Nel 2020 Papa Francesco nominò l’arcivescovo di Modena-Nonantola, Erio Castellucci, anche nuovo vescovo di Carpi. Le due diocesi sono rimaste distinte ma prima o poi ci sarà “un trattino” che le unirà e questa diventerà con il tempo “una cosa scontata”: a dirlo è il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, partecipando oggi al convegno “La città metropolitana: perimetro o area?”, promosso dalla Società medica chirurgica. “Il campanilismo è più forte di qualunque perimetro”, afferma in premessa Zuppi, ma allo stesso tempo “non avendo più parroci, perchè la fabbrica c’è ma per adesso manca la materia prima- continua il cardinale- ci sono delle parrocchie che necessariamente vanno insieme, perchè c’è un unico parroco”: ma magari le due parrocchie “hanno due consigli pastorali, perchè si sono guardate in cagnesco”, della serie “noi siamo noi e loro sono loro”. E se se poi “c’è qualche problema economico, facciamo conto che in una parrocchia sono stati più formiche e nell’altra molto più cicale- afferma il cardinale- non esiste dialogo perchè poi il portafoglio condiziona parecchio e non esiste proprio andare in rete, lì è tutto virtuale”. Proseguendo nel ragionamento, Zuppi segnala che nel cuore dell’Emilia “c’è qualche problema perchè la diocesi di Carpi ha avuto lo stesso vescovo di Modena, che lo stanno denunciando per bigamia- è la battuta di Zuppi- ma, poveraccio, l’ha scelta lui”. E se Castellucci (che tra l’altro è anche vicepresidente di Zuppi alla Cei) per adesso “è vescovo di Modena e di Carpi, probabilmente prima o ci sarà un trattino che unirà le due diocesi e sarà così, poi tra trent’anni- scommette il cardinale- non se lo ricorderà più nessuno e sarà una cosa scontata. Oggi diciamo che non è acquisito, c’è qualche difficoltà”.
Ma ci sono anche diocesi che sono state unite decenni fa e ancora oggi proprio “non si azzeccano”, aggiunge Zuppi facendo l’esempio di Orvieto-Todi. E “perchè questi problemi si riducano, bisogna avere una grande visione. Se ce l’abbiamo, supereremo il localismo e il campanilismo, altrimenti saremo sempre condizionati. Più ci restringiamo- avverte Zuppi- e più i problemi piccoli diventano grandi se non abbiamo una visione, cioè un motivo alto e grande, che ci relativizza. Noi siamo contro il relativismo, ma in alcuni casi c’è un relativismo cristiano” e “di buon senso, cioè alcune cose vanno relativizzate altrimenti ci leghiamo al campanile e non c’è futuro”. Questo pur sapendo che “il campanilismo ha un grande vantaggio, c’è un legame affettivo e nelle parocchie è evidente”, afferma Zuppi: un aspetto “fondamentale, perchè il locale e l’universale richiedono l’uno l’altro”. Però anche la Chiesa ha bisogno che i campanili “diventino antenne e non limiti. Diventino capaci di collegarsi con il resto e mi sembra che sia un problema non soltanto della Chiesa ma di tutta la città degli uomini”. L’area metropolitana, ad esempio, “è un’importantissima intuizione, che va gestita molto bene, peraltro abbiamo abolito le Province per permetterlo quindi forse qualche articolazione era necessaria”, aggiunge Zuppi, invocando una “vera visione” che permetta “alle aree interne di essere collegate alle aree più metropolitane con un arricchimento reciproco e con una complementarietà che c’è, ma se non ci sono le infrastrutture e il pensarsi assieme non può svilupparsi e quindi si resta piccoli”.