Manifattura Riese, licenziamenti bloccati fino al 31 ottobre 2022

Dopo mesi di dure trattative si è giunto a un accordo che di certo non rilancia nell’immediato un’azienda detentrice di un marchio storico, ma salvaguarda i 58 dipendenti ancora in forza all’azienda. L’accordo infatti prevede il prolungamento della cassa integrazione straordinaria fino al 31/10/2022, evitando quindi licenziamenti immediati.

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Manifattura Riese Carpi, sciopero del 27.4.21

Si è concluso l’incontro al Ministero del Lavoro relativo alla vertenza Manifattura Riese di Carpi. La nuova proprietà dell’azienda carpigiana, nota per la commercializzazione del marchio Navigare, nel corso della primavera scorsa aveva comunicato di aver messo l’azienda in liquidazione e di avere aperto una procedura di licenziamento collettivo per gli 82 lavoratori all’epoca in forza all’azienda, di cui la metà operanti della sede principale di Carpi e l’altra metà in vari punti vendita distribuiti sul territorio nazionale.

Da allora le maestranze, coadiuvate dai sindacati, hanno dato vita ad una serie di iniziative, scioperi e presidi per protestare contro la decisione della proprietà di chiudere i battenti lasciando repentinamente a casa decine di lavoratori, incassando la piena solidarietà delle autorità cittadine di Carpi e di Rio Saliceto (dove fino al 2020 sorgeva la sede aziendale), e delle istituzioni regionali.

Dopo mesi di  dure trattative si è giunto a un accordo che di certo non rilancia nell’immediato un’azienda detentrice di un marchio storico, ma salvaguarda i 58 dipendenti ancora in forza all’azienda. 

L’accordo infatti prevede il prolungamento della cassa integrazione straordinaria fino al 31/10/2022, evitando quindi licenziamenti immediati che avrebbero causato gravi ripercussioni per 58 famiglie e per l’intero tessuto sociale cittadino. 

L’accordo prevede anche l’impegno della proprietà ad agevolare eventuali acquirenti che garantiscono la continuità produttiva e occupazionale, diverse misure per attutire l’impatto sui sociale, tra le quali un incentivo all’esodo a favore dei lavoratori che usciranno dall’azienda su base volontaria e altre forme di sostegno per le maestranze, come l’attivazione di politiche attive regionali e ogni altra forma di tutela prevista dalle normative vigenti. Si prevede inoltre che l’azienda eroghi gli anticipi di Tfr per i  lavoratori che ne facciano richiesta.

I sindacati auspicano che l’intervento di ammortizzatori sociali consenta di utilizzare il tempo a disposizione affinché nuovi imprenditori rilevino l’attività e garantiscano la prosecuzione dell’azienda e la salvaguardia di tutti i livelli occupazionali.