L’ inadeguatezza del modello europeo emerge con forza in un momento critico come la guerra tra Ucraina e Russia, ne avevamo già avuto prova durante la gestione della pandemia, ma ora è ancor più evidente. L’unica cosa che ci sforziamo di continuare a far funzionare sono le regole ma nulla funziona in realtà di quello che era un eventuale progetto degli Stati Uniti d’Europa: non esiste alcun tipo di concertazione positiva quando ci sono degli stress economici; non esiste una linea interventista comune in politica estera; non esiste una strategia energetica complessiva; non esiste nessun tipo di piano industriale complessivo… esistono solo le regole. E le conseguenze sono già state affrontate nelle precedenti puntate di PAP20: la più evidente è che la classe politica dirigente di un singolo Paese non si preoccupa più di assumersi le proprie responsabilità fino in fondo perché tanto ci pensano le autorità europee e si finisce per inserire il ‘pilota automatico’.
In un contesto gravissimo come quello dell’attuale crisi energetica la cui origine risale a decine di anni fa, ci ritroviamo in mezzo a un disastro speculativo. In Italia si è proceduto con la privatizzazione del settore energetico, fondamentale per l’evoluzione di un Paese, e nel momento in cui i prezzi sono saliti alle stelle non c’è nessuno che interviene: non lo Stato che si è liquefatto nelle regole europee, non chi ci governa perché non c’è nessuno che tutela gli interessi dei cittadini perché se così fosse mai lascerebbe spazio a questo tipo di speculazione in cui i privati fanno soldi a palate con la scusa anche ragionevole di una guerra alle porte che potrebbe creare problemi di approvvigionamento, attualmente inesistenti.
Stiamo parlando della linfa primaria di tutto il sistema economico e della vita dei cittadini e scorre in televisione lo spettacolo della nostra autodistruzione mentre nessuna istituzione interviene e, intrappolata nelle regole, si chiede come può fare a togliere le accise che pesano sul prezzo dei carburanti senza sforare il bilancio.
Un Paese, che sia l’Europa Unita o l’Italia sovrana, chiamato a intervenire, lo farebbe velocemente forte di una propria moneta e con regole utili a gestire l’emergenza, bene o male comunque ci proverebbe. Oggi invece la responsabilità è lontana da chi agisce e le regole non servono: è una tempesta perfetta, come è stato sottolineato nelle precedenti puntate di PAP20 a proposito, per esempio, della svolta green. Come si può pensare di attuare in fretta la transizione ecologica annunciata nei Trattati senza poter disporre dell’industria manifatturiera in grado di realizzare ciò che serve? Attraverso la leva della tassazione si privilegiano le energie green ma senza disporre della filiera e dipendendo completamente dalla Cina per la fornitura dei materiali.
Quando c’era uno Stato sovrano, che si faceva carico delle esigenze del sistema produttivo e dei suoi cittadini, nel lontano 1963, il settore energetico era stato considerato fondamentale e strategico ed era stata ‘nazionalizzata’ l’energia elettrica garantendo con Enel standard di fornitura e prezzi per sostenere la crescita e lo sviluppo di tutto il Paese. L’Italia successivamente entrando in Europa che è la patria delle privatizzazioni è ritornata sui suoi passi e oggi ci ritroviamo nella condizione in cui i privati si approfittano di una situazione pur grave e non c’è nessuna possibilità di controllare questi fattori. Eppure, a trentasei ore dall’invasione russa l’Italia ha, per decreto, deciso di stanziare soldi pubblici, senza che si frapponesse alcun vincolo di bilancio, per rifornire l’Ucraina di mine antiuomo nell’interesse di chi non si sa.
E invece di creare reti di relazioni con la Russia ci siamo messi in scacco matto grazie a Bruxelles e agli americani.
PAP20