovo del Patto di Sindacato, se il Presidente del Patto di Sindacato non muoverà un dito per aprire il confronto, allora avrà ragione chi oggi pensa che la volontà sia quella di far scadere il Patto a fine marzo per avere le mani libere per una ‘virata’ verso Hera. A che prezzo?

Quando nel 2008 le Fondazioni di Carpi e Mirandola acquistarono il 10% dell’azienda, la valutazione che l’advisor fece di Aimag era stata all’incirca di 200 milioni. Quando nel 2009 Hera si aggiudicò la gara per l’acquisizione del 25% del capitale di Aimag per 35 milioni, la valutazione dell’advisor dell’operazione (Meliorbanca) portava a un valore di 140 milioni di euro. Quando il 21 gennaio del 2016 nell’ambito di un’assemblea pubblica in Sala Congressi a Carpi furono presentate dall’advisor Price Waterhouse le sette manifestazioni di interesse propedeutiche alla gara per l’individuazione di un partner, tra le proposte quella della mantovana Tea era stata di acquistare tra il 26 e il 32% del capitale di Aimag dai Comuni soci corrispondendo la metà del valore mediante concambio azionario e l’altra metà mediante versamento in denaro.

Oggi è cambiato ancora l’advisor (Bain & Company), nessuno accenna a un bando pubblico di gara attraverso cui far passare l’aggregazione, l’assemblea di presentazione delle opzioni strategiche è stata riservata ai consiglieri comunali costretti a firmare l’obbligo di riservatezza e delle tre opzioni presentate una sola è percorribile.

E’ arrivato il giorno per realizzare ciò che non è riuscito nel 2009 e nel 2016 quando Hera voleva arrivare al 51% e procedere con una fusione per incorporazione con un concambio azionario consentendo l’ingresso dei soci pubblici di Aimag nel capitale e, badate bene, nella governance di Hera? E’ per avere questo che si procede alla svendita?

Lo scenario di un Patto di Sindacato diviso apre la porta alla possibilità che Hera, incrementando il suo attuale 25%, possa diventare l’azionista di riferimento all’interno della compagine. E lo potrebbe diventare con l’acquisto delle azioni di proprietà delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Carpi (7,5%) e Cassa di Risparmio di Mirandola (2,5%). La medesima operazione costò la testa al presidente della Fondazione Schena nel 2016 quando il Consiglio di Indirizzo si pronunciò contro la cessione delle quote. Che ruolo intende giocare oggi la Fondazione CRC?

Aimag è una realtà che opera su 28 comuni, serve una popolazione di 285mila utenti e realizza un valore della produzione di 425 milioni di euro, è un modello di efficienza, garantisce posti di lavoro e genera indotto sul territorio. Il problema di Aimag è che più di un comune ha deciso di farne carne da macello e nessuno si scandalizza.

Sara Gelli