‘Io non mi perdo’, la guida per la persona con demenza che si è persa e per i suoi familiari

Nell’ambito del progetto è stato proposto un corso di formazione teorica, a partire dal manuale “Io non mi perdo”, e anche pratica con simulazioni all’aperto grazie alla disponibilità del Club Giardino, struttura che dispone di un grande parco in cui due attori, anziani, hanno simulato la perdita di orientamento e sono stati ritrovati grazie alla tecnologia GPS.

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Troppo spesso si sente parlare di anziani scomparsi da casa: il più delle volte le ricerche si concludono con il ritrovamento del familiare nel giro di poche ore ma purtroppo non sempre è così.

dottoressa Vanda Menon

“Smarrire la strada, smarrire il sorriso, è un po’ anche smarrire sé stessi” per la dottoressa Vanda Menon, referente del Centro Disturbi Cognitivi Demenze di Carpi che fa parte della grande famiglia dell’Unità Operativa Complessa di Geriatria di Modena. In qualità di coordinatrice provinciale,  ha coinvolto tutti i professionisti, medici geriatri, infermieri, psicologi e neuropsicologi, Oss e terapisti occupazionali nel progetto “Io non mi perdo”, dedicato al disorientamento topografico, cioè il disorientamento nello spazio che può essere il primo sintomo di una demenza. “Persone che si perdono a pochi metri da casa e che provano una sensazione di ansia e paura che condiziona la loro capacità di mettere a fuoco punti di riferimento utili a ritrovarla” afferma la dottoressa Menon che ha curato la Guida per aiutare le persone con declino cognitivo e disorientamento spaziale e le loro famiglie.

Nell’ambito del progetto è stato proposto un corso di formazione teorica a partire dal manuale “Io non mi perdo” e anche pratica con simulazioni all’aperto grazie alla disponibilità del Club Giardino, struttura che dispone di un grande parco in cui due attori, anziani, hanno simulato la perdita di orientamento e sono stati ritrovati grazie alla tecnologia GPS.

“Dispositivi di allarme e sicurezza – precisa Devis Trioschi terapista occupazionale Ausl Modena – funzionano come localizzatori: i più semplici vengono installati nello smartphone come app ma non è detto che la persona con demenza si ricordi di portarsi dietro il cellulare. Per questo ci sono bracciali, medaglioni, piccoli dispositivi che si possono inserire nelle scarpe o nel vestito. Ausili semplici ma che devono essere personalizzati sulla base delle esigenze della persona e dei suoi familiari”.

Nel pomeriggio di mercoledì 21 settembre in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, sono state coinvolte le associazioni provinciali dei famigliari di persone con demenza. “Da almeno tre anni –  racconta Paola – mio marito ha problemi di memoria e un anno e mezzo fa è capitato che non tornasse dalla chiesa che abbiamo accanto a casa. Ho subito attivato i miei figli e le mie nuore e lo abbiamo trovato a Quartirolo che era stata la nostra parrocchia prima di traslocare. Un mese fa camminavamo in corso Roma con la nostra nipotina e lui era dietro di noi di tre passi, quando mi sono girata non c’era più e ho avvertito i carabinieri. Era nella chiesa di San Francesco e da allora quando usciamo stiamo mano nella mano come due innamorati”.

“La simulazione di oggi – spiega Alessandro Lanzoni, terapista occupazionale presso Ausl Modena – serve per far capire al famigliare la dimensione del problema: occorre lavorare affinché le nostre città siano inclusive  nei confronti delle persone con problemi di demenza ampliando la conoscenza del problema”.

A dimostrazione della grande sensibilità nei confronti della tematica dell’evento mercoledì 21 settembre erano presenti il dottor Andrea Fabbo, direttore Struttura complessa di geriatria Ausl Modena, la dott.ssa Stefania Ascari direttore del Distretto, l’assessore del Comune di Carpi Tamara Calzolari, la dott.ssa Annalena Ragazzoni presidente di Gafa e il presidente del Club Giardino Daniele Arletti.

Sara Gelli

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