Oculistica, impossibile prenotare un appuntamento per una visita in ospedale ma in libera professione tutto cambia

“Ci hanno rubato la sanità”. A parlare è una mamma logorata dall’impossibilità di prenotare all’Ospedale di Carpi o altrove in provincia di Modena una visita oculistica per la sua bimba. “Le agende sono chiuse ed è vergognoso che non si possa godere di un sacrosanto diritto, ovvero l’accesso alla sanità pubblica. E’ davvero intollerabile”.

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“Ci hanno rubato la sanità”. A parlare è una mamma logorata dall’impossibilità di prenotare all’Ospedale di Carpi o altrove in provincia di Modena una visita oculistica per la sua bimba. “Le agende sono chiuse ed è vergognoso che non si possa godere di un sacrosanto diritto, ovvero l’accesso alla sanità pubblica. E’ davvero intollerabile”. 

Le criticità ancora presenti per accedere alla specialistica ambulatoriale, ci avevano spiegato dall’Ausl di Modena, sollecitata a dicembre sul medesimo tema, sono “principalmente legate alla difficoltà di reperire medici specialisti” mentre le difficoltà di prenotazione segnalate “non sono legate tanto a un problema di agende chiuse, quanto piuttosto all’occupazione di tutte le disponibilità presenti in quel momento nei calendari di prenotazione”. 

Nel libro nero, in tutta la provincia, finiscono Oculistica, Fisiatria, Pneumologia, Dermatologia, Gastroenterologia e alcune prestazioni di diagnostica pesante: per queste specializzazioni occorre mettersi il cuore in pace o, più semplicemente, una mano al portafoglio. 

Sì perché basta aprire il proprio fascicolo sanitario elettronico per constatare che in realtà, ad esempio sul fronte dell’oculistica, gli appuntamenti all’Ospedale di Carpi ci sono eccome, e pure a stretto giro, ma solo in regime di libera professione, ovvero pagando tra i 100 e i 110 euro per una visita di controllo completa. 

La libera professione intramuraria chiamata anche intramoenia si riferisce alle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche della struttura a fronte però del pagamento da parte del paziente di una tariffa. Insomma: stessi professionisti, stesso ospedale. Un diritto garantito loro dal contratto nazionale e su cui le aziende sanitarie non possono mettere becco, ad esempio chiedendo loro una maggiore disponibilità per ampliare la fascia oraria dedicata alla specialistica ambulatoriale e poter così calendarizzare un maggior numero di appuntamenti. Qualcosa non torna, ma questa è un’altra storia.

Jessica Bianchi