Partirà, a metà novembre, anche nella zona sud e nel centro storico della città di Carpi la raccolta rifiuti porta a porta integrale col ritiro al domicilio anche di plastica e vetro e, con la sparizione dei cassonetti su strada, il rischio è che possa aumentare il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti. Al tema è dedicato il volume L’abbandono dei rifiuti e il littering di Giorgio Ghiringhelli che rievoca la lontana origine del gesto dell’umanità di gettarsi alle spalle i propri rifiuti fino a che sono stati del tutto simili a quelli naturali, per qualità e composizione e non concentrati in un unico luogo. “Il gesto con cui l’uomo primitivo si tirava dietro la schiena, abbandonandoli lungo il cammino, gli ossi degli animali di cui si era nutrito, è ancora oggi iscritto nel nostro codice genetico” scrive Ghiringhelli. Insomma, il gesto del buttar via ha radici e ragioni antropologiche e psicologiche profonde, è un autentico rito di purificazione attraverso cui l’uomo si rigenera abbandonando le scorie di se stesso. Nel frattempo è cresciuta la massa di rifiuti che ci circonda, specchio della società consumistica e manifestazione dello scarto crescente tra ciò che produciamo e ciò che consumiamo e sono state introdotte nuove sostanze e materiali che la natura non assimila più.
“Per avere una norma moderna che passi dal concetto di allontana e dimentica a quello della gestione dei rifiuti occorre aspettare il 1982 quando le regioni vengono incaricate di redigere piani di gestione dei rifiuti, a cui seguirà il Decreto Ronchi (1997) basato sul concetto chi inquina paga”. Diverse le tipologie di abbandono dei rifiuti che il volume prende in considerazione, tutte percepite come sbagliate e fastidiose dalla maggioranza della popolazione che tollera il fenomeno in virtù del fatto che “la pulizia spetta ad altri” e perché vengono pagate tasse e tariffe per finanziare i servizi di igiene ambientale.
Resta il fatto che i rifiuti gettati sconsideratamente su suolo pubblico sono oggi un problema sociale che si riflette negativamente sulla qualità della vita, sull’andamento dei costi di pulizia e sull’immagine della città ed è, di norma, indice di degrado culturale e ambientale. Secondo la ricerca di Ghiringhelli, sono i rifiuti urbani domestici a essere i più frequentemente abbandonati (44%) seguiti da macerie e inerti da attività edile (15%) ingombranti da abitazioni civili (12%) e pericolosi (16%) che rispetto ai rifiuti urbani richiedono una procedura più onerosa per essere smaltiti.
E se ci sono altri rifiuti per terra il fenomeno dell’abbandono cresce, viceversa è più contenuto in ambienti puliti: gli individui con propensione al littering (l’incivile abitudine di gettare piccoli rifiuti) sporcano meno in ambienti puliti, mentre gettano più rifiuti dove c’è già sporco. Per Ghiringhelli attivare norme che influenzino il comportamento risulta più efficace dell’applicazione di norme sociali di tipo ingiuntivo e impositivo: posizionare nell’ambiente avvisi e messaggi riduce la sporcizia e risulta più economico investire su messaggio antilittering che pagare per rimuovere rifiuti abbandonati. Messaggi posizionati sui cestini dell’immondizia riducono il fenomeno dell’abbandono in misura maggiore rispetto a cestini a cui non è applicato nessun messaggio.
Dopo aver analizzato dimensione del fenomeno e danni derivati, ammettendo la difficoltà di individuare i colpevoli, il libro si concentra dunque sulle abitudini del singolo arrivando a tracciare un possibile percorso in cui la coscienza civica e l’educazione ambientale sono il perno di iniziative e progetti concreti per contrastare il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti che, oltre al danno ambientale, ci costa non poco.
Sara Gelli