Per la rassegna Ne vale la pena, sabato 26 marzo, alle 17, presso l’Auditorium Loria in via R. Pio n°1 Massimo Varini presenterà il suo nuovo libro intitolato Come la pastura per il pescatore e il vento per l’aquilone. Interverrà a condurre l’incontro Pierluigi Senatore.
Massimo, quando e perché hai sentito il bisogno di scrivere questo libro?
“Il fattore scatenante è stato il bisogno di rispondere in maniera univoca e approfondita a una serie di domande frequenti che ricevo da anni: ‘come fai a fare tante cose tutte ad alto livello? Come organizzi le tue giornate?…’
Poi c’è la voglia di dare stimoli ai giovani che vedono davanti a loro un futuro incerto. Inoltre, avevo diversi appunti presi negli anni a cui volevo dare forma”.
Qual è il significato del titolo?
“La prima parte del titolo, Come la pastura per il pescatore, indica l’importanza della pianificazione dei propri obiettivi e dell’insieme di strumenti e strategie necessari per raggiungerli. La pastura per il pescatore rappresenta la fase di preparazione alla pesca che si vuole fare, ma prevede che il pescatore conosca il tipo di pesce, le sue abitudini, le caratteristiche del fondale…Tutto questo rappresenta gli “skill”, ovvero le competenze e le capacità. Invece, la seconda parte del titolo e il vento per l’aquilone, rappresenta l’attitudine mentale con cui affrontare le sfide. Con positività, coraggio e resilienza si può reagire ai venti contrari della vita per volare più in alto come un aquilone”.
Dopo numerosi manuali tecnici hai deciso di scrivere e pubblicare un libro più intimo e personale ricco di riflessioni e spunti. Qual è il tuo intento?
“Non mi sento di dire che io posso insegnare poiché abbiamo tutti da imparare.
Il mio obiettivo principale è quello di far capire che ciò che spesso ci logora sono le errate aspettative, gli obiettivi troppo difficili da raggiungere o troppo ‘deboli’ per farci mantenere la concentrazione, e che è importante combattere la frustrazione consci del fatto che l’ottimismo è un motore potentissimo e che ci si può allenare, razionalmente, a essere più ottimisti”.
Nella tua carriera musicale qual è stata l’esperienza che ti ha segnato di più nel bene o nel male?
“Indubbiamente quella che racconto nel libro. Il 27 giugno del 1993, in occasione del concerto di Biagio Antonacci a Soliera, mio padre (a cui è dedicato il libro) che era il mio primo e più grande sostenitore, morì alle 16,30 circa. Sarebbe stato il mio primo concerto da professionista che lui avrebbe visto. Avevo 22 anni.
Mi chiamarono mentre facevo il sound-check. Quella sera suonai comunque e non ricordo un concerto, per me, più ‘segnante’ di quello”.
Cosa consiglieresti a chi desidera fare della musica il proprio lavoro o, in generale, a chi ha un sogno da realizzare?
“Consiglio di procedere a tappe, di perseverare verso ogni tappa ‘pasturando’ per quella dopo, con la consapevolezza di avere tanto da imparare, ma con la giusta dose di fiducia in se stessi.
Suggerisco di formarsi da diversi punti di vista, conoscendo anche il Music Business e le opportunità che può offrire, e poi consiglio di leggere il mio libro perché in molti mi hanno detto di avere ricevuto forza e spunti per realizzare i propri progetti!”.
E il tuo prossimo obiettivo qual è?
“Ne ho sempre diversi pronti per essere raggiunti! A seconda ‘dei venti per il mio aquilone’ mi sposto verso un obiettivo piuttosto che un altro. Al momento vorrei portare i miei corsi online (quelli in E-Learning del Laboratorio Musicale Varini) a essere fruibili attraverso i negozi di strumenti musicali, e punto ad arrivare a 20.000 studenti dentro la mia scuola (attualmente siamo a quasi 12.000)”.
Chiara Sorrentino