La loro colpa? Essere ricoperti di squame anziché di pelo. Sarà per questo che i tanti pesci lasciati a morire, per asfissia, nel reticolo di canali ormai privi d’acqua che attraversano la nostra bella pianura non scuotono le coscienze e non sollevano, a parte rare eccezioni, alcuna polemica. Come ogni anno, in autunno, dopo la stagione irrigua, il Consorzio di bonifica Emilia Centrale sta procedendo con il programma degli svasi dei canali col conseguente abbassamento dei livelli idrici. Svuotamenti che, per salvaguardare la fauna ittica presente, implicano importanti operazioni di recupero e salvataggio dei pesci. La convenzione stipulata con le Fipsas di Reggio Emilia e Modena permette il recupero di diversi quintali di pesce: prelevati dai punti critici vengono poi trasportati mediante appositi automezzi dotati di vasche con ossigeno e infine liberati in zone con un habitat idoneo per la loro sopravvivenza. Sono una ventina i volontari modenesi, tutti pescatori esperti e nella maggior parte dei casi in pensione, tra le cui fila militano anche due donne, che da una decina di anni si spendono per salvare la fauna ittica.
Armati di reti e tramagli, intervengono quando la Bonifica prosciuga i canali: un’attività dura la loro, perchè gli svasi sono molto veloci e spesso resta loro pochissimo tempo per intervenire e salvare i pesci, dai carassi alle carpe, da una lunga agonia e dal soffocamento. Vederli all’opera è un privilegio perchè le condizioni in cui sono costretti a lavorare sono a dir poco disagevoli. Basta un attimo di disattenzione per scivolare e il fango non facilita certo le operazioni di recupero, come spiega Mauro, uno dei volontari.
“Ci chiamano gli angeli dei pesci perchè per noi portarli al sicuro in un luogo di stoccaggio prima di liberarli nuovamente a primavera quando i canali vengono riempiti è un atto doveroso”. E’ uomo di poche parole Mauro, che non smette mai di lavorare, perchè per non far andare i pesci in sofferenza occorre essere rapidi e non perdere tempo. “I canali non vengono puliti a dovere, il fango è tanto e noi affondiamo nella melma”. Il loro raggio d’azione è tutta la provincia di Modena ma, in caso di emergenza, sono disponibili a operare anche altrove: “quando la Bonifica chiama noi andiamo e se ci sono segnalazioni di privati non ci sottraiamo”, prosegue Mauro.
Queste persone svolgono un’opera meritoria in modo del tutto gratuito, mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze ma la Regione Emilia Romagna dovrebbe concedere alla Fipsas un contributo maggiore per “garantire la giusta manutenzione dei mezzi e delle attrezzature”. Nonostante gli sforzi profusi, alcuni canali, soprattutto i più piccoli, sfuggono però a questa massiccia operazione di salvataggio e tanti pesci sono destinati a morire. Basterebbe poco per tutelarli. Come? Mantenendo un metro d’acqua nel Cavo Lama e nei canali principali. Auspichiamo che la Bonifica raccolga tale appello perché, lo ricordiamo, gli animali meritano il nostro rispetto. Tutti, anche quelli che non miagolano né abbaiano…
Jessica Bianchi