Le due scosse chiaramente avvertite ieri sera, 9 febbraio, nel reggiano e nel modenese (la prima alle 19.55 con epicentro a Bagnolo in Piano di magnitudo 4.0 e la seconda alle 21 con epicentro a Correggio, di magnitudo 4.3) hanno riacceso la paura. E’ infatti ancora forte, seppure siano passati già dieci anni, il ricordo di quanto accaduto nel nostro territorio nel 2012. Un incubo che nessuno di noi vorrebbe rivivere nuovamente. Ma cosa dobbiamo aspettarci? “I terremoti non si possono prevedere – chiarisce il geologo carpigiano Gianluca Marcato, ricercatore presso l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del CNR di Padova – ma disponiamo di ottimi dati sia sul fronte della conoscenza del sottosuolo della Pianura Padana che della sismicità storica e questi elementi possono aiutarci a comprendere cosa è successo ieri e cosa aspettarci in termini del tutto probabilistici”.
Quanto accaduto ieri sera, prosegue “è del tutto confrontabile con il sisma del 18 giugno del 2000 sia come zona epicentrale che come ipocentro, ovvero la profondità dell’origine delle scosse. In questo caso ci troviamo nel sistema delle pieghe di Correggio, struttura sepolta dell’Appennino, un settore ben diverso da quello del sisma del 2012 quando a essere interessato era il sistema delle pieghe di Mirandola. In analogia con quanto occorso in passato nella stessa area dobbiamo dunque aspettarci scosse di assestamento, già nella notte se ne sono registrate una serie intorno ai 2 gradi della scala Richter e con tutta probabilità continueranno nei prossimi giorni per far scemare l’energia accumulatasi nel sottosuolo”.
Il 18 giugno 2000, alle 9.42, lo ricordiamo, si verificò una scossa di magnitudo 4.5, a Bagnolo in Piano, un’area prossima a quella già colpita il 15 ottobre 1996, alle 11.56, da un evento sismico più forte di magnitudo 4.8 ma con un’origine più profonda, oltre 10 chilometri, che aveva prodotto danni nell’area compresa fra Carpi, Correggio e Bagnolo in Piano, seguito poi da una lunga sequenza sismica, concentrata soprattutto nel mese di ottobre.
“I sismi di ieri, 9 febbraio, – continua il geologo – sono assolutamente in linea con la sismicità attesa nell’area, ossia di magnitudo 4-5, con scosse maggiori seguite da uno sciame di assestamento”.
La conoscenza accumulata nel tempo, conclude Marcato, “ci permette di avere una consapevolezza dei rischi sismici legati al territorio e dunque ci consente di agire in termini di pianificazione. Una pianificazione che deve passare per un sistema di progettazione, costruzione e ristrutturazione consapevoli per garantire così, in caso di scosse, la corretta stabilità strutturale”
Perchè con la sismicità, che ci piaccia o no, dobbiamo conviverci.
Jessica Bianchi