La situazione è una bomba a orologeria che si sta scaricando sull’economia, sul bilancio delle famiglie e delle imprese: serve un intervento strutturale non una soluzione tampone per contenere le bollette e dare gambe alla ripresa che c’è stata in questi mesi. L’Italia altrimenti rischia di entrare in una fase recessione. Vedremo se il decreto del Governo oggi pomeriggio conterrà i 10 miliardi ipotizzati perché ci saranno ulteriori aumenti nell’arco dei primi sei-sette mesi di quest’anno con una situazione drammatica sulle famiglie e le imprese energivore che rischiano di andare fuori mercato e di lasciare a casa moltissime persone.
Anche le multiutility sono chiamate a mobilitarsi per tutelare famiglie e imprese invece di limitarsi a dispensare consigli per risparmiare sulle bollette che esse stesse inviano al domicilio.
“Non ci si deve nasconder dietro a un dito come ha fatto ieri Hera nel cui Statuto è indicata come finalità l’equità sociale” afferma Mauro Zanini di Ircaf, istituto di ricerca su consumo e ambiente. “Bisogna che le multiutilities predispongano un piano urgente per contrastare la gravità della situazione e l’emergenza sociale, per ridurre i margini al minimo e occorre che i sindaci facciano pressione nei confronti delle multiutilities, essendo azionisti, affinché si creino le condizioni per l’istituzione di un fondo per le famiglie in difficoltà e per le imprese che rischiano di andare fuori mercato. In Inghilterra già quindici imprese energetiche sono saltate col rischio di un conseguente fallimento a catena. In Italia sono 700 le imprese che vendono energia e difficilmente reggeranno il passo: è importante lo sforzo delle multiutilities che sono controllate dal pubblico”.
Quanto è stato fatto dall’Italia e dall’Europa per presidiare il settore strategico dell’energia?
“Purtroppo l’Italia e l’Europa devono riuscire a definire con urgenza una politica comune che riesca ad affrontare il problema degli stoccaggi e delle riserve strategiche per evitare che la speculazione e le forti tensioni politiche che ci sono al confine russo ucraino si scarichino sul nostro Paese. Gazprom e Putin usano lo strumento del ricatto fornendo una minor quantità di gas metano e portando i prezzi alle stelle situazione. Si configura una situazione gravissima che nel recente passato si è verificata anche negli anni Settanta con la crisi petrolifera. Il gas metano è un tema di grande scontro geopolitico e l’Unione Europea deve compattarsi affinché sia attivato il gasdotto Nord Stream 2 che passa dalla Russia e si collega alla Germania evitando il confine russo ucraino. Anche l’Italia deve fare di più sul versante della transizione energetica e sulle rinnovabili ma nella consapevolezza che il gas metano è strategico e fondamentale nei prossimi venti-trent’anni anni se si vogliono raggiungere obiettivi di decarbonizzazione”.
Resta importante o no intervenire sulle accise?
“Il Governo in questo primo trimestre del 2022 ha confermato la riduzione delle accise ai minimi termini: chiediamo il mantenimento della sterilizzazione dell’Iva al 5% per il gas metano (tenete presente che l’iva è al 22% per i consumi oltre i 480 metri cubi di metano all’anno per le utenze domestiche). Inoltre, c’è il problema della fiscalità eccessiva: vanno ridotte le imposte se si vuole reggere l’urto di questa bomba energetica che si scarica con un forte aumento della povertà energetica che interesserà il 10% delle famiglie e tenderà ad aumentare. Se non si interviene rapidamente si rischia che l’inflazione decolli e arrivi nell’arco dei prossimi sei mesi ad avere due cifre. Sarebbe una situazione esplosiva”.
Sara Gelli