Sarà presentato alla cittadinanza domenica 4 dicembre, alle 17.30, presso il Museo diocesano di arte sacra Cardinale Rodolfo Pio, nella chiesa di Sant’Ignazio a Carpi (corso Fanti 44), il volume dal titolo La prigione dei preti sui tetti del Duomo, edito dalla Diocesi di Carpi e da Arbor Carpensis, con la partecipazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi. Saranno presenti gli autori: per le immagini i fotografi Mario Mazzurana, Rita D’Ambrosio e Marino Luppi; per i testi a corredo Andrea Beltrami, direttore del Museo diocesano, e Mauro Giubertoni, vice archivista della Diocesi di Carpi.
Il valore di questa opera risiede nel fatto che per la prima volta vengono pubblicate le immagini fotografiche dei graffiti ancora visibili sulle pareti della prigione sul tetto della Cattedrale, incisi con oggetti appuntiti o disegnati con colori di fortuna dai chierici condannati a qualche periodo di detenzione.
Grazie alla professionalità e passione di Mazzurana, D’Ambrosio e Luppi, certe scritte, illeggibili o addirittura labilissime ad occhio nudo, hanno acquistato consistenza e, seppure mutile, sono comunque state riportate. Ne emerge una testimonianza di vita, che oggi possiamo solamente immaginare, di presbiteri e chierici condannati dal giudizio dei superiori alla pena del carcere.
“Con la pubblicazione di questo volume – afferma Andrea Beltrami – la celletta nascosta tra le tegole a ridosso della cupola della Cattedrale non sarà più sconosciuta a molti. Chi ebbe la sventura di trascorrervi le giornate ha certo sperimentato la ristrettezza del luogo e la minaccia degli eventi atmosferici, data anche la posizione, potendo solamente affacciarsi all’unica finestra che concedeva una vista sull’Episcopio e una ristretta panoramica dei tetti di Carpi. Proprio questa interessante collocazione della ‘cella’ con i suoi graffiti, per lo più inediti – sottolinea – ha portato ad approfondire l’argomento, trattato in pagine originali e coinvolgenti al tempo stesso. Dall’analisi delle testimonianze vergate sulle pareti emergono nomi, sigle, disegni e pensieri dei chierici rinchiusi che abbracciano un arco temporale di alcuni secoli”.