“L’urgenza del clima incombe”. Sono state queste le prime parole del meteorologo e divulgatore scientifico Luca Lombroso, in occasione dell’incontro live streaming dal titolo Immagina se… COP 26 fosse la COP della svolta rientrante nel calendario del festival Carpinscienza, nonché evento conclusivo della rassegna It’s Natural promossa dalla Fondazione CR Carpi.
Ora è tempo di invertire la rotta. Come? Un modo è quello di ricominciare a chiederci “come sarebbe se…?”. Per realizzare un mondo migliore – o perlomeno differente – dobbiamo infatti reimparare a immaginarlo. Per Rob Hopkins, spiega Lombroso, “l’immaginazione rappresenta la chiave della svolta anche nella lotta al cambiamento climatico. E allora ai ragazzi chiedo di fare un esercizio di creatività, ovvero di provare a immaginare come sarà la loro vita nel 2040. Quale evoluzione avranno subito le città? I concetti di scuola e lavoro saranno gli stessi di oggi? Come ci si muoverà? Come saranno gli edifici? Continueremo a essere dei piccoli profughi climatici per sfuggire al caldo estivo?”. E se il cambiamento dovrà per forza far rima con fantasia e innovazione, Lombroso non si sottrae all’autocritica “la mia è stata una generazione di grandi inquinatori, la cui vita ha avuto un forte impatto sul clima e per questo chiedo scusa” ma oggi non ci sono più alibi e la lotta al cambiamento climatico è possibile solo attraverso “un profondo cambio di paradigma. Ognuno di noi è parte della soluzione ma, ovviamente, senza le azioni dei governi globali non possiamo risolvere il problema”.
La nostra casa brucia, ha ribadito Greta Thunberg fino allo sfinimento, e allora “dove siamo, dove vogliamo andare, come arrivarci?” ha incalzato lo studente Francesco Natale a Lombroso nel corso dell’incontro, facendo suoi gli slogan della COP 23 del 2017.
“A Modena osserviamo i dati meteo da più di 150 anni. Nell’800 faceva più freddo, ai tempi del mio trisnonno la temperatura media era di 13 gradi, salita 14 a quelli di mio nonno, mentre oggi sfiora i 15 gradi. Il riscaldamento del pianeta – spiega Lombroso – non è uniforme e la soglia del riscaldamento globale concordata a livello internazionale di 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali nel nostro territorio è già stata superata. Ricordiamo che mezzo grado in più può fare la differenza tra pericoloso e catastrofico. Dobbiamo correre ai ripari mettendo in atto un’azione forte, urgente e coraggiosa: portare le emissioni a 0 – pensando all’Italia i due settori su cui concentrarsi maggiormente sono trasporti ed efficientamento degli edifici residenziali e commerciali esistenti – e piantare foreste”.
Il lockdown del marzo scorso legato alla pandemia è stato un esperimento involontario unico. Lo stop delle principali attività economiche ha mostrato quanto rapido possa essere il recupero dell’ambiente e della qualità dell’aria, ma anche quanto lento e subdolo sia il sistema climatico. Sono calate le emissioni serra dell’8-10% a livello globale, ma il segnale non si è visto nelle concentrazioni di CO2 poiché, prosegue il meteorologo, “il clima ha una lunga inerzia e implica processi globali di equità. Per liberarci dei gas serra occorrono secoli se non millenni”. Molto però si può fare anche in termini di adattamento: “il vento, in occasione della tromba d’aria che ha colpito Fossoli nelle scorse settimane, ha toccato i 180 chilometri all’ora. Un fenomeno questo non del tutto nuovo ma che certamente i cambiamenti climatici renderanno più accentuati. Dovremo pertanto imparare a conviverci e per farlo sarà necessario approntare dei piani di sicurezza per tornado ed eventi estremi”.
Numerose le domande che gli studenti hanno rivolto al meteorologo. Tra i tanti c’è Edoardo che chiede se le macchine elettriche saranno la svolta e che Lombroso definisce “come una fettina di soluzione sul fronte della mobilità”. E poi c’è Giulia che provocatoriamente domanda il perché si tenda a dare la colpa ai cittadini e alle loro piccole azioni anziché alle 100 aziende che globalmente producono il 71% dell’inquinamento al giorno d’oggi. Una sollecitazione che Lombroso non solo raccoglie ma rilancia: “se è vero che non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che sia sempre colpa degli altri, dal momento che ogni giorno usiamo i prodotti realizzati da quelle stesse aziende, di certo un settore che da subito dovrebbe smettere di inquinare è quello degli armamenti”.
Anche sul nucleare Lombroso è esplicito: “è stato un importante esperimento industriale ed energetico dagli Anni 5’0 agli ’80 e che ha però presentato tutti i suoi limiti di carattere ambientale, di sicurezza, economici e di gestione dei rifiuti. Pensiamo a quanto accaduto a Chernobyl o a Fukushima: situazioni che dovranno essere tenute monitorate per centinaia di migliaia di anni. La nostra società non è strutturata per garantire continuità di controllo su un orizzonte temporale tanto lungo… per non parlare poi dello stoccaggio delle scorie”.
Una cosa è certa: dagli accordi di Rio nel 1992 alla COP di Madrid del 2019, le emissioni globali sono aumentate del 60%. Ora e non domani serve una svolta, “coniugando testa (scienza), mani (realizzabilità) e cuore (accettazione sociale)” conclude Lombroso e in questo cambio di passo il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Corrado Faglioni, guarda alle nuove generazioni: “a guidarci in questa mission impossible saranno i ragazzi. A loro occorre passare il testimone affinché ci guidino verso nuovi orizzonti”.
Jessica Bianchi