I liceali consegnano una petizione alla preside: “ridateci l’intervallo e la possibilità di socializzare”

Gli studenti del Liceo Fanti, ancora costretti a “rimanere nelle proprie aule o zone assegnate” chiedono di poter tornare a vivere l’intervallo liberamente dal momento che “negli altri istituti superiori non vi sono limitazioni simili e che la chiusura dello stato d’emergenza risale al 31 marzo 2022 e il Ministero dell’Istruzione non prevede limitazioni specifiche alla circolazione” all’interno delle scuole.

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Il malumore serpeggia tra i corridoi del Liceo scientifico Manfredo Fanti. Un sentimento che ha spinto oltre 1.600 studenti (più della metà degli iscritti) a firmare una petizione, consegnata oggi, venerdì 18 novembre, alla dirigente Alda Barbi. A non andare giù ai ragazzi la linea considerata eccessivamente prudenziale adottata dalla preside in fatto di prevenzione Covid.

I liceali, si legge nel documento, hanno chiesto a gran voce che “venga ripristinata la libera circolazione delle classi durante l’intervallo, al fine di garantire agli studenti il diritto alla socializzazione e al benessere psicologico già duramente colpiti” nel periodo più buio dell’emergenza sanitaria. 

I ragazzi, ancora costretti a “rimanere nelle proprie aule o zone assegnate” chiedono di poter tornare a vivere l’intervallo liberamente anche perché, proseguono, “gli altri istituti superiori del Comune di Carpi, Da Vinci, Meucci e Vallauri, non prevedono limitazioni simili a quelle applicate al Fanti. Inoltre la chiusura dello stato d’emergenza risale al 31 marzo 2022 e il Ministero dell’Istruzione non prevede limitazioni specifiche alla circolazione” all’interno delle scuole. La proposta dei ragazzi è dunque quella di poter “circolare liberamente e in piena sicurezza in cortile” mentre, in caso di maltempo, lanciano l’idea di due intervalli sfasati, uno per il biennio e uno per il triennio affinché gli studenti possano “circolare negli spazi interni, tra cui atri e corridoi, in maniera alternata” e dunque senza creare situazioni di forte assembramento. In questo modo i docenti, così come già accadeva in passato, dovranno “sorvegliare gli alunni in una determinata zona, anziché una classe specifica”.

Spetta ora alla preside decidere se raccogliere l’appello dei “suoi” ragazzi o mantenere la linea dura. 

Jessica Bianchi 

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