A Parma ha fatto perdere le sue tracce, poi più nulla. L’autoscala manca al distaccamento dei Vigili del Fuoco di Carpi da circa tre, forse quattro mesi. “Ormai è un’assenza cronica” precisa il pompiere Gianluca Barbanti, responsabile carpigiano del sindacato Conapo, ed è un’assenza a dir poco pesantissima. Il pericolo potenziale che ne deriva continua a essere gravemente sottovalutato mentre dovrebbe entrare – e di corsa – nell’agenda politica.
Lunedì 18 luglio, con l’incendio scatenatosi al quarto piano di una palazzina di sei in via Fratelli Rosselli a Novi di Modena, la tragedia è stata scongiurata ma non possiamo continuare ad appellarci alla dea bendata.
Al comando dei Vigili del fuoco di Modena è in servizio una sola autoscala dislocata in centrale che deve coprire tutta la provincia, da San Martino Spino a Pievepelago. Lunedì 18 il mezzo era stato impegnato per ore sul rogo alla Kerakoll di Sassuolo ed era da poco rientrato quando è dovuto ripartire alla volta della Bassa, a Novi. “Io ho spinto sul gas per arrivare il prima possibile – spiega il vigile Fabrizio Alberghini, referente territoriale di Modena della Cisl Emilia-Romagna – e fortunatamente la Nazionale per Carpi era piuttosto sgombra ma se la scala fosse stata più lontana? Cosa sarebbe accaduto alle persone bloccate sui balconi? E se la scala fosse stata impegnata in un altro intervento e si fossero dovuti mobilitare i colleghi di Mantova o Ferrara, quali sarebbero state le conseguenze? Sappiamo che la carenza di questi mezzi è un problema a livello nazionale ma non sapere né dove sia né quando rientrerà quella di stanza a Carpi e in appoggio al distaccamento di San Felice è davvero inammissibile”.
La scala è un mezzo strategico per il soccorso, al punto che può decidere le sorti di un intervento essendo essenziale per evacuare edifici in fiamme. “Da Modena i tempi di percorrenza si raddoppiano ed è un miracolo – conclude il sindacalista Cisl – che a Novi non sia successo nulla a nessuno”.
E mentre i colleghi “volavano” da Modena, per far fronte all’assenza della seconda autoscala, la squadra di Carpi non ha perso tempo, come prosegue Barbanti: “le famiglie, quasi tutte straniere e con tanti bambini, avevano trovato rifugio sui balconi, sul lato destro del palazzo, quello opposto all’incendio e chiedevano aiuto. Il fumo era ovunque ma senza scala non potevamo iniziare ad aggredire le fiamme. Abbiamo indossato le maschere e iniziato a evacuare lo stabile usando le scale poi, con l’arrivo del mezzo, quando è stato possibile spegnere l’appartamento e dunque far diminuire il fumo, siamo riusciti a far uscire tutti. Poteva andare molto peggio. Se la scala fosse stata impegnata in montagna oggi racconteremmo una storia differente”.
Per quanto ancora dovremo rischiare? Perchè la politica, a partire dall’Amministrazione, non si batte strenuamente affinché la seconda autoscala resti “a casa”? Dobbiamo forse attendere un epilogo tragico prima di comprendere appieno la gravità della situazione?
Jessica Bianchi