L’Italia è il Paese europeo dove è più facile ammalarsi di un’infezione resistente agli antibiotici e dove c’è il numero più elevato di decessi, 11mila morti in un anno su 33mila totali in Europa. Come si evince dai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), nel 2050 l’antibiotico resistenza sarà la prima causa di morte a livello globale, provocando 10 milioni di decessi. Negli ultimi anni, la questione si è manifestata in maniera preoccupante, soprattutto per la diffusione di ceppi resistenti negli ospedali.
E’ stato firmato a Bologna un patto per “migliorare e rinforzare gli elementi di conoscenza legati ad una prescrizione inappropriata degli antibiotici”, auspicando la massima collaborazione da parte della popolazione, che, sensibilizzata ed informata, sarà maggiormente disponibile ad attenersi alle raccomandazioni ricevute dai professionisti stessi. L’accordo è stato sottoscritto dal Comune di Bologna, dai direttori generali delle Aziende sanitarie bolognesi, dal presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria Metropolitana, dall’assessore alle Politiche per la Salute dell’Emilia-Romagna, dal rettore dell’Università di Bologna, e dai presidenti degli Ordini professionali sanitari provinciali (medici, veterinari, farmacisti, professioni infermieristiche, ostetriche e sanitarie) e ha dato vita per la prima volta in Italia a una struttura complessa dedicata alla ‘Stewardship Antimicrobica’, istituita nell’ambito del Dipartimento interaziendale di gestione integrata del rischio infettivo. A guidarla sarà Fabio Tumietto, infettivologo dell’Ausl di Bologna che sottolinea la necessità di un impegno da parte di tutti “affinché questi farmaci siano utilizzati secondo le linee guida, sapendo il tempo di utilizzo è ridotto e sono da rispettare regole e dosi di somministrazione. Sono farmaci particolari rispetto a tutti gli altri e a cui riservare grande attenzione”
Gli strumenti per far fronte a questa emergenza sono limitati: l’arrivo di nuovi antibiotici – ammoniscono gli infettivologi – può sopperire parzialmente all’aumento della resistenza batterica, ma è prioritario far sì che l’Italia si doti di strategie a lungo termine che possano contenere il fenomeno.