La nostra famiglia metà umana e metà Akita

I carpigiani Elena e Giuseppe hanno deciso di allargare la propria famiglia adottando due cani di razza Akita che hanno dato una svolta alla loro vita. Ma lo struggente film Hachicko non c'entra, anzi avvertono: “aldilà dell'apparenza dolce e mite, i cani di razza Akita hanno un temperamento complesso e dominante, e necessitano di molte cure e attenzioni”.

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Elena, Giuseppe, Maia, Fourier e Maria Grazia. Cos’ha di speciale questa famiglia carpigiana? Il fatto di essere per metà composta da umani e per metà da cani di razza Akita. Sono passati quattro anni da quando Elena Bacchelli, 46 anni, e suo marito Giuseppe, 48 anni hanno deciso di allargare la propria famiglia adottando due cani di razza Akita, la razza resa celebre in tutto il mondo dal film Hachicko ispirato a una storia realmente accaduta in Giappone. “Prima è arrivata Maia – racconta Elena – e dieci mesi fa si è aggiunto Fourier, il nostro selvaggio, che ha letteralmente rivoluzionato in senso buono la nostra routine familiare. Mi sento di menzionare anche mia suocera, Maria Grazia, senza la quale non sarebbe stato possibile in questi anni prenderci cura di loro, per ragioni di studio e di lavoro”.

Ma avvertono: “adottare cani di razza Akita non è una decisione da prendere alla leggera, perché si tratta di cani indipendenti e dominanti che hanno bisogno di essere molto seguiti, eventualmente anche da esperti cinofili della razza, per evitare che sviluppino comportamenti aggressivi. Sono cani delicati che necessitano di una dieta speciale e possonosoffrire di dermatiti”.

Quando avete deciso di adottare due cani Akita e perché avete scelto proprio questa razza?

“Ci siamo innamorati della razza Akita durante una visita nelle Marche: una ragazza era a passeggio con un Akita e siamo rimasti incantati dall’eleganza del suo esemplare. La scelta dell’adozione è arrivata qualche anno dopo: sentivamo la necessità di dare una svolta alla nostra vita, epensavamo che a mia suocera avrebbe fatto bene la compagnia di un peloso nei momenti in cui non eravamo a casa.

Il fato ha voluto che uno degli allevamenti più competenti di Akita fosse a meno di 10 km da casa nostra. In seguito, abbiamo deciso di adottare un secondo Akita, Fourier, per dare una compagnia canina a Maia e renderla ogni giorno più felice. Invito coloro che desiderano adottare un Akita a ponderare bene la scelta e a rivolgersi ad allevatori certificati ENCI. Detto ciò, l’Akita è una razza meravigliosa che sceglierei ancora e ancora un milione di volte: il legame che si crea con questi cani è davvero speciale, ma il film non deve essere inteso come stereotipo dell’Akita, perché gli unici responsabili del tipo di rapporto con loro siamo noi”.

Al momento della scelta cosa vi ha conquistato di Maia e Fourier?

“In tutta onestà noi non abbiamo scelto: è stata Maia a scegliere mio marito, l’unica cucciola tra cinque femmine a interagire con lui iniziando a mordicchiarlo. Anche con Fourier è avvenuta una cosa analoga: è stato il primo di tre cuccioli ad avvicinarsi a noi”.

Come si svolge la vostra vita insieme?

“Sveglia all’alba per preparare i pasti quotidiani per due cagnoloni di 30 e 40 kg! Noi abitiamoin appartamento, per cui necessitano di uscire con frequenza, ma non è una razza che senta il bisogno di giardino. Infatti, tendono a stare dove siamo noi”.

Cosa hanno portato questi cuccioloni nella vostra vita?

“Certamente hanno accresciuto il nostro senso di responsabilità, umanità e ci hanno arricchito enormemente a livello affettivo”.

Chiara Sorrentino