La Giornata della Memoria, all’Itis Leonardo Da Vinci di Carpi, ha visto il ritorno della presentazione al pubblico delle scuole, dopo più di due anni di fermo, causa pandemia, del libro All’alba saremo liberi di Deborah Muscaritolo, insegnante di lingua inglese nelle scuole medie e psicologa.
Con un récital dedicato alla figura di Antonio Muscaritolo, nonno di Deborah, Internato Militare Italiano in Germania nel 1943, nel campo di lavoro e di sterminio Dora Mittelbau, ragazzi e docenti hanno vissuto un’esperienza immersiva che ha restituito forza ed emozione al racconto che Antonio, ora scomparso, ha fatto alla nipote, a distanza di anni dal suo ritorno a casa.
Le letture, tratte dal libro di Deborah e recitate dalle attrici Arianna Agnoletto e Manuela Giovanardi, da anni sue fedeli collaboratrici, insieme ad altri attori, nel portare alle scuole medie e superiori la testimonianza di Antonio, hanno suscitato commozione e grande partecipazione emotiva nel pubblico.
Antonio Muscaritolo, matricola 0732, era uno dei tanti IMI costretto a costruire bombe V1 e V2 per i tedeschi nelle viscere delle montagne della collina Kohnstein in Turingia insieme a tanti come lui che, lì, hanno condiviso sorte, disperazione, fame e terrore. Soltanto dopo molti anni dalla sua liberazione ha deciso di condividere la terribile esperienza del lager con la nipote, l’unica della famiglia a cui si è sentito di poter rivelare l’indicibile sofferenza che lo ha costretto in una prigione fatta di violenza e odio, dolore e morte. Una prigione che negli anni si è fatta silenzio, afasia, censura dei suoi stessi ricordi.
In quel campo sotterraneo, il Dora Mittelbau, costruito in segretezza dai nazisti, furono deportati e internati molti militari italiani catturati dai tedeschi dopo l’armistizio del ’43. Definiti IMI, Internati Militari Italiani con provvedimento arbitrario di Hitler, rifiutandosi di collaborare con il nazifascismo, furono destinati al lavoro coatto, sottoposti a trattamento disumano, umiliati in una lotta quotidiana per sopravvivere alla fame, alle malattie e alle vessazioni.
Circa 50.000 di loro morirono durante la prigionia a causa di malattie, fame, stenti e uccisioni. I sopravvissuti rimasero segnati per sempre.
La figura di Antonio, emblema della resistenza umana, è stata inoltre ricordata in una lettura di presentazione dalla professoressa Milena Gualdi e nell’intervista curata dalla professoressa Valentina Marmiroli, organizzatrice dell’evento insieme alla professoressa Lucia de Marco, docenti di Lettere dell’Istituto, in un dialogo con l’autrice a commento delle letture tratte dal libro nella narrazione degli episodi più significativi dell’esperienza di vita e di prigionia di Muscaritolo.